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mercoledì 25 settembre 2013

Riecco la malapianta dei "bandi sartoriali" per giornalisti. L'Università di Bologna cerca un capo ufficio stampa e portavoce in barba alla legge 150

Sempre più rari. E per di più quasi sempre illegali. Tanto che i più maliziosi li chiamano "bandi sartoriali", in quanto cuciti addosso ai vincitori predestinati.

Parlo dei concorsi e delle selezioni pubbliche per giornalisti. L'ultimo è il bando dell'Università di Bologna per un incarico di lavoro autonomo di quasi due anni, egregiamente retribuito (134mila euro lordi nel biennio), che scade l'1 ottobre prossimo
http://www.unibo.it/it/ateneo/concorsi-e-selezioni/incarichi-di-collaborazione/2013/avviso-pubblico-di-selezione-per-il-conferimento-di-un-incarico-di-lavoro-autonomo-per-le-funzioni-di-capo-ufficio-stampa-e-portavoce

Un bando che viola la legge 150/2000 sui giornalisti degli uffici stampa pubblici già nel titolo, parlando esplicitamente di un incarico di "capo ufficio stampa e portavoce": due figure, com'è noto, nettamente distinte dalla legge ed incompatibili tra di loro.

Come se non bastasse, per l'ammissione alla selezione vengono richiesti requisiti obbligatori come la laurea, la conoscenza di due lingue, l'iscrizione all'Albo dei giornalisti da almeno 5 anni, almeno tre anni di esperienza giornalistica nella pubblica amministrazione che, in base alla normativa vigente, dovrebbero valere soltanto come eventuale punteggio aggiuntivo, e non come regola per l'accesso. Per l'accesso, infatti, la legge in vigore richiede soltanto l'iscrizione all'Albo.

Tutto, insomma, lascia pensare che si tratti dell'ennesimo bando "ad personam" e dell'ennesima presa in giro per tutti gli altri colleghi che parteciperanno. Il sindacato e l'Ordine non hanno niente da dire al riguardo?

Contro Concorsopoli ho condotto negli anni passati una lunga battaglia nazionale. Ho denunciato decine di situazioni in cui i bandi erano redatti in aperta violazione delle norme che regolano la nostra professione, in cui le selezioni erano cucite addosso senza vergogna al predestinato di turno. Casi in cui (accadde con la Regione Calabria, ad esempio) a chi faceva domanda per il concorso non tornava indietro nemmeno la ricevuta di ritorno della raccomandata.

Una battaglia a suo tempo sostenuta dalla Federazione nazionale della stampa e dall'Ordine regionale, che in due casi (a Trento e a Bologna) hanno sostenuto i ricorsi al Presidente della Repubblica contro quei concorsi "ad personam". In un caso (Trento) il ricorso portò alla riapertura delle iscrizioni al concorso. Nell'altro invece (sempre l'Università di Bologna) fu respinto, ma non nel merito, bensì per una singolare motivazione di copertura economica della delibera.

In tempi più recenti, chi mi segue ricorderà la mia denuncia della selezione pubblica al Comune di Parma che servì a confermare nell'incarico i due colleghi che c'erano già, e che costò tra l'altro a me la ricandidatura al Consiglio nazionale dell'Ordine
http://visanik.blogspot.it/2013/02/aaa-giornalista-cercasi-si-scomodano-in.html

Da quella battaglia contro il malcostume intollerabile dei bandi illegali e delle selezioni pubbliche pilotate dove vincono gli amici degli amici e non i più bravi, è però nato il "bando virtuoso" elaborato dalla Fnsi per "aiutare" le pubbliche amministrazioni a fare bandi almeno rispettosi delle leggi. Un bando che poi, su mia iniziativa, è stato fatto proprio anche dall'Ordine nazionale, proprio per favorire la correttezza normativa e la trasparenza nei concorsi e nelle selezioni della pubblica amministrazione.

Iniziative apprezzabili, rimaste però in gran parte sulla carta. Per questo sarebbe bene che ci fossero colleghi (possibilmente più giovani di me) decisi a non lasciare passare l'ennesima ingiustizia, o truffa ai loro danni. E che sindacato e Ordine rilanciassero la loro battaglia sul tema.


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