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lunedì 27 luglio 2020

Questo 2 agosto senza "la voce del silenzio"



La vicenda la conoscete. Per il quarantennale della strage del 2 agosto 1980 il Comune e la Prefettura, per paura o con la scusa del Covid hanno deciso di non autorizzare il tradizionale corteo lungo via Indipendenza e la manifestazione nel piazzale delle Medaglie d'Oro, di fronte alla Stazione, con il minuto di silenzio all'ora dello scoppio, le 10.25, al fischio del locomotore: il momento più sentito e toccante che ogni anno stringe la città ai famigliari delle vittime e rilancia la richiesta di verità e giustizia. La cerimonia, hanno stabilito, quest'anno si svolgerà tutta in Piazza Maggiore, con appena un migliaio di posti disponibili su prenotazione come al cinema. Lì si terrano i discorsi ufficiali e sempre lì, non nel luogo della strage, risuonerà anche il fischio del treno. Poi una delegazione di famigliari delle vittime sarà portata in autobus fino alla Stazione per un breve raccoglimento davanti alla lapide nella sala d'aspetti di seconda classe. 

A me questa scelta delle istituzioni è sembrata un grave errore. Non solo per le evidenti contraddizioni tra il no al 2 agosto e il sì alla processione della Madonna di San Luca (a maggio, in piena emergenza pandemia), alle "notti rosa" in Riviera, ai treni e ai bus affollati, a tutto quello che è soldi e business: gli assembramenti non autorizzati ma tollerati all'ora dell'aperitivo, le movide notturne in città, gli affollamenti nei locali, alle feste all'aperto e nelle spiagge. Ma perchè non ha colto quel sentire profondo e diffuso che lega Bologna al ricordo della strage e alle persone che l'hanno subita (85 morti, 200 feriti), che a quarant'anni di distanza fa ancora andare in vacanza i bolognesi solo dal 3 di agosto, che vuole spingere la politica a scoperchiare con i fatti e non con le parole la pentola maleodorante dei segreti di Stato e la magistratura a scoprire i mandanti della strage, ora che la verità sembra finalmente a portata di mano. Un sentire diffuso che ritiene quel rito non solo insopprimibile, ma anche compatibile con le regole di sicurezza sanitaria imposte dal virus. Confidando anche sulla compostezza e sul senso civico dei poartecipanti.

Per questo ho promosso sui social l'iniziativa "IL 2 AGOSTO VOGLIO ESSERCI", che il network Globalist https://www.globalist.it/ ha raccolto lanciando una campagna che va avanti da una decina di giorni, che ha raccolto le voci di chi non accetta che si spenga così il 2 agosto e teme che questa limitazione "contingente" possa fare da apripista a  stravolgimenti prossimi venturi della commemorazione. Tra questi ci sono i famigliari delle vittime - che sono stati messi davanti al fatto compiuto e hanno subito a malincuore la decisione del Comune - e personaggi simbolo della strage, come l'autista dell'autobus 37, Agide Melloni, come l'ex presidente dell'Assemblea legislativa regionale, Simonetta Saliera, e soprattutto come Matteo Belli, l'attore e regista teatrale che negli ultimi tre anni è stato l'anima artistica del 2 agosto. 

A Belli avevo chiesto un contributo per questa campagna e lui ha scritto un bellissimo  pezzo https://www.globalist.it/news/2020/07/25/il-2-agosto-si-permetta-il-corteo-silenzioso-per-il-ricordo-della-strage-di-bologna-2062399.html per Globalist, che poi è stato ripreso integralmente in una intervista su Repubblica Bologna. Un intervento importante e anche coraggioso, favorevole a rinnovare anche quest'anno quel rito unico che lui descrive così bene. Che si è aggiunto a molte altre voci a favore dell'apertura alla manifestazione, che potete leggere in questo speciale   https://www.globalist.it/news/2020/07/21/strage-di-bologna-per-non-dimenticare-2062158.html.

Ma tutto questo non è bastato a far cambiare idea al Comune e alla Prefettura. Il Comune non ha nemmeno risposto alle mail che diversi cittadini hanno inviato per chiedere cosa dovevano fare per poter partecipare. E lunedì 27 luglio ha diffuso il programma definitivo del 2 agosto con la conferma del no al corteo e al raccoglimento in stazione.

Il sindaco Merola, rispondendo a chi "legittimamente ha chiesto di poter svolgere anche quest’anno il tradizionale corteo", ha detto di aver "voluto adottare l’atteggiamento più prudente possibile" E di averlo fatto "proprio per quello che è in gioco in quella giornata, in questo straordinario rito laico che ogni anno Bologna celebra". "Credo che come istituzioni - ha aggiunto - abbiamo il dovere di partire dall’atteggiamento più prudente possibile perché abbiamo il dovere di dare l’esempio. Anche se è una scelta dolorosa".

Una scelta che alla fine ha avuto anche l'assenso del presidente dell'Associazione dei famigliari, Paolo Bolognesi, che contrariamente da quanto aveva dichiarato a Globalist e a Repubblica nei giorni scorsi ("noi vorremmo sfilare ma c'è chi rema contro") ha commentato: "Bisogna essere realisti: quando si è deciso di non fare il corteo la situazione era forse migliore di quanto sia ora, in cui vediamo un aumento dei focolai e una diminuzione dell'età media dei contagiati, per cui credo proprio che il corteo sia un rischio che non possiamo correre" 

Prudenza doverosa o mancanza di volontà e coraggio per far ascoltare anche al tempo del Covid quella "voce del silenzio" di cui parla Matteo Belli? Personalmente, penso che chi continua a reprimere quella voce abbia torto e chi la vorrebbe far sentire abbia ragione. Mi piace pensare che domenica 2 agosto, autorizzati o no, saremo in parecchi a far sentire la nostra vicinanza fisica e non solo virtuale ai famigliari delle vittime, a rilanciare la nostra richiesta di verità e giustizia sulla strage fascista più orrenda, quarant'anni dopo, ora che anche le indagini sui mandanti sembrano finalmente a una svolta. E mi piace immaginare che lo faremo in Piazza Maggiore, lungo via Indipendenza e davanti alla stazione, come sempre, alle 10.25.  



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