La cerimonia al cimitero di Castenaso con i sopravvissuti Mario Neri e Imelde Tassoni tra i ragazzi delle scuole |
C'erano i ragazzi delle scuole medie e superiori questa mattina, prima al cimitero di Castenaso poi davanti alla lapide nel podere Mazzacavallo, nella campagna di Vigorso, dove cominciò la strage. C'erano sindaci e assessori dei tre comuni interessati, storici, autorità civili e militari. E c'erano due protagonisti ancora viventi di quei fatti accaduti tra il 21 e il 22 ottobre 1944, 78 anni fa: Mario Neri, classe 1926, partigiano della Quarta Brigata Venturoli Garibaldi con il nome di battaglia “Mas”, sopravvissuto alla battaglia e alla prigionia, e Imelde Tassoni, 99 anni, che in quei giorni perse il fratello Giovanni, caduto nel combattimento a Vigorso, e il cugino Paolo, fucilato il giorno dopo a Medicina.
L'eccidio di Vigorso, Fiesso e Medicina è stato uno dei maggiori massacri avvenuti nella pianura bolognese: sedici partigiani e sette civili uccisi, alcuni dopo terribili sevizie.I fatti. Siamo nell'autunno del 1944. L'avanzata degli Alleati, attestati sulla linea del fiume Senio, tra Imola e Castel Bolognese, sembra imminente. Il Comitato di liberazione nazionale ha ordinato lo stato di mobilitazione generale. I partigiani vogliono essere in prima fila a liberare Bologna. Dai monti gli uomini delle Brigate Garibaldi scendono in pianura e si attestano nei dintorni della città. La sera del 20 ottobre una cinquantina di partigiani arrivano nella campagna di Vigorso, nel comune di Budrio. Hanno necessità di trovare un rifugio sicuro per la notte e decidono di fermarsi al podere Mazzacavallo della famiglia Maccagnani, una casa colonica in posizione isolata e abitata soprattutto da donne, per questo considerata più al riparo da eventuali sortite dei nazifascisti.
Ma all'alba di sabato 21 ottobre, mentre sta piovendo forte, una colonna tedesca, forse per una spiata o forse per un aver imboccato la strada sbagliata, arriva al podere. Aggirandosi nell'aia, i soldati scoprono sotto una catasta di fascine delle armi. Decidono allora di far uscire tutti gli abitanti: le sorelle Ida, Enrica, Emma e Giuseppina, Maccagnani, quest'ultima da poco lì sfollata col marito Celestino Gabrielli, e la famiglia Galletti composta da Ivo, dalla moglie Chiara Poluzzi e dalla figlia 17enne Anna Teresa. Poi cominciano ad ispezionare i vari edifici:. Una trentina di partigiani si sono nascosti nel fienile. Scoperti, cominciano a sparare. Comincia una battaglia che si protrarrà per ore, seguita da un altro scontro armato a Fiesso, da arresti e da un vasto rastrellamento di civili.
Il podere Mazzacavallo a Vigorso dove cominciò l'eccidio |
La storiografia di quell'orrenda strage è ampiamente nota. Sono invece ancora poco conosciute le storie di chi visse quei giorni terribili: i partigiani, i civili e vite delle rispettive famiglie. Per questo sto cercando elementi utili a ricostruirle. Se tra voi che leggete questo post c'è chi conosce parenti di qualcuna delle 23 vittime o sa dell'esistenza di diari, testimonianze, ricordi privati, può scrivermi in privato.
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