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sabato 29 giugno 2013

L'Unità chiude le cronache di Bologna e Firenze: domani l'ultimo numero. I precedenti e le colpe di una sinistra incapace di gestire le aziende editoriali

Domani, domenica 30 giugno, sarà l'ultimo giorno di uscita delle cronache dell'Emilia-Romagna (Bologna) e della Toscana (Firenze). Da quel che si sa, resteranno le due redazioni ma i redattori emiliano-romagnoli e toscani contribuiranno alla realizzazione del giornale nazionale, forse dell'edizione on-line e forse alla stesura di un settimanale in uscita, pare, da settembre.

Non sono previsti, per ora, licenziamenti, ma un aumento del ricorso al contratto di solidarietà per i giornalisti dal 20 al 35%. Sono invece già saltati tutti i contratti a termine (compreso il mio) e cococo, con i collaboratori che in questi ultimi anni col loro lavoro quotidiano hanno permesso l'uscita delle due cronache. E l'azienda, come ringraziamento, li lascia a casa con sette mesi di compensi arretrati da pagare.

La notizia della chiusura delle cronache nemmeno compare nel giornale e nel sito, in puro "stile l'Unità". Ed è il segno dell'assoluta mancanza di attenzione, e anche di rispetto, per i lettori superstiti del giornale fondato da Antonio Gramsci, che per il loro straordinario attaccamento al "marchio" si sarebbero meritati negli anni e meriterebbero ancora oggi ben altro trattamento.

Ma purtroppo questo glorioso giornale, che negli anni d'oro è stato uno dei primi quotidiani italiani (vendeva sulle 200mila copie con punte di 500-700mila la domenica, con la diffusione militante) e palestra di buon giornalismo per tanti colleghi, paga lo scotto di non avere mai avuto un editore vero. E' uno dei disastri compiuti da Pci-Pds-Dc-Pd, da una sinistra e da un movimento cooperativo che, a dispetto della sua forza nel Paese, non ha mai saputo costruire una propria cultura imprenditoriale in campo editoriale, produrre management e direzioni all'altezza delle sfide in questo difficile campo, capaci di coltivare il rapporto potenzialmente fortissimo col proprio pubblico e di gestire con saggezza, competenza ed efficacia le aziende editoriali che ha fatto nascere.

Basta pensare alla chiusura di testate prestigiose come l'Ora di Palermo o Paese Sera. All'incredibile parabola di Ntv-Rete7-E'-Tv che un colosso come Coop non è riuscita a valorizzare e tenersi, cedendola poi all'ex patron del Bologna calcio, Gazzoni Frascara, che a sua volta l'ha venduta all'imprenditore reggiano amico della Curia, Spallanzani (da televisione dei "rossi" a tv "rossoblu", a "televaticano"). Alle Case del Popolo costruite col sacrificio dei militanti che si sono dovute ipotecare o vendere per pagare i debiti de l'Unità. O alla vicenda più recente de L'Informazione-Il Domani, nata dalle ceneri delle vecchie cronache de l'Unità, passata anch'essa dal movimento cooperativo al gruppo Spallanzani, culminata con la chiusura di tre testate e un'altra quarantina di disoccupati.
Si può dire senza timore di smentita che il "partito-editore" non ne ha azzeccata una e che ha toccato il fondo nell'ultimo decennio, con Soru editore de l'Unità. Tanto che oggi il quotidiano è ridotto ai minimi termini, con appena 20mila copie di venduto in edicola, si fa con pochi giornalisti e tante agenzie, e ha perso perciò l'unico patrimonio che ancora si portava sotto la storica testata: la credibilità. Peraltro, tagliando l'unico insediamento che ancora aveva in Emilia-Romagna e Toscana, l'Unità sarà probabilmente destinata a diventare a breve un foglio per le edicole dei telegiornali, ammesso e non concesso che sopravviva.

Certo, l'editoria sta vivendo una crisi epocale, i giornali di carta sono tutti a un passaggio cruciale, rischiano di scomparire per la concorrenza di internet e dei nuovi media, mentre per quelli di partito probabilmente è già finita la stagione. Ma sono del tutto inutili, e direi anche abbastanza irritanti, le dichiarazioni di autorevoli esponenti del Pd che oggi, a babbo morto, esprimono "forte rammarico per la notizia della chiusura delle cronache de l'Unità", assicurano "solidarietà" ai redattori assunti e ancor più a quelli precari, si disperano perchè "da lunedì verrà a mancare una voce importante nel panorama dell'informazione locale", eccetera eccetera. 

Un rito che sa di cerimonia funebre, e che io ho vissuto sulla mia pelle alla fine del 1999, quando da capo-redattore fui costretto, mio malgrado, a fare il "becchino" delle cronache emiliano-romagnole, che però allora avevano ben altra dimensione: tre edizioni (Bologna, Modena, Reggio, ma con l'esperienza di "Mattina" erano state addirittura cinque, con Parma-Piacenza e la Romagna) e 42 giornalisti assunti, più i collaboratori. Ricordo come fosse oggi l'ultimo giorno di lavoro per preparare l'ultimo numero delle cronache, con la vignetta di Bobo, la solidarietà (a parole) di tanti, gli auspici (inutili) al "ritorno al più presto in edicola", le lacrime e le facce buie dei colleghi. Un giorno tristissimo.

Per questo non invidio Gigi Marcucci, Andrea Bonzi, Adriana Comaschi, Chiara Affronte, i redattori superstiti della cronaca di Bologna, a cui mando un bacio e un abbraccio. Per questo dico ai dirigenti del Pd e della sinistra che oggi esprimono la loro contrarietà alla chiusura: cari compagni, dovevate pensarci prima. Dovevate lavorare perchè il partito si desse finalmente una strategia sull'informazione e i media, ad esempio scegliendo di avere "un unico" quotidiano di riferimento e non due com'è adesso (l'Unità ed Europa). Provare a convincere Roma che il residuo insediamento territoriale de l'Unità in Emilia-Romagna e Toscana andava salvaguardato e valorizzato. Cercare o favorire l'ingresso di un editore vero al giornale, e sostenere la nomina di un management competente. E invece, siamo daccapo...




4 commenti:

  1. Condivido parola per parola.Solo chi l'ha provato sulla propria pelle può capire. Un grande in bocca al lupo ai colleghi dell'Unità, assunti e collaboratori. E che il futuro sia dalla loro parte
    Serena Bersani

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  2. Mi dispiace molto. Ho iniziato la mia vita di giornalista quaranta anni fa (oggi sono pensionato dal Messaggero). Studente universitario a Bologna, collaboravo all'Unità nell'infuocato anno 1968. La pagina di Bologna dell'Unità era un punto di riferimento per la battaglia civile e sociale combattuta quotidianamente da studenti e operai.
    Sono sinceramente vicino, con grande solidarietà, a te e ai colleghi.
    Salvatore

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  3. IL COMUNICATO DEL CDR.
    La redazione de l'Unità è in attesa che gli azionisti concludano l'aumento di
    capitale per mettere in sicurezza il giornale, fronteggiare le difficoltà serie
    che attraversa e avviare un suo vero rilancio industriale e di prodotto. Una
    delle condizioni poste come irrinunciabili dalla proprietà e non condivisa
    dalla rappresentanza sindacale è stata la sospensione delle cronache di Bologna
    e Firenze. Da martedì i nostri lettori della Toscana e dell'Emilia e Romagna
    non troveranno in edicola l'inserto, anche se l'intesa che ne prevede la
    chiusura non è stata ancora siglata. L'Unità continuerà a dare conto di queste
    realtà fondamentali per il tessuto sociale, economico, politico e democratico
    del Paese. Grazie all'appoggio dei nostri lettori, delle istituzioni e delle
    realtà politiche e sindacali l'azienda e la direzione si sono impegnate a
    realizzare a partire da settembre un settimanale per ciascuna delle due realtà.
    Il filo vitale che lega l'Unità alla Toscana e all'Emilia e Romagna non si deve
    spezzare. Nel processo di avvio di nuove piattaforme multimediali vi saranno
    finestre dedicate a Firenze e Bologna. Siamo in attesa che si apra un confronto
    di merito con la direzione e con l'azienda sul piano industriale ed editoriale
    per dare concretezza a questi impegni e precisare i termini dell'accordo
    sindacale. I colleghi impegnati nelle due redazioni daranno il loro contributo
    alle pagine nazionali, ma dalle sedi di Bologna e Firenze. Condizione per
    l'accordo con l'azienda è il rispetto dei diritti e delle spettanze di tutti i
    colleghi, comprese quelle dei collaboratori che più di altri hanno pagato il
    prezzo della crisi e che nessuno pensa possano essere cancellate. La redazione
    ha accettato una solidarietà pesantissima, del 35%, pur di salvare l'Unità. Si
    aspetta che la proprietà faccia a pieno la sua parte e che gli impegni al
    rilancio e all'innovazione dell'azienda e della direzione siano concreti e
    praticabili.
    Il Cdr e i fiduciari di redazione di Bologna e Firenze de l'Unità
    Roma 29 giugno 2013

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  4. L'EDITORIALE DEL DIRETTORE, CLAUDIO SARDO.
    La redazione di Bologna e le pagine di cronaca dell’Emilia-Romagna sono
    state nel tempo tra le radici più importanti e robuste de l’Unità.
    Radici nella società, nel giornalismo, nella cultura, nella dimensione
    civica di una delle Regioni che ha segnato il rapporto tra la sinistra e
    il Paese. Queste radici resteranno ben piantate nel terreno e daranno
    nuova linfa al nostro giornale, anche se oggi è l’ultimo giorno in cui
    l’inserto de l’Unità uscirà in questa forma.
    Ragioni di bilancio, e più in generale l’incalzante trasformazione del
    mercato editoriale, ci spingono a innovare. Affrontare un cambiamento è
    sempre difficile: richiede supplementi di coraggio, creatività,
    passione. E ovviamente comporta dei rischi. Noi vogliamo dare ai lettori
    e alla comunità de l’Unità prodotti nuovi, ancora più utili, capaci di
    favorire la partecipazione, l’interazione, di rappresentare al meglio la
    voglia di politica e di civismo, di raccontare i risvolti umani e
    sociali di questa drammatica crisi. Anche per cercare di uscirne
    insieme, in direzione di una maggiore equità e di un sviluppo sostenibile.
    Da domani queste pagine di cronaca si trasformeranno. L’Emilia-Romagna
    sarà più presente nello sfoglio del giornale nazionale. E da settembre
    con l’Unità pubblicheremo un settimanale regionale. Sarà il cuore di una
    rinnovata presenza giornalistica: da qualche settimana stiamo lavorando
    al progetto, nato anzitutto grazie alle sollecitazioni, alla
    solidarietà, all’impegno che tanti - singoli e associazioni - hanno
    manifestato verso il nostro giornale non appena si è affacciata
    l’ipotesi di una chiusura delle pagine locali. Questo abbraccio, questo
    calore, questa considerazione de l’Unità come strumento indispensabile
    delle battaglie sociali ci ha incoraggiato nella ricerca di strumenti
    nuovi, ma ugualmente radicati e capaci di esprimere la pluralità delle
    culture della sinistra.
    Il percorso di risanamento economico del giornale, nel quale siamo
    impegnati, non costituisce impedimento, ma è semmai una condizione di
    crescita e di rilancio del giornale. Sarà nostro compito stare nel
    mercato con i valori di sempre e con le modalità più moderne ed
    efficaci. Siamo convinti che il settimanale arricchirà la relazione
    sentimentale tra l’Unità e l’Emilia-Romagna. E siamo convinti che ci
    aiuterà a ampliare le radici. Il settimanale infatti non resterà solo:
    la nuova stagione de l’Unità, anche a livello nazionale, sarà segnata da
    una maggiore integrazione tra giornale di carta e web. Mentre i valorosi
    colleghi della redazione di Bologna verranno chiamati a dare un maggiore
    contributo alla fattura dell’edizione nazionale, cercheremo tutti
    insieme di fare un salto organizzativa verso la «redazione integrata»,
    con l’impegno contemporaneo dei giornalisti de l’Unità in tutte le
    piattaforme (carta, web, societ network). È la nuova regola del
    giornalismo in tutto il mondo. E questo comporterà anche per
    l’Emilia-Romagna una presenza ulteriore, più impegnativa per qualità e
    quantità, sul sito unita.it. Promuoveremo blog e spazi di
    approfondimento sulla vita di Bologna e dei territori
    emiliano-romagnoli. Apriremo la porta a nuovi protagonisti e testimoni.
    E chiederemo ai nostri collaboratori di seguirci in questo percorso,
    anzi di accendere i riflettori su quella parte di società che non
    rassegna al declino, all’ingiustizia, alla diseguaglianza crescente.
    L’Unità, nella sua storia, ha attraverso tanti passaggi difficili. Ha
    quasi novant’anni e li porta bene. Noi, da oggi, lavoreremo per una
    nuova giovinezza.

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