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martedì 21 ottobre 2014

Modena, il Comune e la selezione beffa dei giornalisti

Errare è umano, perseverare è diabolico. Soprattutto sul lavoro quando di lavoro non ce n'è neanche a cercarlo col lanternino. Men che meno se si tratta di giornalisti, con gli editori che invece di assumere licenziano, e con i concorsi e le selezioni delle pubbliche amministrazioni che sono merce sempre più rara.

Ragion per cui diventa una notiziona che il Comune di Modena faccia due bandi e metta in palio tre contratti libero professionali e due cococo, com'è accaduto a settembre. Appena pubblicati, sul web ci si chiedeva: "Saranno selezioni vere, questa volta?".

Il precedente del 2013
Sì, perché già nel gennaio 2013 il Comune di Modena aveva fatto un'altra selezione: quella volta per due cococo della durata di 20 mesi, egregiamente retribuiti (4.000 euro lordi al mese per il vice capo ufficio stampa, 3.000 per l'addetto stampa semplice).

Ci furono 324 domande da tutt'Italia. Una commissione, di cui faceva parte anche il capo ufficio stampa del Comune, che è anche il presidente dell'associazione dei giornalisti modenesi, ne selezionò una dozzina. I "fortunati" furono chiamati a un colloquio, che però fu soltanto un pro-forma, senza entrare nel merito delle competenze e senza testare le capacità lavorative.

Non furono assegnati punteggi, non ci furono graduatorie, vincitori e vinti. Qualche giorno dopo, sul sito del Comune apparvero però le determine per l'affidamento degli incarichi: i prescelti risultarono. il vice capo ufficio stampa uscente e l'addetto stampa uscente.

La denuncia e le ritorsioni
Dunque, il Comune aveva messo in piedi tutto quell'"ambaradan" per confermare nell'incarico quelli che c'erano già. La cosa fece abbastanza scalpore. Il sottoscritto, che all'epoca era consigliere nazionale dell'Ordine e che in precedenza aveva condotto una lunga battaglia contro la "concorsopoli" delle pubbliche amministrazioni per la scelta dei giornalisti, denunciò la "selezione beffa". La cosa a qualcuno diede fastidio.

E quando fu il momento di decidere le nuove candidature per l'Ordine, sul mio nome, guarda caso, scattò l'ostracismo da parte di non meglio precisati "colleghi modenesi" e di loro alleati nelle urne. Visto quel che l'Ordine (non) ha combinato e (non) sta combinando, non è stato un gran male. Ma tant'è.

Errare è umano, perseverare è diabolico
Comunque sia, si sperava che questa volta, per la scelta del nuovo capo ufficio stampa (contratto da 180mila euro lordi per 27 mesi) , di due addetti stampa (123.750 euro per 27 mesi) e di due cococo da tre mesi, la selezione fosse vera. E invece no. Peggio della volta scorsa. La selezione ha confermato come capo ufficio stampa lo stesso che c'era prima, che poi è sempre il presidente dei giornalisti modenesi, e come addetti stampa due colleghe e un collega che già lo facevano. Soltanto per l'ultimo cococo il posto è ancora in ballo, ma solo perché il prescelto ha rinunciato.

Una strana procedura di selezione…
I nuovi contratti sono diventati operativi dal 1 ottobre. Il Comune, fino a oggi, 21 ottobre, non ne ha dato notizia. Chi ha fatto domanda e mandato i curriculum, anche per posta certificata, non ha avuto alcuna risposta e comunicazione dell'esito della selezione. Solo dal gruppo Giornalisti Modena si apprende che ci sono state 48 candidature per l'incarico di capo ufficio stampa e 58 per addetto stampa. E che i curriculum sono stati valutati da due distinte commissioni, a quanto pare questa volta senza preselezioni e colloqui, composte da un dirigente del settore finanziario, dal responsabile dello staff dl sindaco e da un "esperto esterno", che nell'un caso era il direttore dell'ufficio stampa della Regione Emilia-Romagna e, nell'altro caso, il capo ufficio stampa della Provincia di Modena.

… Per confermare gli incarichi esistenti
Che dire? Congratulazioni sincere ai colleghi prescelti. Ma qualche domanda all'Amministrazione comunale è d'obbligo. Quanti giornalisti ha preso in giro questa volta il Comune? Quali sono stati i criteri per valutare i curriculum per l'affidamento dei tre "incarichi libero professionali" e dei due cococo esterni? Perché è mancata la trasparenza sulla gestione e l'esito della selezione? Domande inutili, ovviamente. Giacchè la selezione, questa volta come la volta scorsa, era stata indetta, evidentemente, per confermare nell'incarico i colleghi che già lavoravano all'ufficio stampa.

Il coraggio di scegliere che il Comune non ha avuto
Il che è legittimo, intendiamoci. Quanti colleghi lavorano negli uffici stampi con contratti precari perchè nella Pubblica amministrazione non si fanno i concorsi per i giornalisti? Inoltre, quasi sempre si tratta di incarichi "fiduciari", per i quali esiste pure un apposito articolo (il 110 del testo unico degli enti locali, se non sbaglio) che consente la chiamata diretta. Perchè, allora, costruire tutta questa sceneggiata? Perchè scomodare e illudere decine di giornalisti alla ricerca disperata di un lavoro in una selezione pubblica il cui esito è già deciso in partenza? Non sarà che l'Amministrazione, o chi per lei, ha voluto solo "pararsi il sedere" di fronte a possibili contestazioni? O fare, ipocritamente, la prima della classe ("vedete, noi gli incarichi li diamo attraverso selezioni pubbliche..") solo a uso e consumo dell'opinione pubblica?

Così si alimenta "concorsopoli"
Per quel che ne so, la legge, che pure è stata più volte modificata per scoraggiare il ricorso agli incarichi esterni, non obbliga affatto alla selezione pubblica. Se non sbaglio, le norme sugli incarichi professionali esterni parlano solo di "comparazione" dei profili. E quindi lasciano a chi vuole scegliere o confermare quelle professionalità ampi spazi di manovra per gestire la questione, in modo sempre discrezionale ma almeno più intelligente e meno sfrontato. Solo con quel po' di coraggio che è richiesto a chi si deve assumere le responsabilità di una scelta. Senza prendere per i fondelli una marea di persone. L'alternativa sono i concorsi e le selezioni pubbliche. Quelli veri, però.

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