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mercoledì 12 settembre 2012

M5s, il giocattolo si è rotto. Un fuorionda di Favia manda in tilt il Movimento. E Grillo sfiducia il consigliere ribelle

Il giocattolo si è rotto. E' bastato un fuorionda rubato il 5 giugno al consigliere regionale Giovanni Favia, tenuto non si sa perchè tre mesi in frigorifero e infine trasmesso giovedì 6 settembre nel talk-show "Piazza Pulita" de La 7 per mandare in tilt il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e del suo deus ex machina del web, Gianroberto Casaleggio. «Casaleggio prende per il culo tutti. E' un padre padrone. Tra gli eletti ci sono dei suoi infiltrati. Dobbiamo stare molto attenti quando parliamo, perchè lui è spietato e vendicativo".
E ancora: "Da noi la democrazia non esiste. Grillo è un istintivo, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere. I politici, Bersani, non hanno capito che dietro c'è una mente freddissima, molto intelligente, che di organizzazione, dinamiche umane e politica se ne intende. Adesso vediamo chi manda in Parlamento, perché io non ci credo alle votazioni on line. Il problema è in al vertice. Quindi o si levano dai coglioni oppure il movimento gli esploderà in mano».

Il popolo grillino, che vive nella rete, si scatena e si divide. I commenti ai post del Guru di Genova e del consigliere region ale "ribelle" dell'Emilia-Romagna sono migliaia e migliaia. Molti insultano Favia, lo accusano di essere attaccato alla poltrona, di aver detto quelle cose perchè vorrebbe candidarsi al Parlamento ma in base all'attuale "non statuto" del M5s non può, addirittura di voler passare col Pd o l'Idv pur di andare a Roma. Altro, molti altri, soprattutto in Emilia-Romagna, prendono le parti di Favia, dicono che il suo fuorionda ha svelato quello che nel Movimento tutti sanno, cioè che non c'è partecipazione, condivisione, vera democrazia; che le scelte politiche e forse anche le candidature vengono decise non dalla rete e dagli attivisti grillini ma da due persone: Grillo e Casaleggio.

Favia reagisce e con un tweet rivolto a Grillo imita Fini con Berlusconi e scrive: "Che fai, mi cacci?". Poi viola di nuovo il dicktat di Grillo e torna in Tv, a "Otto e mezzo", da Lilli Gruber. «Il sogno continua», scrive poi sul suo profilo Facebook lunedì 10, postando il video dell’intervista con la Gruber fatta qualche ora prima. Un faccia a faccia dove Favia ha confermato il contenuto dell’ormai famoso fuorionda ma ha anche chiesto scusa al Movimento, omaggiato il leader («Gli devo molto, con lui ho un ottimo rapporto»), detto che non ha alcuna intenzione di migrare nel Pd o nell’Idv per farsi eleggere in Parlamento, e che se gli attivisti e i cittadini vorranno la sua testa «è già sul tavolo».


Meno di 12 ore dopo arriva la risposta di Beppe Grillo, questa volta a firma sua, e suona come una sentenza definitiva: «Io non caccio nessuno, ma Favia non ha più la mia fiducia», posta su Facebook, Twitter e nel suo blog. Dove pubblica anche un video con Roberto De Agostino che a "Piazza Pulita" difende a spada tratta il guru di Genova: «Con lo schifo che c'è nella politica italiana andate a fare le pulci a Grillo? Mettete in primo piano questo “scazzetto” interno al M5s?».

Un Grillo «deluso» da Favia, dunque, e sempre convinto che il consigliere regionale non sia stato vittima, ma abbia architettato il fuorionda. Alla domanda «Che fai, mi cacci?», Grillo replica: non ti caccio, ma la tua sorte è segnata. Favia per ora non ribatte: «Ho bisogno di un giorno di riposo, di rilassarmi un attimo». Ma a dimettersi non sembra pensarci proprio. I suoi post collezionano migliaia di commenti. Molti sono spietati («Ti facevano comodo 2.700 euro al mese e adesso che non ti puoi candidare fai tutta questa scena?»... Sei un quaqquaraqquà...»), ma tantissimi sono quelli che lo incoraggiano ad andare avanti («Bravo, tieni duro... Hai sollevato un problema che chi è nel Movimento conosce e condivide... Vogliamo una vera democrazia..»).

Forse cercherà di giocarsela, Favia, anche se è difficile immaginare che la possa spuntare con Grillo. La resa dei conti ci sarà tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, quando si terranno nelle 9 province emiliano-romagnole le assemblee semestrali in cui i 2 eletti in Regione - Favia e Andrea Defranceschi - si sottoporranno alla valutazione degli attivisti. Assemblee a cui partecipa chi dichiara di aver votato M5s, che si concludono con il voto. Se il lavoro del consigliere è apprezzato, gli si conferma la fiducia. Se invece prevalgono i giudizi negativi e i voti di sfiducia, l’eletto si deve dimettere. Subito. Lì si vedrà dunque qual è la forza di Favia, quanto è grande in Emilia-Romagna l’area degli insoddisfatti della democrazia interna, della mancanza di partecipazione e condivisione nella definizione delle scelte politiche e, soprattutto, delle prossime candidature alle politiche.

Il capogruppo in Comune a Bologna, Massimo Bugani, il grillino emiliano più in linea con il comico, immagina con il linguaggio simbolico delle canzoni come andrà a finire. L’aveva già fatto il “capo”, citando le parole di una canzone di De Andrè («La porta è senza serrature, se abbassi la maniglia puoi uscire»). L’allievo diventato discolo si era poi comparso il capo di cenere recitando altri versi del cantautore-poeta («Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior»). Il discepolo da tempo in rotta di collisione con Favia, ricorre a un brano di Guccini: «Io dico addio». In rete qualcuno capisce male, che è Bugani che se ne va. E allora lui precisa: «Ascoltate il testo, si comprende a cosa dico addio». E Guccini addio lo dice «a tutte le vostre cazzate infinite, riflettori e paillettes delle televisioni; alle urla scomposte di politicanti professionisti, a quelle vostre glorie vuote da coglioni». Chiaro, no?

Diversa la posizione della consigliera comunale Federica Salsi, che sta invitando i grillini a raccogliere il senso della denuncia di Favia, che lei ritiene fondata. Ieri ha postato questo commento di una attivista grillina: «Io non li mollo gli espulsi (da Grillo) a cominciare da Boriani. Grazie Favia, sei stato troppo buono, idealista, pulito. Qui non si molla. Io voglio ancora le risposte da Casaleggio e Grillo».

In attesa di capire se potrà «continuare a sognare» oppure no, il ribelle del M5S finisce per far litigare i dirigenti del Pd. In agenzia esce questo commento di Pippo Civati: «Candiderei tutti quelli che credono nella politica e hanno un pensiero libero, come Favia». Immediate le reazioni. «A Bologna si direbbe “c'an esageragna”, non esageriamo - dice il segretario del Pd Raffaele Donini -. Definire libero pensatore chi è costretto a fare battaglia politica nei fuori onda mi sembra un po’ impegnativo». E i giovani democratici ricordano che Favia «ha insultato i nostri militanti alla Festa». Civati è costretto a precisare: «Non voglio candidare Favia».

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