http://espresso.repubblica.it/palazzo/2013/10/02/news/pensioni-d-oro-tutti-i-nomi-1.135600. E' un elenco della vergogna. Soprattutto se paragonato allo stato del Paese di oggi.
Da una parte ci sono gli esodati, i lavoratori che non possono più andare in pensione nemmeno dopo 40 anni (quaranta) di contributi, gli anziani con la minima da fame (5-600 euro), i giovani a cui è stato addirittura tolto un futuro previdenziale. Dall'altro ci sono i nostri politici che con appena due anni da senatore o deputato si portano a casa un vitalizio da 2.000 euro per tutta la vita, parlamentari che dopo due o tre legislature arrivano a incassare 4-5.000 euro al mese, che si sommano ad altre pensioni, sempre vita natural durante.
Un elenco che è lo specchio della mala-politica. Minacciata dall'onda dell'antipolitica che è arrivata a un passo dal travolgerla, la politica ha poi cominciato a tagliarsi i vitalizi. Lo ha fatto per prima in Emilia-Romagna e poi a livello nazionale. Ma sempre per quelli che verranno dopo. "Perchè i diritti acquisiti non si toccano", hanno detto.
Cari deputati, senatori, consiglieri regionali: voi dimenticate che qui non stiamo parlando di diritti acquisiti, bensì di privilegi acquisiti. E io credo che se la politica vuole tornare a conquistare la fiducia del popolo i privilegi li debba cancellare, a cominciare dai suoi.
Io non ho molta fiducia che questo possa avvenire. Soprattutto in tempo di larghe intese. Ma se questo Paese vuole evitare un declino irreversibile e non vuole consegnarsi a Grillo, il problema di tornare dalla mala politica alla buona politica de lo dovrà pur porre.
Per il passato e il presente, banalizzando, io la vedo così. La politica non è solo una nobilissima arte: è l'anima e il motore del vivere in comunità, di un popolo. E' buona quando è spirito di servizio per gli altri, per tutta la società. E' cattiva quando serve solo gli interessi propri e di parte. Quando è stata passione, etica, generosità, sacrificio, il mondo è progredito. Quando è stata potere, ha portato solo guai.
In Italia la generazione che ha fatto la Resistenza, che ha combattuto per portarci fuori dal fascismo e dall'occupazione tedesca, che è cresciuta nella sofferenza e nelle privazioni, ha prodotto una Costituzione invidiabile e una classe politica di grande spessore. Successivamente, per qualche decennio, quell'insegnamento ha tenuto, è stata la stella polare per le nuove generazioni impegnate in politica.
Poi nella trasmissione dai padri ai figli e - soprattutto - nel passaggio dalla povertà alla società del benessere, molto si è via via perso. Fino che a partire dagli anni Ottanta, con l'avvento prima dello yuppismo poi del berlusconismo, la politica ha smesso di pensare al paese e ha pensato, in gran parte, solo a se stessa. Da lì sono cominciati i guai che ci hanno portato oggi ad avere, credo, la peggior classe dirigente d'Europa.
In Italia la generazione che ha fatto la Resistenza, che ha combattuto per portarci fuori dal fascismo e dall'occupazione tedesca, che è cresciuta nella sofferenza e nelle privazioni, ha prodotto una Costituzione invidiabile e una classe politica di grande spessore. Successivamente, per qualche decennio, quell'insegnamento ha tenuto, è stata la stella polare per le nuove generazioni impegnate in politica.
Poi nella trasmissione dai padri ai figli e - soprattutto - nel passaggio dalla povertà alla società del benessere, molto si è via via perso. Fino che a partire dagli anni Ottanta, con l'avvento prima dello yuppismo poi del berlusconismo, la politica ha smesso di pensare al paese e ha pensato, in gran parte, solo a se stessa. Da lì sono cominciati i guai che ci hanno portato oggi ad avere, credo, la peggior classe dirigente d'Europa.
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