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sabato 2 febbraio 2013
Un sito con tutti gli scritti di Roberto Roversi. Contribuisco con la prefazione del poeta al mio primo libro alla bella iniziativa della famiglia e di Pendragon.
Quando è morto i media hanno scritto: "Bologna ha perso il suo poeta". Ora la sua famiglia e Pendragon, la casa editrice del nipote Antonio Bagnoli, hanno avviato una bella iniziativa perchè Bologna non lo dimentichi, facendone vivere l'opera e la memoria. Un sito per raccogliere tutti gli scritti di Roberto Roversi.
Una enciclopedia di questo straordinario personaggio bolognese e intellettuale della sinistra italiana che componeva poesie bellissime, scriveva i testi delle canzoni di Lucio Dalla e da un certo punto in poi smise di pubblicare con i grandi editori, a cui interessava solo il successo editoriale e il markeeting, e si mise a divulgare le sue opere in poche decine di copie, per pochi amici ed estimatori, attraverso "fogli" ciclostilati.
Raccolgo perciò l'invito di Pendragon pubblicando nel sito http://www.robertoroversi.it/ la nota del poeta che è stata la prefazione al libro "Arriverà quel giorno... Lettere dal fronte e dai campi di prigionia (1943-1945)" che ho scritto nel 2000. Il libro pubblicava le lettere e raccontava le storie dei soldati al fronte e dei prigionieri di guerra brisighellesi da mezzo mondo. Documenti dimenticati, recuperati nei faldoni polverosi dell'archivio comunale. I racconti drammatici della guerra di tanti "poveri cristi". Le testimonianze strazianti delle loro famiglie.
Una nota, quella di Roberto Roversi, http://www.robertoroversi.it/index.php/prefazioni-postfazioni/item/76-una-nota che, rileggendola oggi, mi sembra profondissima e attualissima. E di cui gli sarò grato in eterno.
Comincia così la sua prefazione: "Non è una meraviglia, alcuna meraviglia, per me, che una raccolta come questa sia pubblicata dopo quasi sessant'anni.... Non fa meraviglia, perchè questo nostro paese è di facile commozione e di rapidissimo oblio".
E si conclude con queste parole: "... tutta la violenza si è scaricata sulla pelle, sulle spalle di ogni singolo soldato italiano, alpino della Carnia o di Cuneo oppure fante di Calabria o di Sicilia; o emiliano, come queste lettere espongono. Morti, morti, feriti, vite stravolte famiglie decimate, spezzate. Può restare un momento solo celebrativo questo, con questo libro? Oppure una tragica rinnovata occasione di vergogna per tutti noi, che lasciamo al fondo di arrugginiti scatoloni le voci strazianti della nostra storia più vera? Credo sul serio che non solo per il sentimento commosso delle famiglie coinvolte direttamente per queste pagine, pur sincero e dovuto, ma per tutti noi, per rinfrancare la nostra scarsa o stanca memoria, questo libro sia indispensabile".
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