Post più popolari

giovedì 14 aprile 2022

Quelli che non ascoltano il Papa perché vogliono spezzare le reni alla Russia

"La guerra non è la soluzione, la guerra è una pazzia, il cancro che si autoalimenta a distruzione e morte. Ogni guerra è una sconfitta della politica, una resa vergognosa alle forze del male. Per fermarla c'è bisogno di dialogo, di negoziato, di ascolto, di capacità diplomatica, di una politica lungimirante per costruire un nuovo sistema di convivenza non più basato sulla potenza, sulle armi e sulla deterrenza". Parole di Papa Francesco. Parole sagge, di grande ragionevolezza. Parole purtroppo sempre più isolate. Contraddette perfino dalla Chiesa ortodossa, ignorate dai governi e dalla politica dell'Occidente, declassate dai media. Il potere sembra aver cancellato la parola pace per indossare l'elmetto.

Si chiedeva l'altra sera a "diMartedì" Pierluigi Bersani: "A poco a poco sta venendo fuori la convinzione (Biden,Von Der Leyen, Borrel , Draghi, Letta) che si fa la guerra finché non c'è un vincitore e un vinto sul campo. Si dessero una regolata (i guerrafondai europei e italici). Noi cosa vogliamo fare? La vogliamo fermare questa guerra? Noi, Italia, Europa, Stati Uniti, siamo s'accordo?"

No, non lo siamo. Anzi, loro, i potenti, non lo sono. Perché le persone normali la vorrebbero invece fermare questa sporca guerra. Vorrebbero che si perseguisse con ogni mezzo il cessate il fuoco, il dialogo, il compromesso possibile. Lo ha certificato, sempre a "diMartedì", l'ultimo sondaggio di Pagnoncelli. Nonostante la grancassa mediatica pro Zelensky e guerra alla Russia, solo il 24% degli italiani è d'accordo di inviare ancora armi all'Ucraina, mentre il 62% vorrebbe alleggerire il sostegno militare a Kiev e trovare così la strada per riaprire il dialogo con Mosca. Non è il né né (né con Zelensky né con Putin). E nemmeno, io credo, una sorta di scongiuro o di tifo pro resa del paese invaso: arrendetevi che così torna la pace e noi ci salviamo. No, io credo che sia il buon senso popolare. Il timore, fondato, che l'escalation (militare, politica, mediatica) porti dritto dritto dove si dice di non voler andare: alla terza guerra mondiale e nucleare.

Del resto, chi al di là delle parole la vuole davvero fermare questa guerra? Non certo gli Usa, che da anni riarmano l'Ucraina e allargano la Nato contro la Russia. E che ora annunciano un altro stanziamento di tre miliardi di dollari per armare ancor più il fido Zelensky, non solo con armi difensive ma con elicotteri, carri e artiglieria. Non certo Biden che alza continuamente i toni contro Putin: "dittatore sanguinario", "macellaio", "non può restare al potere" (quindi guerra ad oltranza alla Russia fino al cambio di regime), "responsabile di genocidio". Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti. E genocidio, per la Treccani, significa "sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa". Gli orrori e le distruzioni in Ucraina li abbiamo visti tutti. Ma il bilancio ufficiale delle vittime civili dall'inizio del conflitto, secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, è finora di 1.793 morti, di cui 294 donne e 69 bambini. C'è una bella differenza.

"Se tutto è genocidio niente è un genocidio", ha commentato ieri dalla Gruber Lucio Caracciolo. Uno dei pochi che ne sa davvero e che ragiona lucidamente. "Mi pare chiaro che una parte dell'amministrazione americana ha deciso di provare a farla finita con il nemico storico e vuole perciò continuare la guerra. Così come gli altri nemici storici: la Polonia, i baltici, ora anche gli scandinavi con Finlandia e Svezia a un passo dall'Alleanza Atlantica. Così finisce che se Putin si affaccia alla finestra dalla sua San Pietroburgo vede la Nato". Come dire, l'ostilità anti-russa rischia di prolungare e allargare la guerra fino a chissà quando e fino a chissà dove. Se si vuole raggiungere almeno una tregua, perché a questo punto è difficile immaginare la pace, bisogna abbassare i toni, smettere di riarmare e intavolare seriamente una trattativa (Usa-Russia, Zelensky-Putin) per raggiungere un onorevole compromesso.

Il potere però va in un'altra direzione. La presidente della Commissione europea e il suo ministro degli Esteri sempre più allineati agli Stati Uniti e ai leader europei più agguerriti contro la Russia (Polonia, Slovacchia, Romania, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia). Draghi, Letta e Di Maio li seguono a ruota, con il segretario del Pd più atlantista di tutti, favorevole all'invio di altre armi all'Ucraina e all'embargo del gas russo. E col premier pronto a dirottare una parte consistente dei miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnnr), faticosamente conquistati, verso altre destinazioni legate direttamente o indirettamente alla guerra: riarmo, bollette, accoglienza, fino alla costruzione di una nuova base militare all'interno della riserva naturale di San Rossore.

Solo la Germania e la Francia sembrano aver ben compreso che gli interessi americani sono opposti a quelli dell'Europa e provano a distinguersi, a prendere qualche distanza dagli ultras della guerra. Con la Germania che però nel frattempo riarma pesantemente (102 miliardi di euro) e dopo quasi ottant'anni di castigo torna a essere anche potenza militare, non solo economica, con tutto quel che ne consegue. Intanto le spese militari mondiali sono già salite del 2,6% nell'ultimo anno (quando gli sforzi di tutti avrebbero dovuto concentrarsi sulla pandemia e sulla ripartenza dopo la pandemia) raggiungendo la cifra monstre di 1.981 miliardi di dollari.

In questo contesto, i pochi che ancora perseguono testardamente la ragionevolezza chiedendo dialogo e mediazione vengono etichettati come amici di Putin. Quasi che non fosse sufficientemente chiaro a tutti, tranne forse a Salvini, Berlusconi e Meloni, chi è Putin . Quasi che ci fosse - quando in realtà non c'è - un atteggiamento di equidistanza tra aggressore e aggredito, chi sta dalla parte dell''autocrate e chi delle vittime, che poi sono i civili, i popoli, ucraino o russo che siano. Così Lucio Caracciolo diventa ora per Gianni Riotta "il portabandiera dei Putinversteher (colui che capisce Putin), con il perenne bla bla sul peccato originale Occidente”. Così persone come Laura Boldrini e Barbara Spinelli, e perfino l'Anpi, vengono messi all'indice come putiniani. Tira una gran brutta aria. Il pensiero unico avanza. Anche contro il Papa. Il poco risalto con cui i media hanno dato la notizia della clamorosa contrarietà di Kiev alla decisione del pontefice di far portare la croce lungo la Via Crucis a due famiglie, una ucraina e l'altra russa, insieme, ne è la prova. E alimenta la russofobia che ha già spinto la Bicocca a censurare il Dostoevskij di Paolo Nori e diversi teatri a cancellare "Il lago dei cigni" di Cajkovskij. Se continua così non finirà bene. E non solo in Ucraina.

Nessun commento:

Posta un commento