Martin Pescatore torna dopo la pausa estiva e un agosto di lavoro a l'Unità, in sostituzione ferie, come disoccupato, per la serie "a volte ritornano". Ci ho lavorato 16 anni in questo giornale, da collaboratore, giornalista con contratto da metalmeccanico, caporedattore. E in quest'ultimo ruolo toccò a me, a fine 1999, fare il becchino delle cronache dell'Emilia-Romagna che dirigevo. Dopo poco chiuse anche l'Unità, che poi riaprì con un terzo dei giornalisti e una cordata editoriale sganciata economicamente dal Pci-Pds. Ora ci risiamo, l'editore Renato Soru ha annunciato la chiusura delle cronache di Bologna e Firenze de l'Unità, potenziate nella foliazione e copertura territoriale (prima Bologna, ora Emilia-Romagna) da pochissimo. Si dice che potrebbe essere una forzatura per chiedere di nuovo il sostegno finanziario del partito, che quando c'ero io dovette vendere quasi tutte le case del popolo costruite col lavoro volontario dei compagni nel dopoguerra per mettere una pezza ai debiti miliardari del giornale (Cosa che i compagni, giustamente, non ci hanno mai perdonato, anche se avrebbero dovuto prendersela con D'Alema e Veltroni, invece che con noi).
Non hanno capito niente, la lezione non è servita (le lezioni, perchè prima c'era stata l'Ora, Paese Sera, Italia Radio, Rete 7, Il Domani, ecc. ecc.), la cultura editoriale e la capacità di fare giornali competitivi della sinistra è rimasta prossima allo zero. Ma chiedano a chi ha competenza, perdio, studino, imparino da chi ne sa, trovino finanziamenti adeguati, mettano gente capace e del mestiere. Sarò presuntuoso, ma io un giornale (locale, quotidiano, settimanale) penso che lo saprei fare e che saprei farlo stare in piedi se solo trovassi un editore serio e interessato. A suo tempo avevo anche presentato un bel progettino. I miei referenti di sinistra (editore, direttore, movimento cooperativo, partito, sindacato, mondo associativo) non l'hanno neanche letto, nessuno che allora o dopo mi sia venuto a chiedere un'idea, un consiglio, una collaborazione per una iniziativa editoriale. E dire che di spazio ce ne sarebbe: ma vi sembra normale, ad esempio, che Bologna non abbia un settimanale vero?
E non cambiano mai. Ne' gli editori nè i direttori di turno. Quando decisero di chiudere le cronache de l'Unità nel 1999, il giorno dopo l'allora direttore Gambescia era a Bologna, mi chiamò e mi diede appuntamento sotto il Nettuno, si guardò bene dal venire in redazione. La nuova direttora, De Gregorio, mi dicano che non è mai andata alla redazione di Bologna (ma ieri sera era alla festa dell'Unità, all'iniziativa per ricordare il collega Toni Fontana, recentemente e prematuramente scomparso). Ma come si fa? Forza ragazzi, so quello che provate ma tenete duro, se potete.
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Caro Claudio,
RispondiEliminahai colto il punto: l'incapacità della Sinistra - del Centrosinistra, anzi - di organizzare e portare avanti un'impresa editoriale più del tempo necessario per farsi un po' di pubblicità (se ripenso agli annunci di Soru quando ci ha comprato ("Potremmo rinunciare ai contributi, l'ho fatto in nome di Gramsci") mi viene una rabbia.... Mi viene in mente anche Red, forse l'esempio più recente, e, a livello locale, E'Tv e Il Domani che citi anche tu. Comunque, staremo a vedere.
E' stato un piacere averti con noi,
Andrea Bonzi
Ciao Claudio, mentre ti scrivo sono in Sardegna e mi viene ancora più rabbia perchè qua Soru è visto come un paladino senza macchia e il salvatore dell'Unità.
RispondiEliminaUn bacione a te e a tutti i colleghi
Benedetta Manca
"giornalista con contratto da metalmeccanico"? Sul serio?
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