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giovedì 11 ottobre 2012

La doppia "scivolata" dell'Ordine dei giornalisti

Con 67 voti a favore, 42 contrari e 2 schede bianche, il Consiglio nazionale dell'Ordine ha approvato oggi, giovedì 11 ottobre 2012, il regolamento che disciplina il "governo" della deontologia giornalistica, ovvero la vigilanza sul rispetto delle norme che regolano la professione, la gestione dei procedimenti e delle sanzioni per chi non le rispetta.


Prima di diventare operativo, il regolamento dovrà comunque passare al vaglio del ministro della Giustizia, Severino, che potrà modificarlo. Già oggi, del resto, il regolamento approvato è stato, in pratica, redatto "sotto la dettatura" del Dpr sulle professioni varato dal governo.

Un decreto che non è una riforma. Anzi, che ha ammazzato la riforma della legge istitutiva dell'Ordine e della professione giornalistica proposta dal Consiglio nazionale.
Un regolamento che non piace a nessuno, a cominciare da molti che pure l'hanno votato, anche se i colleghi delle commissioni "ricorsi" e "giuridica" hanno fatto del loro meglio per cercare di limitare i danni.

Un regolamento, infine, che per volontà della maggioranza del Consiglio nazionale e con la complicità di una anomala modalità di voto (si è votato con voto palese non simultaneo, per file, prima una poi l'altra, e con la presidenza che votava per ultima; in almeno un caso questa inedita e poco trasparente pratica ha prodotto un esito dubbio), ha aperto la strada alla possibilità che a giudicare i colleghi responsabili di violazioni della deontologia professionale possano essere anche non giornalisti, ovvero i pubblicisti che non hanno sostenuto l'esame di Stato, non hanno una posizione contributiva Inpgi e non fanno di mestiere i giornalisti.

In conclusione, il Consiglio nazionale dell'Ordine è riuscito nell'impresa di peggiorare la già pessima normativa che sfila all'Ordine il governo della disciplina per affidarla a Consigli esterni di persone che verranno nominate e non più elette dai colleghi. I quali, di default, già si recano in pochissimi alle urne (10-15%) per eleggere noi consiglieri, proprio per la poca credibilità di questo Ordine.

C'è anche, a mio parere, una evidente responsabilità politica del presidente Iacopino e della maggioranza che lo sostiene nella gestione di tutta la partita mancata riforma-regolamento di disciplina. L'Ordine prima ha subito praticamente in silenzio l'affossamento della riforma, poi un Dpr che non riconosce la specificità della nostra professione e avvia un governo esterno della delicata materia disciplinare senza le più elementari garanzie di professionalità e legittimazione dei "giudici". Al contempo, ha assecondato il mantenimento dello status quo, cioè di un Consiglio nazionale di 150 persone e di un Ordine "professionale" che dalla prossima consigliatura vedrà i "professionisti" sorpassati dai pubblicisti, anzichè battersi con determinazione per il "ricongiungimento professionale" (ovvero per aprire un percorso che dia la possibilità ai pubblicisti che fanno di mestiere i giornalisti di diventare professionisti, superando una volta per tutte l'assurda divisione dell'Albo professionale in professionisti e pubblicisti oggi esistente).

In sostanza, quella che si è consulata in questi tre giorni a Roma è un'altra brutta pagina della vita dell'Ordine. Con un Consiglio che ha approvato un regolamento di disciplina che pure considera negativo per la categoria e la professione. E con un presidente che invece di dare battaglia per la riforma e la difesa della nostra autonomia, è sembrato più che altro impegnato a coltivare la "sua" maggioranza e in particolare a tenersi buona quella parte di "pubblicisti non giornalisti" che lo sostiene.

La minoranza, che pure è apparsa sfilacciata e non ha saputo proporsi come alternativa credibile, ha approvato il documento che segue.


QUARANTA CONSIGLIERI:
"REGOLAMENTO DISCIPLINARE METTE E RISCHIO AUTONOMIA"

Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti (Cnog) ha approvato a maggioranza il Regolamento dei Consigli di disciplina che consegna nelle mani di chi non svolge la professione giornalistica la sorveglianza sulla deontologia e la decisione sui provvedimenti disciplinari. Come Consiglieri dell'Ordine siamo preoccupati e denunciamo i pericoli che possono derivare dall'applicazione di questa norma, inserita nel regolamento che rende operativo il Dpr del ministro Severino sulla riforma delle professioni.

La mancata approvazione di una riforma organica da parte del Parlamento della riforma - che prevedeva un taglio drastico del numero dei consiglieri nazionali, il ricongiungimento con i pubblicisti che esercitano effettivamente la professione giornalistica e la revisione di criteri di accesso - determina, tra l'altro, una sproporzione nella rappresentanza all'interno del Cnog che a partire dalla prossima consiliatura nel 2013, vedra' il numero dei professionisti superato da quello dei pubblicisti, molti dei quali non esercitano il mestiere di giornalista e sono iscritti anche ad altri Ordini.

Noi ribadiamo: è giornalista chi lo fa. Gia' in questo Consiglio una maggioranza composta anche da pubblicisti che hanno un rapporto solo marginale con la professione, ha determinato l'emanazione di alcune scandalose sentenze. Queste figure professionali, se applicato questo regolamento, potrebbero
essere chiamate a giudicare sui procedimenti disciplinari e sulla deontologia rischiando di mettere a repentaglio valori irrinunciabili quali l'autonomia, la liberta' di informazione ed il diritto dei cittadini ad essere informati.

In questo quadro verrebbe inoltre sminuito il ruolo degli Ordini regionali e dei loro presidenti che che oggi svolgono una funzione di collegamento con la realta' del territorio. Ci chiediamo: era questo che voleva il ministro Severino? 40 Consiglieri nazionali di Liberiamo l'informazione (seguono firme).

Giorgio Balzoni, Giancarlo Ghirra, Tiziana Ferrario, PaoloTrombin, Oreste Pivetta, Ida Baldi, Alberto Vitucci,
Saverio Paffumi, Paolo Giovagnoni, Michele Urbano, Claudio Visani, Antonella Cardone, Laura Trovellesi Cesana, Paola Spadari, Gabriella Guidi, Franco Nicastro, Giuseppe Bicci, Beppe Errani, Nicola Marini, Giuseppe Murru, Pierpaolo Bollani, Guido D'Ubaldo, Stefano Natoli, Lucio Bussi, Gianni Bazzoni, Fiorenza Sarzanini, Filippo Paganini, Chiara Longo Bifano, Gianfranco Ricci, Silvia Resta, Gian Paolo Boetti, Carlo Verna, Remo Guerra, Elisabetta Palmisano, Luisella Seveso, Giuseppe Vecchio, Franco Elisei, Luigi Cobisi, Maria Teresa Celotti, Pino Rea, Marco Roncalli, Marzio Quaglino, Marco Tosatti, Giorgio Acquaviva, Alessandro Mantovani, Laura Incardona, Paolo Tomassone.

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