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martedì 19 gennaio 2021

Cent'anni fa nasceva il Pci. Io e Viscardo abbiamo pensato di festeggiare l'evento regalandovi il nostro libro "I comunisti nella terra dei preti". Lo trovate qui

Mercoledì 21 gennaio ricorre il centenario della nasciata del Partito Comunista. Nell'occasione io e Viscardo Baldi, che assieme abbiamo scritto il libro "I comunisti nella terra dei preti" (storia e personaggi del Pci - Brisighella 1921-1991), pubblicato nel 2017 da Valfrido con il contributo della fondazione Bella Ciao, abbiamo pensato di fare un regalo a chi è affezionato o comunque interessato a quella storia: rendere disponibile gratuitamente nella pagina Facebook e nel sito "Brisighella ai tempi del Pci", nei social, in questo blog e in altri siti e blog che vi indicheremo il Pdf integrale del libro. Lo potete vedere, leggere o scaricare a questo link http://www.brisighella-ai-tempi-del-pci.it/images/pdf/Libro_PCI_Brisighella_completo.pdf. Chi invece volesse avere il libro di carta o in formato ebook può trovarlo su Amazon oppure scrivere a me (visani57@gmail.com) o a Viscardo (baldi.viscardo@gmail.com) che provvederemo a spedirvelo.     




PILLOLE DI STORIA
Il 21 gennaio 1921 a Livorno si consuma la scissione tra socialisti riformisti e rivoluzionari e nasce al Teatro “San Marco” il Partito Comunista d’Italia (PCdI), che diventerà poi, dal 1943 fino alla sua dissoluzione nel 1991, il Partito Comunista Italiano (PCI). L’anno prima, nel 1920, il II Congresso del Comintern ha messo al bando il riformismo aprendo, anche nel PSI, lo scontro tra l’anima riformista e quella massimalista.

A Imola, a fine novembre di quell’anno, due socialisti imolesi, Anselmo Marabini (uno dei fondatori del PSI) e l’aristocratico Antonio Graziadei, si fanno promotori della mozione comunista per il XVII Congresso socialista. Al Congresso di Livorno prevale però la mozione Serrati che si oppone all’espulsione dei riformisti. La mozione Marabini-Graziadei ottiene invece il 34,27%. Amedeo Bordiga, a nome della mozione comunista sostenuta anche da Gramsci, Terracini, Togliatti e Tasca, dichiara che così il PSI si è posto fuori dal Comintern e invita la minoranza che ha votato la mozione degli imolesi a confluire al Teatro “San Marco” per costituire il Partito Comunista d’Italia.

Tre mesi dopo la nascita del PCdI, il 21 aprile 1921, la “direzione” della “sezione comunista” di Brisighella scrive al Comune per ottenere l’uso della Rocca per svolgervi la Festa del 1° maggio. Il 9 giugno è invece “il segretario” della sezione che chiede alla «rispettabile giunta» la concessione del Teatro Comunale, nella giornata di domenica 12, per una iniziativa politica nella quale «parlerà il compagno Dal Pane». La lettera, scritta a mano con una calligrafia incerta, è firmata da Domenico Ragazzini. È lui, assieme a un gruppo di ex socialisti tra cui spiccano i componenti della famiglia Poggiali (Amerigo, Pietro e Menotti), Luigi Fontana, Giovanni Melandri e Domenico Cavina, a costituire il primo embrione del PCdI a Brisighella.


IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA
Il luogo esatto della prima sede del partito è incerto, ma secondo alcune testimonianze orali si trovava in Via Gattamarcia, di fronte al Municipio. Poco tempo dopo si trasferisce al civico 16 di Via degli Asini Borgo, la caratteristica e bellissima strada sopraelevata che quando Brisighella era ancora circondata dalle mura medievali consentiva l’ingresso in città da Porta Gabolo ai cittadini e anche ai loro carretti trainati dagli asini. In quella casa abita ancora oggi il pronipote di Domenico Ragazzini, Fabio. La porta a fianco, al civico 17, è invece quella dell’abitazione dove, rispettivamente nel 1881 e nel 1883, sono nati i fratelli Gaetano e Amleto Giovanni Cicognani, che diventeranno poi, entrambi, potenti cardinali: Gaetano rappresenterà l’ala più conservatrice e reazionaria della Chiesa, arrivando a legittimare il fascismo e il dittatore spagnolo Francisco Franco, mentre Amleto Giovanni sarà un esponente democratico e progressista, che verrà mandato a fare il nunzio apostolico negli Stati Uniti perché non il linea con il regime italiano e sarà poi, negli anni Sessanta, Segretario di Stato Vaticano con i papi Giovanni XXIII e Paolo VI.
Il diavolo e l’acqua santa vicini di casa, dunque; la rivoluzione bolscevica e la conservazione clericale divisi soltanto da un muro. Una targa indica ancora oggi la casa natale dei cardinali, la cui porta d’ingresso è sormontata dagli stemmi di alcuni casati. Mentre a ricordare l’esistenza della prima sezione comunista è rimasto soltanto il supporto per la bandiera, sul muro esterno che domina la sottostante Piazza Marconi.

I PERSONAGGI
Il libro prova a raccontare una grande storia, quella del Pci, attraverso lo sguardo di una piccola comunità. Dentro ci trovate le vite degli uomini e delle donne che con le loro vicende personali, sociali e politiche hanno fatto la storia del partito a Brisighella. La storia dei "comunisti nella terra dei preti", in una città guelfa per eccellenza, dalle profonde radici cattoliche, madre di sette cardinali e patria di vari potentati religiosi. Storie umili, in gran parte sconosciute o dimenticate. "Mingò", che aprì la prima sezione del PCdI nella porta accanto a quella dei cardinali. Il calzolaio Luigi Fontana, che venne incarcerato e torturato dai fascisti. I tre fratelli "canapini (Menotti, Amerigo e Pietro Poggiali) che furono l'anima comunista nel Ventennio. L'ex anarchico "Ravasol", che diventò comunista in carcere. Gildo Montevecchi, che in galera scrisse un diario come Gramsci e fu poi il primo sindaco comunista eletto nella città dei Tre Colli. Amos Piancastelli, che fu tra i costruttori del PCI di massa e di governo del dopoguerra e il sindaco più amato.


Gildo Montevecchi, primo sindaco comunista eletto di Brisighella, antifascista della prima ora, perseguitato e imprigionato, in carcere scrisse un diario come Gramsci


L'ABSTRACT DEL LIBRO
Brisighella è nota per essere "la città dei cardinali". Dal dopoguerra agli anni Ottanta era, assieme a Faenza, "l'isola bianca" della Romagna comunista e Repubblicana. Ma agli inizi del secolo scorso era l'idea socialista a prevalere. E dopo la scissione di Livorno che nel 1921 diede vita al PCd'I, i comunisti brisighellesi furono tra i primi ad aprire sezioni del nuovo partito e a subire, poi, le persecuzioni del regime fascista. Attivi nell'attività antifascista clandestina e protagonisti della Resistenza, i militanti e i dirigenti del PCI riuscirono poi, nel dopoguerra, nonostante la dura sconfitta del 18 aprile 1948 e il successivo predominio della Dc e dei potentati ecclesiastici del territorio, a costruire un partito di massa, di lotta e di governo, che ha espresso tre sindaci e che ha avuto fino a 800 iscritti su poco più di 2.000 elettori.

Questo libro racconta la storia del Partito comunista a Brisighella, dalla nascita nel 1921 alla trasformazione nel Partito democratico della sinistra (PDS) avvenuta nel 1991. La racconta sulla base di una ricca documentazione - scritta e fotografica - recuperata in diversi archivi. La racconta, soprattutto, ricostruendo le storie e le vicende personali e politiche dei "comunisti brisighellesi nella terra dei preti" che quella storia l'hanno faticosamente costruita e vissuta. Una ricostruzione frutto delle testimonianze dirette di chi c'è ancora e, per chi non c'è più, di vedove, figli, nipoti, amici e compagni di lotta. Un recupero della memoria che fa scoprire pagine drammatiche e commoventi di chi all'ideale politico e di partito ha sacrificato tutto, a volte anche la vita: come Luigi Fontana, uno dei fondatori del PCd'I, arrestato, condannato e morto per le conseguenze delle torture e della carcerazione; o come Renato Emaldi, il professore di Fusignano venuto a morire nei monti brisighellesi per la causa comunista e della Resistenza.

Da questo lavoro emerge uno spaccato di 70 anni di storia di una comunità, oltre che di un partito. Non solo. Osservando le storie personali e le vicende politiche del "microcosmo brisighellese" si ripercorrono e si comprendono alcuni dei passaggi più significativi della storia d'Italia: dall'insorgere del regime fascista alle persecuzioni dei "sovversivi" e all'attività clandestina dei comunisti nel Ventennio, dalla tragedia della Guerra al riscatto democratico della Resistenza e della Liberazione dall'occupazione tedesca, dalle battaglie unitarie di braccianti, mezzadri e operai nel primo dopoguerra alle contrapposizioni politiche e ideologiche tra social-comunisti e democristiani degli anni Cinquanta e Sessanta, dal movimento del Sessantotto per l'emancipazione giovanile e femminile al Compromesso storico e alla stagione politica del Pentapartito.

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