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venerdì 4 febbraio 2022

Addio a Delmo Malavolti, il fabbro di Strada Casale che fu tra i protagonisti della storia del Pci nella "terra dei preti"

Se n'è andato anche Adelmo Malavolti (Delmo), classe 1929, il fabbro di Strada Casale, stimato e ben voluto da tutti, tra i protagonisti della storia del Pci di Brisighella, uno dei testimoni del libro che l'ha ricostruita, "I comunisti nella terra dei preti", che ho scritto assieme a Viscardo Baldi. 



La foto pubblicata nel libro
 
Strada Casale ha sfornato rivoluzionari, antifascisti, capi partigiani e un sindaco nella prima metà del secolo scorso. Non a caso la zona (Casale, Strada Casale, Valle di Tura, Valpiana, Purocielo) era chiamata "la piccola Unione Sovietica". Fin dai primi anni Venti ci fu una forte adesione al neonato Partito comunista d'Italia. E alle elezioni del 1922 che videro anche nel comune di Brisighella la vittoria dei fascisti, il seggio di Strada Casale fu l’unico dove prevalsero largamente i comunisti. Dalla zona di Casale vengono alcuni dei primi perseguitati dal fascio (Paolo Caroli, Ermenegildo Montevecchi) e sempre di quelle frazioni sono originarie le famiglie dei fratelli Poggiali ("i canapini") e di Sesto Liverani ("Palì") che ebbero un ruolo di primo piano durante la Resistenza e per la rinascita democratica. Nel dopoguerra, uno dei principali attivisti, a lungo segretario della sezione, fu proprio Delmo Malavolti (succeduto al fratello, Gualtiero Malavolti).




"Tra i militanti più impegnati in quel periodo - ricorda Delmo nel libro - c’erano Edoardo Cantagalli, detto 'il Fante', che fu a lungo tenuto d’occhio dai fascisti perché sosteneva il 'Soccorso Rosso', Medardo della Casetta e la famiglia Visani originaria del Casone di Tura, soprattutto Serafino. A fondare la sezione fu invece Gildo Montevecchi che a guerra finita, dopo il ritorno dal campo di concentramento in Germania, diventò poi il primo sindaco comunista di Brisighella. La sede della sezione era in una casa adiacente alla bottega dei falegnami".

Il primo arresto di antifascisti a Strada Casale avvenne nel 1927. Fu quello di Paolo Caroli, classe 1887, calzolaio, etichettato nella scheda del Casellario politico centrale come "comunista e sovversivo, dotato d'intelligenza sveglia e di buona cultura", accusato di svolgere propaganda "con discreto profitto e ha una discreta influenza nelle frazioni dell’alta Valle del Lamone". Nel giugno 1928 Caroli venne condannato dal Tribunale speciale a due anni di carcere, a tre di sorveglianza speciale e all’interdizione dai pubblici uffici.

Lo stesso anno fu Ermenegildo (Gildo) Montevecchi a essere arrestato e condannato come Caroli a due anni di carcere e tre di vigilanza più l’interdizione dai pubblici uffici, con l'accusa di "essersi adoperato per riorganizzare il Partito comunista a Marradi, Fognano, San Cassiano e Strada Casale e di aver svolto riunioni politiche e fatto propaganda politica nel suo negozio con opuscoli sovversivi stampati alla macchia". Gildo fu una delle figure più importanti del Pci di Brisighella: comunista della prima ora, perseguitato per le sue idee antifasciste, protagonista della lotta di Liberazione, autore di un diario dal carcere che ricorda quelli di Gramsci, poi primo sindaco comunista nella "terra dei preti". Era nato nel 1900 a Strada Casale. La sua era una famiglia abbastanza agiata per quel tempo, proprietaria di un ampio fabbricato in buona parte occupato dalla bottega di falegname ed ebanista del padre.

"Una famiglia - ricorda Delmo nel libro - di idee socialiste, saldamente antifascista e Gildo era il più rivoluzionario dei quattro fratelli. Faceva propaganda e si batteva contro il regime. Una volta, assieme a un comunista di San Martino, aveva anche progettato un attentato, che poi fallì. In carcere fu ripetutamente percosso: lo colpirono al corpo e alla testa con dei sacchetti di sabbia per non lasciare tracce dei pestaggi. Nel ’28 ci fu un condono, gli dissero che se si pentiva lo avrebbero liberato, ma lui rifiutò, così scontò tutta la pena. Quando fu di nuovo libero e tornò a casa, riprese clandestinamente la sua attività politica. Io ero ancora un bambino allora".

Rinchiuso nel carcere fiorentino delle "Murate”, diventato tristemente famoso come luogo di tortura dei perseguitati politici e dei partigiani catturati dai nazifascisti, Gildo ottenne il permesso di scrivere e giorno dopo giorno riempì un quaderno a righe di oltre centocinquanta pagine. Il quaderno aveva la copertina nera e il bordo rosso, come molti dei Quaderni di Gramsci. Come tutte le corrispondenze dal carcere, i suoi scritti erano sottoposti a controllo e censura, per cui in quelle pagine sono pochi e vaghi i riferimenti alla sua condizione di carcerato e ancor meno gli spunti politici. C’è invece, in quelle pagine, l’affetto di Gildo verso la sua amata Ada, che poi sposò. Il quaderno (uno, ma si pensa che ce ne fossero altri) è stato recuperato dalla figlia Antonietta, che ancora lo conserva gelosamente. Nel libro "I comunisti nella terra dei preti" sono pubblicate alcune delle pagine".

Sempre nel libro, Delmo testimonia come Gildo fu anche uno dei protagonisti della Resistenza nella Valle del Lamone, organizzò assieme ad altri due grandi antifascisti - Renato Emaldi, il professore di Fusignano e ideologo del Pci mandato a fare proseliti tra i giovani in quelle zone, che venne poi assassinato dai fascisti nell'aprile del 1943, e l'anarchico Amedeo Liverani, "Ravasol" - i primi gruppi di lotta armata che partirono proprio dalla zona di Casale verso le montagne del crinale appenninico tra Romagna e Toscana. All'indomani dell'assassinio di Emaldi, Gildo venne nuovamente arrestato, deportato in Germania, sopravvisse alla prigionia e quando il lager dov'era rinchiuso venne liberato dall'Armata Rossa tornò a casa, riaprì la sezione del Pci a Casale e qualche anno dopo, nel 1951, fu eletto sindaco, il primo sindaco comunista nella città dei Tre Colli, "isola bianca" nella Romagna comunista e repubblicana, che ha dato i natali a ben sette cardinali.

"Anche dopo la sconfitta del Fronte popolare, nel 1948 e nei decenni successivi - mi raccontò poi Delmo - la nostra zona rimase molto rossa. Pensa che quando ero segretario io, tra Casale, Strada Casale, Purocielo e Valpiana, che sono frazioni con pochissimi abitanti, avevamo più di 80 iscritti al Pci". Molti di più di quanti ne ha oggi a livello comunale il partito che dovrebbe averne raccolto l'eredità.

 


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