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lunedì 20 gennaio 2014

Dal Porcellum all'Italicum: pregi e limiti dell'accordo sulla riforma elettorale

Sistema spagnolo corretto, l’Italicum, su base proporzionale con soglie di sbarramento alte, premio di maggioranza e eventuale doppio turno elettorale “eventuale” per chi non superasse l’asticella del 35%. Conferma delle liste bloccate, dell’abolizione del Senato, della modifica del Titolo V della Costituzione e della riduzione delle indennità ai consiglieri regionali. Sono questi i cardini dell’accordo tra Pd, Forza Italia, Nuovo centro destra e Scelta civica, con il placet del premier Enrico Letta, presentate oggi, lunedì 20 gennaio, alla direzione Pd da Matteo Renzi. 

L'altro ieri scrivevo in questo blog che prima di pagare moneta era meglio vedere cammello
Ora si può dire che il cammello "renzusconi", considerando la composizione del Parlamento e i rapporti di forza attuali, è un po' meno deforme di quello che sembrava, anche se restano alcune perplessità di fondo sulla bontà e sull'efficacia del nuovo impianto.

Si al ballottaggio, no alle preferenze.
Alle molte critiche e obiezioni giunte nei giorni scorsi, il segretario del Pd risponde “correggendo” le anticipazioni che escludevano il doppio turno e facevano dell’Italicum un Porcellum-bis, ma non cede alle pressioni per la scelta dei candidati da parte degli elettori, confermando il no alle preferenze e concedendo soltanto un impegno (del Pd) alle primarie e alla parità di genere per la scelta dei candidati che dovrebbe attenuare il rischio di riproporre un Parlamento di nominati.

L’accordo, a caldo, appare così una mediazione più accettabile, anche se non del tutto convincente sulla possibilità di far contare di più gli elettori e riavvicinare i cittadini alla politica.

Abolizione del Senato e delle indennità.
Nei dettagli, l’intesa ora al voto della direzione, e che avrebbe già il via libera della maggioranza di governo, prevede, innanzitutto, la sostituzione del Senato con la Camera delle autonomie, senza più l’elezione diretta dei membri, con abolizione delle indennità di carica. 

Parallelamente verrebbero ridotte le indennità dei consiglieri regionali, fino a parificarle allo stipendio dei sindaci dei Comuni capoluogo (5-7mila euro netti al mese, mediamente, contro i 5-15mila di adesso, a seconda delle Regioni), con superamento del finanziamento all’attività dei gruppi consiliari, cioè della norma che ha portato a una miriade di inchieste sulle “spese pazze”.
Riforma Titolo V entro maggio.
Entro 15 febbraio il disegno di legge dovrebbe essere presentato al Senato ed entro 25 maggio, prima delle Europee, dovrebbe avere la prima approvazione sempre al Senato. Contestualmente, avvio della riforma del titolo V con eliminazione del principio delle materie concorrenti tra Stato e Regioni e sostanziale ritorno al centralismo dello Stato per alcune materie come energia e turismo.

Dal Porcellum all'Italicum.
Per quanto riguarda la legge elettorale, il sistema spagnolo secco che favorisce i principali partiti e penalizza i piccoli – il più gradito a Renzi – lascia il posto all’Italicum, con una mediazione che porta alla ripartizione nazionale dei seggi, dando così una chance in più ai piccoli partiti ma senza concedere loro potere di ricatto. Una soluzione che non dovrebbe creare eccessivi, ulteriori problemi alla maggioranza e al governo.

La proposta di accordo prevede soglie di sbarramento al 5% per i partiti che si coalizzano, dell’8% per chi va da solo e del 12% per le coalizioni. Prevista poi l’assegnazione di un premio di maggioranza massimo del 18% che assicura alla coalizione vincente da un minimo del 53% a un massimo del 55% dei seggi alla Camera, se raggiungono almeno il 35% dei voti. 

Ballottaggio se non si arriva al 35%.
Se nessuna delle coalizioni raggiunge il 35%, scatta il secondo turno e le due prime coalizioni vanno al ballottaggio senza possibilità di apparentamento. Chi vince prende il 53% dei seggi.

Restano le liste corte bloccate.
Nessuna correzione, invece, per quanto riguarda le preferenze, cioè per la possibilità per gli elettori di votare i candidati: le liste restano bloccate, anche se corte. Saranno i partiti, come ora, a scegliere i 4-6 candidati per circoscrizione. Ma Renzi ipotizza, almeno per il Pd - non si sa se con l’obiettivo di renderle obbligatorie per legge anche per gli altri partiti - le primarie per la scelta dei candidati e la parità di genere nelle liste. Un po' poco, mi sembra, per riconquistare la fiducia degli elettori e riavvicinare i cittadini alla politica.

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