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giovedì 27 maggio 2021

Bologna, l'operazione Conti per spaccare il Pd e scardinare l'alleanza tra Sinistra, Dem e Cinquestelle. La renziana lavora a una sua lista per tentare il Guazzaloca bis

 

Elisabetta Gualmini e Isabella Conti

Prima l'operazione Conte. Ora l'operazione Conti. Le elezioni comunali di Bologna appaiono sempre più il secondo step della partita che Lo Renz d'Arabia sta giocando nel tentativo di non scomparire e riconquistare il centro della scena. A Roma ha fatto cadere il premier per impedire al governo giallorosso di consolidarsi politicamente e gestire i 235 miliardi del "Next Generation Eu". A Bologna ha lanciato la sindaca di San Lazzaro per spaccare il Pd e fare naufragare definitivamente il progetto dell'alleanza tra Sinistra, Democratici e Cinquestelle. "Bologna è la capitale della sinistra. Se vince la renziana Conti salta per aria il Pd", sintetizza efficacemente il politologo Piero Ignazi.

Più ci si inoltra nelle primarie farse del centrosinistra, più si colgono la strumentalità della candidatura di Isabella Conti e i molti paradossi della corsa ai gazebo del 20 giugno prossimo. Dovrebbero essere primarie di coalizione ma la coalizione non c'è. I Cinquestelle hanno deciso di non partecipare. Aspettano l'esito e staranno col centrosinistra solo se vincerà il candidato del Pd Matteo Lepore, sostenuto dalla sinistra (mondo del lavoro, circoli Arci, associazionismo, volontariato, Sardine). La sinistra-sinistra di Coraggiosa e Coalizione Civica ha aderito, ma ci sono molti dubbi che in caso di vittoria di Conti possa poi sostenerla alle elezioni vere. Stessa cosa, ma all'incontrario, per Italia Viva nel caso di vittoria di Lepore. I Verdi hanno annunciato che parteciperanno e sosterranno la renziana. Poi però si è scoperto che all'assemblea c’erano in tutto 35 persone, 18 hanno votato Conti e gli altri 17 hanno preso le distanze o si sono dimessi denunciando inganni e scorrettezze nel voto. In standby stanno anche Azione di Calenda e i centristi di Bologna civica (i commercianti di Giancarlo Tonelli, i casiniani dell'ex ministro Gian Luca Galletti): solo se vincerà Conti potrebbero entrare in coalizione.

Alla finestra sta soprattutto il centrodestra, che tifa per la sindaca sperando in un Giorgio Guazzaloca bis, il sindaco civico che nel 1999 grazie alle divisioni nei Ds espugnò Bologna. E il Pd oggi è ancor più diviso dei Ds di allora, con metà partito già schierato con Conti: gli assessori Lombardo e Aitini - quest'ultimo era il segretario cittadino dei Dem - l'ex segretario della federazione Critelli, il consigliere regionale Paruolo, l'europarlamentare Gualmini, tanto per citarne alcuni. La Conti, dal canto suo, cerca di smarcarsi da Renzi, dice "corro da indipendente, non sono renziana ma isabelliana", si è dimessa dalle cariche nazionali che aveva in Italia Viva ma finora si è ben guardata di uscire dal partitino di Renzi e di dire parole chiare sul Rinascimento arabo e l'Autogrill. Intanto sta lavorando a una sua lista per le elezioni vere. In caso di sconfitta alle primarie, la lista appoggerebbe il centrosinistra solo a patto che nella coalizione non ci siano gli stellati. In caso di vittoria ha già fatto sapere che per loro nella sua giunta non ci sarà posto.

Aut aut che fanno pensare all'idea, finora non confermata, di andare in ogni caso con la sua lista "isabelliana" alle elezioni vere. "Non ho ancora deciso se tornerò a fare la sindaca a San Lazzaro in caso di sconfitta alle primarie", ha detto, sorvolando sui tre anni di mandato che avrebbe ancora nel Comune dove è stata rieletta con l'80% dei voti che dimettendosi porterebbe al commissariamento e a elezioni anticipate. Se deciderà di correre comunque a Bologna, la sua lista potrebbe diventare il cavallo di troia dentro il quale il centrodestra si nasconderebbe per tentare il Guazzaloca bis.

"Faccio fatica a vedere Conti come una parte del centrosinistra - dice Ignazi - la sua è un'operazione politica per mettere in difficoltà il Pd non per costruire un'alleanza". E aggiunge: "Non vedo quale sia lo spazio di coalizione che possa unire i partiti di Letta e Renzi. Mi sembra invece chiaro che Conti ha il sostegno del centrodestra". 

Dubbi e interrogativi alimentati anche dalle buone dosi di veleno che Conti - dopo aver annunciato una "campagna gentile" - sta spargendo sulle primarie. Si dipinge come la candidata del popolo contro i poteri forti che sarebbero rappresentati da Lepore. Accusa di "machismo" chi la definisce renziana. Denuncia "attacchi misogini" da parte del Pd e la "Sindrome di Cenerentola" delle donne che col Pd hanno raggiunto ruoli di rilievo "solo perché gregarie di qualche capobastone". Sfruttando l'endorsement della figlia di Maurizio Cevenini (il "sindaco dello stadio" che nove anni fa si suicidò dopo aver forzosamente rinunciato alla corsa da sindaco della città) e le sue accuse al Pd per come trattò allora suo padre, tenta di accreditarsi come l'erede politica del "Cev" e lascia intendere di avere perfino la benedizione del vescovo di Bologna, il cardinale Zuppi. E già che c'è si assolve per il peccatuccio di essere stata beccata e fotografata a pranzo al chiuso dove non si poteva per le restrizioni Covid: "E' stato un attimo, fuori pioveva, comunque mi scuso".

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