Oggi, domenica 30 maggio, voto di ballottaggio per l'elezione dei consiglieri nazionali e regionali dell'Ordine dei giornalisti. Si vota con una legge assurda, maggioritaria a doppio turno, neanche fossero le politiche francesi, in due domeniche di quasi estate, in orari peggiori delle banche e delle poste - dalle 10 alle 18 - in cinque città della nostra regione: Bologna, Rimini, Ravenna, Reggio Emilia e Piacenza. Uno che come me sta a San Giovanni in Persiceto deve perdere tre ore, prendere auto + bus + piedi per andare a votare in Strada Maggiore 6. Pensate a uno che sta a Modena che se vuole votare deve andare a Reggio, da Parma a Piacenza, da Ferrara a Ravenna, da Forlì e Cesena a Rimini. Dicono che è così per legge, che non si può fare diversamente, che già si è fatto uno strappo alla regola per fare votare in 5 città invece che nella sola Bologna. Ma guardando alle altre regioni si scopre che di "strappi alla regola" ce ne sono parecchi e chissà quanti se ne possono ancora fare. In diverse regioni le elezioni si sono concluse con un turno solo. Nel Lazio si vota la domenica mattina e il lunedì pomeriggio fino alle 21.30. Eccetera eccetera. In ogni caso, ci vuole proprio molto a cambiare questa legge elettorale assurda, a consentire se non il voto elettronico almeno quello per corrispondenza, come ormai si può fare anche alle politiche? Ed è così difficile in un Parlamento pieno di giornalisti presentare una leggina per cambiare il meccanismo? E se non si fa, mi chiedo, perchè? A chi giova mantenere questo sistema se non a quelli che con pacchetti di poche decine o centinaia di voti continuano a stare lì da una vita? E a (non) rappresentare la categoria? A chi giova se non a mantenere queste piccole sacche di potere e lo status quo?
Se verrò eletto sarà di sicuro la prima cosa che cercherò di capire meglio e di cambiare. Anche perchè, nonostante il valore aggiunto e la spinta dati dai precari alla partecipazione al voto (in quanti avrebbero votato senza questa presenza?), l'affluenza tra i professionisti è stata inferiore al 20% e tra i pubblicisti del 7-8%. Dove va un Ordine seguito da appena un giornalista professionista su 5?
In ogni caso, comunque vada oggi, sono propio contento di aver accettato la candidatura del Coordinamento precari dell'Emilia-Romagna. E' stata una bella esperienza, e una bella campagna elettorale. Questi ragazzi hanno iniziativa, idee, un'energia straordinaria: ti fanno ricredere su tanti luoghi comuni sui "gggiovani"... E hanno ragioni da vendere: si fanno il mazzo per passione e per un sogno, per pochi soldi e niente tutele. E riescono pure a trovare il modo e il tempo per mettere in piedi dal nulla questo po' po' di movimento, motivato e partecipato, che ha testa e gambe, che mi sembra faccia impallidire la politica di questi tempi bui. Comunque vada a finire, dunque - e io credo che finirà bene - per il Coordinamento sarà un successo; e per me ne ne sarà valsa la pena.
In questi ultimi giorni, dopo il successo per molti versi sorprendente del primo turno, con i candidati dei precari in testa ale preferenze, perfino con tre pubblicisti al ballottaggio in un'area da sempre bottino di guerra dei cattolici che facevano il pieno al primo turno, si sono avvertiti molti mal di pancia tra i "senatori" e nelle vecchie "lobbies". Mi è arrivata anche qualche cattiveria, e qualche commento (o silenzio) di colleghi, anche stimati, non mi è piaciuto. Tutto ciò rafforza però la mia convinzione che il programma di "rottura" e innovazione del Coordinamento è la strada giusta da perseguire. La forza del Coordinamento e di questi ragazzi sta nella loro "ingenua" carica di passione. Bisogna salvaguardarla dai compromessi questa carica, portarla avanti con determninazione questa novità, senza farsi inglobare dalle logiche di chi dice di stare da questa parte solo per proprio comodo, indefinitiva per imbrigliare, mettere freni e bavagli. L'accordo col sindacato Aser è stato positivo (del resto, un sindacato che non apre ai precari che rappresentano ormai metà della categoria anche in questa regione, che sindacato è?), è stato sostanzialemte rispettato dai precari e va possibilmente sviluppato. Ricordando però che fino ad oggi nè il sindacato nè l'Ordine hanno fatto molto per la tutela dei meno tutelati. Per questo penso che l'importante sia fissare tre-quattro obiettivi concreti a difesa della categoria e in particolare della parte più debole della categoria, e su quelli andare avanti diritti, sfidando i conservatori (non di età ma di idee) di ogni appartenenza a misurarsi. Poi si vedrà cosa ne verrà
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