Da una parte i grandi movimenti popolari nati dalle sensibilità e dalle idee geniali di una ragazzina svedese e di quattro giovani bolognesi. I millennias che siamo abituati a considerare come la generazione perduta e che invece hanno capito meglio dei padri e dei nonni cosa sta accadendo alla Terra, che bisogna ascoltare la scienza, cambiare subito rotta se vogliamo salvarci, perché il tempo è scaduto. E la nostra meglio gioventù che questo Paese non sa valorizzare, anzi, spesso spinge ad emigrare per cercare un futuro, che ci mostra fisicamente, con le piazze piene che cantano Bellaciao, come destra e sinistra non siano affatto categorie del passato, che ci spiega come la politica sia una cosa troppo seria per lasciarla in mano agli odiatori, ai sovranisti, agli scappati di casa, a chi sembra avere dimenticato le proprie radici popolari e i valori di fondo della Costituzione più bella del mondo.
Dall'altra parte una classe dirigente, sempre più lontana dal sentire comune, che sembra non vedere ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti, sorda ad ogni appello e sollecitazione, impegnata soltanto a riprodurre se stessa, a inseguire i propri interessi di parte e il consenso. Con gran parte dei media che continuano a guardare con diffidenza a quei movimenti e spesso a irridere i loro giovani ispiratori. E con il potere - quello vero, economico e finanziario - che continua imperterrito a seguire le stesse vecchie logiche di business e profitto, ignorando il sapere, la logica, il buon senso.
Un parallelo inevitabile guardando ai fatti salienti di questi giorni. La conclusione senza un accordo e con un sostanziale fallimento di "Coop 25", la Conferenza Onu di Madrid sul clima. Le elezioni inglesi stravinte dal sovranista Johnson e dai sostenitori della Brexit. Quello che sta (o non sta) accadendo al governo e alla politica italiana, nell'Unione Europea, negli Stati Uniti di Trump. A dispetto del movimento ambientalista e delle sue buonissime ragioni, continuano a vincere i negazionisti del clima, i vecchi modelli di sviluppo, le lobbies del petrolio, i Paesi che sfruttano il carbone. A dispetto della globalizzazione, della cooperazione e della solidarietà internazionale e della pace, vincono gli egoismi nazionali, le guerre dei dazi, i separatisti, il razzismo e il populismo. A dispetto delle Sardine che predicano il ritorno alla buona politica, l'integrazione, il rispetto delle differenze, il bene comune, vincono le risse in Parlamento sulla manovra e sulla cannabis light, le liti tra alleati di governo, le uscite demagogiche di questo o quel capo partito, i cambi di casacca e il peggior politichese. In psichiatria si direbbe un mondo malato, schizzofrenico, bipolare. Nella realtà tutto questo ci dice che la pancia conta ancora più del cervello e che è ancora lunga e tutta in salita la strada del rinsavimento collettivo. Forza ragazzi. Forza #fridaysforfuture. Forza #Sardine. Non scoraggiatevi. Non scoraggiamoci.
Bell’articolo!
RispondiEliminagrazie.
EliminaBell’articolo!
RispondiElimina