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venerdì 22 settembre 2023

Il centenario di Sergio Zavoli: i ricordi e le foto con lui per il libro su San Marino "comunista" che conservo gelosamente

Ieri, 21 settembre, nel centenario della nascita, la Rai ha dedicato docufilm, approfondimenti e l'intero palinsesto di Rai Storia a Sergio Zavoli. Rimini, la sua città adottiva (quella di nascita è Ravenna) lo ha ricordato per due giorni con spettacoli e iniziative varie, tra cui la presentazione del libro di Gianfranco Miro Gori "Provinciali del mondo. Zavoli, Fellini e l'immaginario riminese". A me piace commemorarlo con questo ricordo e un po' di immagini personali, che quando ci penso o le rivedo mi commuovono ancora. 
Era il 25 ottobre del 2012, un giovedì pomeriggio, quando nella Sala del Giudizio del Museo della Città di Rimini presentai per la prima volta il libro “Gli intrighi di una Repubblica”. E’ la storia semi sconosciuta di quando San Marino fu – dal 1945 al 1957 – l’enclave e il simbolo del comunismo in Occidente. Con i socialcomunisti che governavano e continuavano a vincere tutte le elezioni anche dopo la vittoria della Dc in Italia del 1948. Tanto che per cancellare l’onta di quella minuscola macchia rossa che disturbava l’immagine del “mondo libero”, fu organizzato negli Stati Uniti - dalla Cia, con la supervisione di Nixon e la collaborazione del Governo Italiano guidato dal democristiano di Predappio, Adone Zoli - un vero e proprio colpo di Stato.

La locandina della prima presentazione 
Fu Sergio Zavoli a incoraggiarmi a scrivere il libro. Ero andato da lui in cerca di informazioni perché sapevo che conosceva bene San Marino, dov'era sfollato con la famiglia durante la guerra. Sentiva un debito di riconoscenza verso la più antica Repubblica del mondo, di cui era stato anche presidente della sua Tivù di Stato. Ricordo che quando gli parlai del progetto, la prima cosa che mi disse fu: “Finalmente qualcuno che ha voglia di raccontare questa storia. Ti aiuto io a cercare i personaggi che l’hanno vissuta e sanno tutto. Tu intanto potresti cominciare a scrivere di quella volta che il governo socialcomunista per resistere allo strangolamento economico sistematico con cui l’Italia provava a farlo cadere, decise di aprire un Casinò. E l’iniziativa ebbe talmente successo che per impedire a tutta la Riviera di andare sul Monte Titano a giocare, il Governo Italiano mandò i blindati a chiudere i confini”.
Una vicenda che ha dell'incredibile: pensate, i comunisti che aprono un Casinò per rinsanguare le esangui casse dello Stato; i democristiani e la chiesa che gridano allo Stato rovina famiglie e fanno il diavolo a quattro per farlo chiudere; il governo italiano che manda l'esercito. Un particolare che non conoscevo e che mi diede la spinta decisiva a scrivere il libro. 

Fondamentale fu anche il contatto che Zavoli mi diede di Giovanni Michelotti, scomparso alcuni anni fa, per un quarto di secolo vice di Torriani e deus-ex-machina del Giro d’Italia, un grande personaggio che negli anni della guerra fredda tra San Marino e l’Italia si trovava dall’altra parte della barricata: era emigrato in America e venne incaricato dalla Dc di chiamare alle urne i sanmarinesi americani per sconfiggere i rossi alle elezioni del 1955. Organizzò un charter dagli Usa per portarli a votare, ma anche quella volta rivinsero i socialcomunisti e dopo non c’era più nessuno disposto a pagare il viaggio di ritorno. Michelotti e i suoi amici democristiani dovettero rimanere un mese in attesa a Roma, ospiti del Vaticano.

Sul palco del Teatro Titano a San Marino
Il libro andò bene e in particolare a San Marino, dove quella ferita è ancora aperta, fece parecchio parlare di sé. Ebbe buone recensioni, se ne interessò in più occasioni anche la Rai e in seguito furono anche acquistati i diritti per farci un docufilm, che purtroppo non è stato fatto ma che ancora oggi quella storia da film meriterebbe.

Quando finii di scriverlo, lo mandai a Sergio e gli chiesi se era disposto a scrivermi la prefazione. Lo fece con una passione e una cura che mi stupì. Scrisse in modo molto generoso del libro e di me. Volle rivedere anche le virgole, e per ben tre volte, il testo prima dell'ok si stampi. Poi accettò volentieri l’invito per venirlo a presentare a Rimini e a San Marino, nel Teatro Titano. Venne a presentarlo perfino a Brisighella, qualche tempo dopo. Bellissime iniziative, con le sale piene e lui che incantava le platee con quel suo modo unico e affascinante di raccontare.

La presentazione a Brisighella


Sempre a Brisighella
A San Marino fece una cosa che mi intenerì. Lui nel dopoguerra aveva girato un bellissimo documentario su San Marino. Si intitola "Il Monte" e racconta la storia e i riti della Repubblica, ma anche la generosità dei sanmarinesi durante la guerra, quando il Titano – che rimase neutrale nel conflitto – accolse ben centomila sfollati da Rimini e dalla Riviera. 

Gli sfollati dormivano nelle gallerie della ferrovia Rimini-San Martino che oggi purtroppo non c’è più, e al mattino presto qualcuno passava a portare il pane caldo che i fornai del Titano preparavano per loro. C'erano anche le immagini di quella vita da sfollati nel video di Zavoli, che però durava un’ora e mezzo e non si poteva proiettare per intero alla presentazione di un libro. Ebbene, quando glielo feci presente, invece di esserne contrariato, mi disse di non preoccuparmi, si accordò con la Tivù di San Marino e il giorno della presentazione si mise lì, alla moviola, con un montatore, per un paio d'ore, a fare di quel video una versione ridotta, adatta alla  presentazione del libro. Poi me la lasciò. La conservo ancora come una reliquia.


L'esercito italiano al confine di San Marino
La prima pagina della prefazione























Negli ultimi anni della sua vita ogni tanto ci sentivamo. Un paio di volte lo sono andato a trovare al Senato, quando lavoravo anche a Roma. Era, sempre, di una gentilezza e di una signorilità squisita. Delle tante cose belle e grandi che ha fatto nella sua lunga vita di giornalista televisivo, scrittore, poeta, politico, altri hanno scritto e scriveranno ancora tanto. A me piace ricordarlo per quella sua generosità autentica. Un pensiero affettuoso caro Sergio e grazie di cuore. 

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