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martedì 20 aprile 2021

Elezioni Bologna, la sfida Conti-Lepore riapre i giochi e resuscita qualche fantasma. Pro e contro della sfida ai gazebo di coalizione

Isabella Conti e Matteo Lepore

Prima sembrava una partita di curling
Per un anno il dibattito sui candidati sindaco di Bologna è andato avanti col fascino e l'appeal di una partita di Curling. Un vincitore annunciato. Le solite polemichette sugli schemi di gioco. La depressione pandemica. L'incertezza sulle primarie e le elezioni vere. Sugli spalti poco pubblico e piuttosto annoiato. Poi è arrivato lui, il Lo Renz d'Arabia, col suo inconfondibile stile e apriti cielo. Uno due tre casino. Un altro bel "staisereno" a Letta. Il panico nel Pd. Giochi riaperti. Tutto di nuovo in discussione. Divertimento assicurato. Altro che Curling.

Il delfino e gli altri
Un anno fa, dicevamo. Sul lato sinistro del Palaghiaccio, in pole position, il predestinato del Pd: l'assessore alla cultura Matteo Lepore, un passato in Legacoop, vicino alla sinistra tradizionale con legami che vanno dall'Arci ai centri sociali, dalle Cucine Popolari di Roberto Morgantini alle Sardine. Da anni studia da sindaco ed è il delfino di Virginio Merola. Sul versante destro, invece, tutti fermi, infreddoliti, in attesa di sapere quale sarà la formazione e il miglior candidato... alla sconfitta. Negli spogliatoi, a scaldarsi solo le riserve: gli assessori moderati del Pd Alberto Aitini e Marco Lombardo, l'avvocato Lgtb e dei diritti civili Caty La Torre, l'ex segretario Cisl Achille Alberani che ci prova da una vita, solo per restare nel campo del centrosinistra. "Semplici bastardi", come ebbe a definirli l'estate scorsa il sindaco Merola. Un modo per dire che non c'era bisogno di cercare i "migliori", o peggio ancora un "papa straniero" (Cofferati basta e avanza). Il candidato alla sua successione poteva benissimo essere scelto dal basso, tra le persone "cresciute a pane e politica nella società e nei quartieri". Come i suoi "ragazzi" di giunta. Una visione contrastata però da una parte degli iscritti Pd che fanno riferimento all'ex segretario della federazione, Francesco Critelli - passato a suo tempo, in un amen, con Renzi per sbarcare in Parlamento - e dai due parlamentari che negli ultimi anni si sono spartiti il controllo dei circoli bolognesi del Pd: Andrea De Maria e Gianluca Beneamati. Il primo schierato con Cuperlo e Zingaretti e a favore di una "soluzione unitaria" senza passare dalle primarie, il secondo espressione della parte cattolica e più moderata del partito. Risultato: la consultazione tra i "dirigenti" (ben 230, un numero che stride con la carestia di tesserati: 37mila nel 2019 in tutta l'Emilia-Romagna) ha visto prevalere Aitini su Lepore. 

Primarie sì, no, boh
A completare questa discussione tutta interna al Pd, sei mesi di tira e molla su primarie sì primarie no, primarie del Pd o primarie di coalizione, candidato unitario e niente primarie. Mentre nei soliti "salotti" cittadini si continuava a sfogliare la margherita dei nomi dei possibili migliori, da Romano Prodi al rettore dell'Università Francesco Ubertini, dal patron dell'Ima - la multinazionale del packaging - Alberto Vacchi, all'europarlamentare ed ex vice presidente della Regione, Elisabetta Gualmini. La sola, quest'ultima, che sia stata veramente sollecitata e tentata di accettare, per poi rinunciare e tenersi stretto il seggio di Bruxelles quando ha capito che la strada per lei a Bologna sarebbe stata tutt'altro che spianata.

Le Sardine sparigliano
A interrompere melina e caminetti, nel novembre scorso, arrivano le Sardine, che alle regionali del gennaio 2020 ebbero un ruolo fondamentale per fermare l'offensiva di Salvini e far vincere il presidente uscente Stefano Bonaccini, e che a Bologna, se si presentassero alle comunali, sono stimate dai sondaggisti al 6-7%. "Siccome nel Pd non hanno trovato un nome che metta d'accordo tutti - denunciano - si sta cercando di costruire a tavolino la candidatura a sindaco di De Maria. Conosciamo i trucchetti della vecchia politica. Basta con questo teatrino. Invece di aprire le porte ai fantasmi del palcoscenico si facciano le primarie di coalizione". De Maria, in realtà, non ha mai detto di volersi candidare, ma la presa di posizione delle Sardine comunque scompagina i giochi e rafforza Lepore, favorevole ai gazebo e in vantaggio nei sondaggi riservati su tutti gli altri possibili candidati, Gualmini compresa.

Merola candida Lepore
A quel punto, siamo a febbraio, Merola rompe gli indugi e candida il suo delfino: "Spero di consegnare la campanella di sindaco a Lepore e confido che non ci sia bisogno delle primarie", dice. A sostegno arriva anche l'accordo con De Maria e l'endorsement di Bonaccini, che si aggiunge a quelli dei segretari nazionali del Pd, prima Zingaretti poi Letta. Per restare alla metafora del Curling, pare che ora la pista sia bella liscia, con Merola intento a levigarla per fare arrivare meglio la biglia con manico del candidato all'obiettivo finale. Anche se le riserve, soprattutto Aitini, l'assessore "sceriffo" alla sicurezza sostenuto dai riformisti ex renziani, ancora non si ritirano e chiedono le primarie. Ma vabbè. Ammesso e non concesso che si facciano, Lepore ha la vittoria in pugno. La prospettiva a cui si lavora è quella di una maggioranza di centrosinistra allargata ai Cinquestelle, con i quali, dopo l'esperienza del governo Conte, il Pd sta definendo l'accordo. Uno scenario che sembra destinato ad allontanare dalla coalizione Italia Viva, vista la chiusura di Renzi agli stellati, e anche Bologna Civica, la lista di centro capeggiata dal leader dei commercianti, Giancarlo Tonelli. "Con il Pd spostato a sinistra e alleato dei grillini non trattiamo", dichiara Tonelli. Poi apre all'alleanza con la destra lanciando come candidato sindaco il casiniano Gianluca Galletti, ex ministro dell'Ambiente. Il quale, però, viene mollato da Pier Ferdinando Casini: "Se va con la destra le nostre strade si dividono".

Poi arriva Lo Renz d'Arabia: un due tre casino!
A inizio aprile, il colpo di scena. Letta incontra (per ultimo) Renzi che subito lo ripaga della cortesia da par suo. Siamo nei giorni in cui nel Pd è esplosa la questione femminile e il nuovo segretario ha di fatto imposto la nomina di due donne capigruppo alla Camera e al Senato. Un colpo da maestro per liberarsi dei renziani che ancora controllano i gruppi parlamentari, in particolare al Senato. Poche ore dopo il faccia a faccia col segretario Pd, il leader di Italia Viva lancia la candidatura a sindaco di Bologna di Isabella Conti, prima cittadina di San Lazzaro di Savena, apprezzata amministratrice del comune della cintura bolognese (al secondo mandato è stata eletta con l'81% dei voti), ma anche simbolo del renzismo e nemica giurata di una parte rilevante del gruppo dirigente del Pd per via di una spinosa questione urbanistica. All'inizio del suo primo mandato si contrappose a un mega progetto di edificazione (noto come "colata di Idice") che vedeva come protagonisti le Coop e alcuni grandi costruttori. Una vicenda che ha avuto pesanti risvolti politici e anche giudiziari. La neo sindaca bocciò il progetto e poi denunciò di essere stata minacciata dai costruttori e da esponenti del Pd. Il processo è finito in niente. I giudici hanno stabilito che se pressioni ci sono state non hanno avuto rilevanza penale e hanno chiesto l'archiviazione. Chi si era sentito diffamato dalla denuncia ha chiesto corposi risarcimenti danni alla Conti, ma anche in questo caso i giudici hanno archiviato. E' rimasto però uno strascico velenoso nei rapporti tra la sindaca e diversi dirigenti delle Coop e del Pd.

Non sono renziana, sono isabelliana
"Visto che c'è una questione femminile", dice Renzi a Letta, "andiamo insieme a chiedere alla Conti di candidarsi a Bologna". Uno shock. Il Pd subito sbanda. Lei non lo esclude, anzi. Si prende qualche giorno di tempo per riflettere. Ma fin da subito si capisce che è già lanciata verso la corsa a Palazzo d'Accursio. Marca la sua autonomia. Dice che se prima è stata "la spina nel fianco del Pd" ora "lo sono per Renzi". Perché, aggiunge, "io non sono renziana, sono isabelliana". Nei social qualcuno ironizza: "Ecco a voi la politica dell'ombelico". Riferendosi alla vicenda di Idice scrive in un lungo post: "Ho rischiato la mia casa e la stabilità della mia famiglia per essermi opposta alla colata di cemento e ai poteri forti. Chi è più coraggioso e indipendente di me?". Sembra un po' la regina cattiva nella favola di Cenerentola ("Specchio, specchio delle mie brame...") ma fa effetto. L'impressione che si ha è che la sua candidatura non sia nata dall'oggi al domani. Conti annuncia che scioglierà la riserva il 25 aprile, giorno della Liberazione, e anche questo fa pensare. Poi evidentemente capisce che sarebbe per lo meno fuori luogo e anticipa a lunedì 19, dando appuntamento ai suoi fan a una diretta Facebook.

Le fibrillazioni nel Pd
Il Pd vive giorni di grande confusione. La presidente nazionale del partito, la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi, definisce la candidatura Conti "calata dall'alto" e accusa Renzi di utilizzare la questione femminile "in maniera strumentale", solo per convenienza e per creare zizzania. Lo stesso Lepore, dopo aver fiutato il pericolo, la butta sulla politica nazionale: "Bologna non finirà tra i trofei di Renzi". Ma tra i democratici ci sono molti moderati pronti a sostenere la corsa della Conti. Dice ad esempio Elisabetta Gualmini: "Far passare Isabella Conti come una candidata calata o imposta dall’alto è un tentativo, oltre che triste, anche strategicamente sbagliato. Con i voti che ha preso nel suo comune, sembra molto calata dal basso. Se deciderà di partecipare alle primarie di coalizione sarà una sfida bella e entusiasmante, di quelle che solo il centro-sinistra sa mettere in campo". Anche il consigliere regionale Giuseppe Paruolo apre alla Conti. Parla di "attacchi pretestuosi" contro di lei da parte del Pd e accusa Lepore, lui sì, dice, "candidato calato dall'alto, troppo vicino ai mondi economici e mai in campo per una battaglia contro i poteri forti". 

I dubbi dei Cinquestelle e della sinistra-sinistra
Il leader degli stellati bolognesi, nonché capo di gabinetto della sindaca Raggi, Max Bugani, in una intervista a Repubblica dice che se la Conti dovesse correre e vincere le primarie, lui nella coalizione col centrosinistra non ci sarà. Poi c'è l'incognita su cosa farà la sinistra-sinistra di Coalizione Civica e della Coraggiosa di Elly Schlein e Vasco Errani, tentata di correre da sola se nella coalizione ci sarà anche Italia Viva e se la Conti dovesse prevalere.   
Di converso, la lista centrista Bologna Civica dice che Conti " è una novità importante" e sembra tornare a guardare all'alleanza col centrosinistra. Per la serie, di qua o di là che differenza fa? In questo casino, l'altro dem, Marco Lombardo, si ritira dalla corsa ed evoca lo spettro del 1999, quando le divisioni all'interno dei Ds portarono per la prima volta nella storia di Bologna alla sconfitta della sinistra e alla vittoria di Giorgio Guazzaloca sostenuto dalla destra. 

Nuntio vobis
Letta spegne sul nascere le tentazioni del Pd, che pure c'erano, di scansare i gazebo. Lunedì 19 aprile convoca a Roma lo stato maggiore del partito bolognese e convince Lepore a fare le primarie contro la sindaca di San Lazzaro. Per la serie "la paura non paga, competition is competition". Comunque vada, è il ragionamento, il candidato che uscirà vincitore dai gazebo sarà più forte per vincere le elezioni vere. Mezz'ora prima della diretta Facebook di Conti, Lepore annuncia che è pronto ad accettare la sfida. Ma insiste a tenerla sul piano della politica nazionale, della reazione alla provocazione del saudita. "Bologna voterà per restare progressista. Abbiamo fermato Salvini, fermeremo anche Renzi", dice. 
La sfidante sceglie come scenografia per la diretta un parco urbano di Bologna. Il tono e lo sguardo sono seducenti, empatici. Il discorso è sognante, forse un po' troppo. La passione sembra sincera.  Servono venti minuti a Isabella Conti per annunciare quel che si era capito: parteciperà alle primarie di coalizione. "Senza simboli e bandiere", dice, da "cittadina libera e indipendente", che corre per Bologna "non mi candido a Riad". In un successivo incontro con i media rimarca l'autonomia e cerca di fare breccia nel Pd. Ricorda la militanza nella sinistra giovanile, l'amato nonno partigiano, dice che è stata tra i fondatori del Pd, che lei è parte "di questa famiglia", della "sinistra" e che se le primarie le vincerà Lepore "lo sosterrà con trasporto". 
Sui temi non mancano i distinguo e le frecciate velenose: su asili nido, welfare, trasporti, Passante autostradale, Stadio. Si sprecano le dichiarazioni d'amore per Bologna. Dice Lepore: "Ti amo e per te parteciperò alle primarie". A Conti, addirittura, "batte il cuore" quando da San Lazzaro oltrepassa il Savena. Lei è per una "politica gentile", per "cercare l'armonia e la condivisione", mai contro sempre per. Per questo, solo per questo, si mette "a servizio" affinché Bologna possa tornare "a essere madre, a nutrire, a irradiare la sua luce". Lui c'è cresciuto, vuole farla crescere, rilanciarla con la tela che da anni tesse, e giura che non l'abbandonerà mai. 

Il marchio renziano
Non sarà facile per Conti liberarsi del marchio del suo mentore, che ancora ieri da Roma scriveva "vai Isabella, sarai una grande sindaca". "Se era così interessata a Bologna, perchè ha aspettato la nomina di Renzi e non si è messa in gioco prima?", è la domanda che gira nei social. "Isabella ha la tessera di Italia Viva - punge Lepore - e sulla scheda delle primarie non ci sono simboli ma nomi. Qindi è inutile che dica che rinuncia al simbolo. Io posso unire il centrosinistra in una coalizione larga, un'alleanza tra Pd, Cinquestelle e sinistra. Non so se Italia Viva si riconosce in questo schieramento che vogliamo costruire". 

Il mandato interrotto 
Chi si candida, chiede voti e viene eletto per un incarico pubblico lo dovrebbe sempre onorare, fino alla fine, “con disciplina e onore” come recita la Costituzione e per rispetto dei cittadini elettori. Il saltaposto ormai ricorrente è francamente insopportabile. E il modo sbrigativo e disinvolto con cui la Conti ha liquidato la faccenda non ha convinto nessuno. Subito era parsa sensibile al tema. Poi ha cominciato a dire che, in fondo, facendo il sindaco di Bologna si occuperebbe degli stessi problemi dell'area metropolitana, quindi anche di quelli di cui si occupa ora nella sua città. Nella diretta ha liquidato la questione dicendo, in sostanza, che in questi due anni si è tirata avanti, il prossimo triennio amministrativo è già tracciato, con basi solide, perchè sono state fatte scelte di governo che arrivano fino al termine della legislatura. Quindi, questo il messaggio, ora può anche occuparsi di Bologna senza creare problemi a San Lazzaro e senza avere sensi di colpa. I commenti sui social sono in gran parte a favore, ma una parte che gli chiede conto degli impegni presi, e rispetto di chi l'ha votata, c'è.  

Che succede ora?
Primarie vere possono essere un valore aggiunto per la coalizione e per Bologna. La competizione tra Lepore e Conti, quest'ultima forse in ticket con Aitini, si annuncia interessante. La sfida di genere per Palazzo d’Accursio stimolante, anche se un precedente c’è e non ha portato bene (Silvia Bertolini sconfitta da Giorgio Guazzaloca). Il vincitore uscirà comunque più legittimato e rafforzato.
I gazebo si dovrebbero aprire a giugno. Le elezioni vere, invece, si terranno in una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre.





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