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martedì 4 ottobre 2022

L'ennesima vergogna della gig economy e qualche suggerimento al Pd e alla sinistra

 

Sebastian Galassi, la vittima

Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Si ascoltano i telegiornali della sera e ci si addormenta male. Si guarda la rassegna stampa e il flusso delle notizie del mattino e si comincia la giornata con l’angoscia. La crisi energetica, economica e sociale che incombe, i disastri dell’emergenza climatica, l’escalation del conflitto in Ucraina, la minaccia dell’uso di armi nucleari, i missili di Kim Jong-un, la tensione tra Usa e Cina che sale, i ripetuti inviti del Papa alla ragione contro la pazzia della terza guerra mondiale inascoltati dalla politica e da leader del mondo mai così scarsi, la rimonta di Bolzonaro in Brasile, l’ondata di destra che raggiunge perfino la Svezia, i post-fascisti al potere in Italia.


Fatti e paure che monopolizzano i pensieri quotidiani di tutti noi in questo periodo terribile. Ma oggi la notizia che più mi ha colpito è stata un’altra. Questa. Sebastian Galassi aveva 26 anni e faceva il rider per pagarsi gli studi e rendersi indipendente. Sabato sera si è scontrato con un suv a Firenze mentre consegnava col suo scooter cibo per Glovo, ed è morto. Il giorno dopo nella sua casella di posta è arrivata una mail che gli annunciava la sospensione dall’account di Glovo “per mancato rispetto di termini e condizioni”. Licenziato da morto.

Glovo si è poi scusata parlando di un errore creato dagli automatismi del sistema. E per provare a rimediare ha promesso – pensate un po' – di inviare alla famiglia un contribuito per le spese del funerale. La morte sul lavoro di un loro collaboratore lavata con una mancetta. Roba da seppellirsi di vergogna. Ma chi dovrebbe farlo? Glovo non ha un volto, un’etica, uno statuto dei lavoratori per i rider, un padrone che ci mette i soldi e la faccia, persone in carne e ossa con cui interloquire, contrattare o da infamare. Il lavoro precario, in specie quello a tempo o a chiamata, è governato da piattaforme online. Glovo e i suoi fratelli e sorelle sono economie virtuali, intrecci finanziari, algoritmi digitali, organizzazioni inafferrabili, ologrammi. È la gig economy bellezza! Il turbocapitalismo globalizzato è uno dei maggiori flagelli del tempo che viviamo. Sfrutta in maniera indecente i nostri ragazzi senza assumersi le responsabilità che spettano ai datori di lavoro tradizionali. Propone loro contrattini individuali senza diritti, con zero tutele, paghe da fame, nessun futuro.

Ecco, oggi che si discute su cosa dovrebbero essere il Pd e la sinistra dopo la batosta elettorale, io qualche suggerimento ce l’avrei. Invece di dividervi sul prossimo segretario, sulle alleanze con Calenda-Renzi o con Conte, battetevi per cancellare quella vergogna, per ridare dignità, qualità e valore al lavoro, per garantire paghe più decenti e un futuro ai giovani. Trovate il coraggio per dire che questo capitalismo globalizzato ormai produce soltanto mostri – povertà, diseguaglianze, sfruttamento, guerre – e che quindi bisogna andare oltre anziché fare il volto gentile del liberismo come avete fatto fino a oggi. Provate a elaborare qualche pensiero lungo sul mondo che verrà e che vorreste lasciare ai vostri figli e nipoti. A dire che la salvezza del pianeta è la priorità assoluta e quindi non si sgarra più sulla sostenibilità dello sviluppo come invece avete già ricominciato a fare (centrali a carbone, trivelle, ecc.). A credere e investire nella pace, a ripudiare la guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (Costituzione, articolo 11) e ad opporvi alla divisione del mondo tra buoni e cattivi, diversamente da quel che state dicendo e facendo sull’Ucraina. Non è difficile. In fondo sono quattro cose semplici. Ma che basterebbero a rilanciare una sinistra moderna e degna di questo nome.

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