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lunedì 28 ottobre 2019

Le elezioni in Umbria e l'avanzata dell'estrema destra in Italia e in Europa. Per i ciechi e i sordi della politica

La destra al 60%, con la Lega al 38 e Fratelli d’Italia al 10, nell’ex Umbria rossa fa impressione. Il Pd al 22% (meno 2% sulle Europee) e i Cinquestelle al 7 (dimezzati) ancora di più. La sconfitta dell’alleanza Pd-M5S era annunciata, ma la lista last minute del civico Bianconi - che alle ultime elezioni aveva votato per il centrodestra - perde molto male e la leghista Tesei avanti di 20 punti sull’avversario significa che c’è dell’altro. Il governo di centrosinistra non ha certo dato buona prova di sé. Gli scandali e le divisioni nel Pd, con l’ex governatrice contro il suo partito, hanno sicuramente pesato e molto. Prima c’erano state le sconfitte della sinistra in una città simbolo come Perugia e in una città operaia come Terni.

 Da esterno mi pare di capire che là non c’è più un partito di sinistra degno di questo nome, radicato nel territorio, capace di parlare alla gente in carne e ossa, di stare dalla parte dei più deboli, contro le diseguaglianze. E non c’è più un progetto di governo di centrosinistra convincente, capace di offrire una prospettiva credibile di sviluppo, rinnovamento, buona amministrazione, qualità. Anche la Lega di Salvini non ha un progetto di governo e dove governa lo fa male, tra scandali e ruberie. Ma è stata presente, ha battuto il territorio, sa parlare alla pancia della gente, spandere slogan, demagogia, populismo e odio. Robaccia, ma che di questi tempi, col vento di destra che spira in Italia e in Europa e con la crisi economica che non passa, fa presa sulla gente. Tant’è che la Lega si sta mangiando i Cinquestelle e Forza Italia e vola nei sondaggi anche a livello nazionale.

L’alleanza Pd-M5S, di converso, è parsa in Umbria un tentativo velleitario, concepito dai gruppi dirigenti per metterci una pezza, con poca convinzione e senza un progetto comune. Un po’ come è successo a livello nazionale. Un rimedio peggiore del male. I Cinquestelle al 7% e il Pd al 22 ne sono lo specchio. 

Il problema di fondo per il Pd e la sinistra, in Umbria come nel Paese, è che senza una politica chiara, un’identità riconoscibile, una classe dirigente credibile e unita non va da nessuna parte. Nè se si corre da soli né se ci si allea con i Cinquestelle. Perché se un’alleanza non nasce da una visione, da valori e contenuti comuni, ha il fiato corto. Anzi, cortissimo. Se non si capisce questo - cioè che bisogna ripristinare il primato delle idee, dei programmi,del buongoverno, della serietà e della coerenza - anche l’Emilia-Romagna è ad alto rischio. Per non parlare del governo Conte.

Intanto in Europa il quadro è questo. In Germania la destra neonazista rialza la testa dappertutto e domenica 27 ottobre in Turingia ha raddoppiato i voti superando il 23%. In Polonia, Austria, Ungheria e in altri paesi europei la destra ha preso saldamente il potere. Perfino nei civilissimi paesi scandinavi l’ultra destra avanza e si susseguono stragi di stampo nazista. Razzismo e xenofobia dilagano e il Parlamento europeo non riesce nemmeno ad approvare una mozione di elementare civismo come quello dei porti aperti ai naufraghi dell’immigrazione africana. 

In Italia il fascioleghismo di Salvini è dato dai sondaggi primo partito con più del 30% e in Umbria arriva al 38 con la ducetta Meloni sopra al 10. Questo nel giorno - il 28 ottobre - in cui a Predappio tornano a sfilare i fasci e i saluti romani per l’anniversario della marcia su Roma. Che, ironia della sorte, coincide con quello della liberazione di Predappio, ritardata appositamente dagli Alleati per darle un significato simbolico. Cosicché fascisti e antifascisti manifestano nello stesso giorno. 

Tutto questo per chiedere: ma cos’altro deve accadere prima che la sinistra, i democratici di centro, gli stellati, i partiti e i movimenti che si riconoscono sinceramente nei valori della nostra Costituzione si sveglino, la smettano di giocare al politichese e alle convenienze personali e di parte, di fare politica solo sui social, con le foto di gruppo o alle Leopolde, aprano occhi e orecchie, scendano tra la gente, ascoltino le loro paure e i loro problemi e sappiano dare risposte all’altezza di un paese civile, democratico, antifascista? Cosa bisogna ancora aspettare perchè la sinistra torni a fare la sinistra, con proposte alternative, di sinistra, e non con le ricette addolcite del liberalismo? 

Una volta si chiamava fare politica. O anche ideologia, identità definita, unità sui contenuti e sui programmi, senso dello Stato, bene comune. Che fine hanno fatto questi ingredienti di sana politica e sana democrazia? Forse è il caso di darsi una mossa a rispolverarli davvero, prima che sia troppo tardi.

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