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sabato 6 dicembre 2025

Ora che l'Amico Americano non c'è più e l'Ucraina è persa, che farà l'Europa?


E ora che si fa? Come pensa di uscirne l’Europa? E l’Italia della Meloni divisa tra il sostegno “fino alla fine” alll’Ucraina, l’appoggio di Giorgia al neo-camerata Trump e le magliette pro-Putin di Salvini? Un bel casino, direi. Dove non si sa più bene chi è il nemico, e nemmeno l’amico. E chi siamo noi. Per quattro anni abbiamo mandato quintalate di soldi e armi a Kiev per difendere giustamente l'aggredito ma soprattutto per volere di Biden nella guerra per procura tra Usa e Russia. Ci siamo appecorati all’Amico Americano rinunciando ad avere un ruolo autonomo come Unione europea, a qualsiasi serio tentativo di mediazione e soluzione politica del conflitto. Abbiamo fatto di Zelensky il campione della democrazia e del mondo libero e varato un piano da ottocento miliardi di euro per armarci contro l’Orso Russo che starebbe per invaderci. Convinti che si potesse anche vincere contro Mosca, prima potenza nucleare.

Poi l’Amico Americano è diventato Trump e la realtà si è capovolta. Ha cominciato a flertare con Putin. Tra imperatori o aspiranti tali ci si intende. Tappeti rossi e vigorose strette di mano. Un accordo di “pace imperiale” sbattuto in faccia a chi vorrebbe una "pace giusta”. “Tu, Vlad, ti prendi Crimea e Donbas, io la Groenlandia e il Canada”. “Va bene Donald, ma toglimi Zelensky e i Volenterosi dalle balle, e la Nato dalle porte di casa”. “Ok, ma in Medio Oriente e in America Latina lasci fare a me”. Potere, zone di influenza e affari. Poi Trump che dice a Zelensky, a Von der Leyen, alla Ue, a Macrom, Starmer, Merz: “Avete aspettative irrealistiche sulla guerra in Ucraina. Non avete le carte. Un’ ampia maggioranza in Europa vuole la pace, ma voi questo desiderio non lo traducete in politica perché siete arroccati in governi instabili di minoranza”.

Un colpo tremendo all’Unione Europea e ai leader dei principali paesi europei, ad eccezione di Orban e Meloni. Il primo perché fa da ufficiale di collegamento tra Trump e Putin, la seconda perché è della stessa pasta del “Mondo Maga” e finora l’unica post-fascista capo di governo di un paese fondatore della Ue. Entrambi comunque nazionalisti euroscettici. E, come si sa, cane non mangia cane. 

Insomma, lo scenario che non ti aspettavi. Da un lato c'è lui, The Donald, il più svalvolato e megalomane dei presidenti americani, "il grande pacificatore" che dopo aver messo fine a otto guerre (così sostiene) ha fatto carte false per avere il Nobel per la pace ma si è dovuto accontentare della medaglia sostitutiva che ieri gli ha messo al collo il capo del calcio mondiale, lo svizzero con cittadinanza italiana Gianni Infantino, presidente della Fifa e altro grande amico dei dittatori. Dall'altro c'è la nuova strategia Usa enunciata nel documento “National security strategy” che vede l’Europa e in particolare l'Unione europea non più come alleato ma come entità avversa, sfruttaterice dell'America e  nemica delle libertà e del popolo, considera l'Alleanza atlantica (Nato) ormai un peso e l'immigrazione come il male assoluto da combattere.

Gli States che per ottant’anni sono stati la guida dell’Occidente capitalistico e della democrazia, i gendarmi del mondo libero e l’ombrello sotto cui si è riparata l’Europa, ora ci vogliono abbandonare. Predicano la pace ma vogliono un altro ordine mondiale fondato sulla potenza (la loro) e sul nazionalismo che da sempre è padre di tutte le guerre. Sono gli Stati Uniti ma lavorano per gli Stati Nazione, in cui ognuno pone i propri interessi al di sopra delle unioni, degli organismi e dei trattati sovrannazionali, che – dicono – “hanno ormai fatto il loro tempo”.

L’imperatore Trump immagina questo Nuovo Ordine in blocchi egemoni che si affrontano per mediare in modo transazionale i propri interessi di potere e denaro, con buona pace del multilateralismo. In altre parole, vuole spartirsi il mondo in zone di influenza, in accordo diretto con gli altri suoi simili (Putin, Xi Jinping, Erdogan), con i quali medita di fare molti affari. E il vicepresidente Vance, il predicatore messianico, questro Nuovo Mondo lo immagina con nazioni sovrane costruite su basi identitarie, religiose, perfino etniche, (con la difesa della razza fino a ieri confinata negli angoli più oscuri della storia che diventa politica ufficiale degli Usa), naturalmente depurato dall’immigrazione “irregolare”.

Entrambi, e come loro Elon Musk, lo vogliono fare, questo mondo dei ricchi e potenti, sostenendo sfacciatamente in Europa "i partiti patriottici" e i loro leader, a cominciare da quelli dell'estrema destra sovranista, identitaria, post-fascista e anche neo-nazista (il partito della Meloni in Italia, il Rassemblement national di Le Pen e Bardella in Francia, l’Afd in Germania, Reforme Uk di Farage in Inghilterra, Diritto e Giustizia in Polonia, Fidesz di Orban in Ungheria). In questo contesto l’Unione Europea, per la Nuova America, è la nemica della sovranità delle Nazioni e la “promotrice attraverso sconsiderate politiche migratorie, di una cancellazione della civiltà occidentale”. Una visione che definire neo-imperialista e suprematista è riduttivo. Ma anche una ingerenza geopolitica incredibile. Una cosa mai vista prima. Solo la Meloni, in questa situazione, riesce a "non vedere incrinature tra Usa e Ue”.

Come ne uscirà l’Europa, ci chiedevamo? E come pensano di affrontare questo nuovo scenario le forze politiche che in Europa si richiamano alla sinistra? Continuando a puntare sul riarmo e sull’economia di guerra? E contro chi? Contro l’Orso Russo o anche contro l’Amico Americano diventato nemico, forse perfino più insidioso di Putin? Io credo che sarebbe folle insistere su quella strada. Più che le armi, le posture muscolari, il ritorno alla naja, credo che servirebbe un pensiero. Un nuovo pensiero politico europeo. Il coraggio di rilanciare il sogno degli Stati Uniti d’Europa. Difficile da trovare nell’Europa pervasa dai nazionalismi, che vira verso le democrature se non verso nuovi regimi autoritari. 

Ma almeno la sinistra ci potrebbe provare. Partendo semmai (può sembrare paradossale ma non lo è affatto) dal documento più di sinistra che io oggi vedo sul mercato: la nota pastorale diffusa ieri dalla Conferenza episcopale italiana, “Educare a una pace disarmata e disarmante”. Ci sono molti concetti e spunti interessanti, proposte di buon senso, condivisibili. Qualche titolo: la pace e il disarmo obiettivi strategici, no al piano Von der Leyen e alla logica della forza che produce solo altra forza contrapposta, no a nuove escalation della tecnologia militare e nucleare, necessità di formare le coscienze per uscire dalla logica della guerra, distinguere tra difesa europea e riarmo, costituzione di una agenzia unica per il controllo dell'industria militare e del commercio di armi, rinforzo della legge 185 del 1990 contro il traffico di armamenti, boicottaggio delle entità finanziarie che investono in war bond, basta stellette per i cappellani militari, servizio civile obbligatorio. Al tempo stesso rilancio dell'Unione Europea, delle politiche sociali, contrasto alle diseguaglianze, alla crisi climatica, contrasto a tutte le discriminazioni all'ntisemitismo e all'islamofobia, alla disinformazione, sì invece alle politiche di inclusione, integrazione, solidarietà e cooperazione internazionale I capi della nostra sinistra potrebbero cominciare da lì. O candidare il Matteo buono, il presidente della Cei e cardinale di Bologna Matteo Zuppi, a capo dell'opposizione. 

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