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venerdì 21 ottobre 2022

Eccidio di Vigorso, Fiesso e Medicina: le storie delle vittime e le vite delle loro famiglie che vorrei ricostruire

 

La cerimonia al cimitero di Castenaso con i sopravvissuti
Mario Neri e Imelde Tassoni tra i ragazzi delle scuole

C'erano i ragazzi delle scuole medie e superiori questa mattina, prima al cimitero di Castenaso poi davanti alla lapide nel podere Mazzacavallo, nella campagna di Vigorso, dove cominciò la strage. C'erano sindaci e assessori dei tre comuni interessati, storici, autorità civili e militari. E c'erano due protagonisti ancora viventi di quei fatti accaduti tra il 21 e il 22 ottobre 1944, 78 anni fa: Mario Neri, classe 1926, partigiano della Quarta Brigata Venturoli Garibaldi con il nome di battaglia “Mas”, sopravvissuto alla battaglia e alla prigionia, e Imelde Tassoni, 99 anni, che in quei giorni perse il fratello Giovanni, caduto nel combattimento a Vigorso, e il cugino Paolo, fucilato il giorno dopo a Medicina.

L'eccidio di Vigorso, Fiesso e Medicina è stato uno dei maggiori massacri avvenuti nella pianura bolognese: sedici partigiani e sette civili uccisi, alcuni dopo terribili sevizie.
I fatti. Siamo nell'autunno del 1944. L'avanzata degli Alleati, attestati sulla linea del fiume Senio, tra Imola e Castel Bolognese, sembra imminente. Il Comitato di liberazione nazionale ha ordinato lo stato di mobilitazione generale. I partigiani vogliono essere in prima fila a liberare Bologna. Dai monti gli uomini delle Brigate Garibaldi scendono in pianura e si attestano nei dintorni della città. La sera del 20 ottobre una cinquantina di partigiani arrivano nella campagna di Vigorso, nel comune di Budrio. Hanno necessità di trovare un rifugio sicuro per la notte e decidono di fermarsi al podere Mazzacavallo della famiglia Maccagnani, una casa colonica in posizione isolata e abitata soprattutto da donne, per questo considerata più al riparo da eventuali sortite dei nazifascisti.

Ma all'alba di sabato 21 ottobre, mentre sta piovendo forte, una colonna tedesca, forse per una spiata o forse per un aver imboccato la strada sbagliata, arriva al podere. Aggirandosi nell'aia, i soldati scoprono sotto una catasta di fascine delle armi. Decidono allora di far uscire tutti gli abitanti: le sorelle Ida, Enrica, Emma e Giuseppina, Maccagnani, quest'ultima da poco lì sfollata col marito Celestino Gabrielli, e la famiglia Galletti composta da Ivo, dalla moglie Chiara Poluzzi e dalla figlia 17enne Anna Teresa. Poi cominciano ad ispezionare i vari edifici:. Una trentina di partigiani si sono nascosti nel fienile. Scoperti, cominciano a sparare. Comincia una battaglia che si protrarrà per ore, seguita da un altro scontro armato a Fiesso, da arresti e da un vasto rastrellamento di civili.

Il podere Mazzacavallo a Vigorso dove cominciò l'eccidio
Seguendo la strategia Kesselring della "guerra totale" che non fa distinzioni tra soldati e civili, sfociata poche settimane prima nello sterminio di massa a Monte Sole (più di settecento civili uccisi), i tedeschi incendiano tutti gli edifici del podere Mazzacavallo e decidono di uccidere tutti i civili, colpevoli di aver ospitato i partigiani. Prima vengono assassinati gli uomini: Ivo Galletti lo impiccano a un albero poi gli danno fuoco, Celestino Gabrielli lo ammazzano a colpi di calcio di fucile. Poi, dopo averle fatte assistere all'assassinio dei loro cari, i nazisti fucilano sul posto le cinque donne. Chiara Poluzzi, soltanto ferita, sopravviverà. La figlia Anna Teresa, pure lei gravemente ferita, morirà poche ore dopo.
Nella battaglia tra Vigorso e Fiesso cadono i partigiani Medardo Bottonelli, Carlo Casarini, Ilario Giuliani, Enzo Melloni, Mario Pirini, Giovanni Tassoni, Modesto Zanetti ed Enzo Zuffi e un numero imprecisato di tedeschi. Diversi i feriti e i prigionieri. Otto di loro vengono imprigionati a Medicina in un luogo preposto dai nazifascisti a sevizie e torture chiamato ancora oggi "Villa Triste", dove la mattina del giorno dopo vengono fucilati. Si chiamavano Bruno Collina, Armandino Grossi, Libero Nardi, Guerrino Negrini, Spartaco Rossi, Dante Scagliarini, Bruno Stagni e Paolo Tassoni.
 
La storiografia di quell'orrenda strage è ampiamente nota. Sono invece ancora poco conosciute le storie di chi visse quei giorni terribili: i partigiani, i civili e vite delle rispettive famiglie. Per questo sto cercando elementi utili a ricostruirle. Se tra voi che leggete questo post c'è chi conosce parenti di qualcuna delle 23 vittime o sa dell'esistenza di diari, testimonianze, ricordi privati, può scrivermi in privato.

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