Il Pd vince le regionali ma perde oltre 700mila voti sulle europee e si gioca la fiducia dell’Emilia-Romagna. Il dato più clamoroso è il crollo della partecipazione al voto nella regione simbolo della sinistra italiana: i votanti non arrivano al 38%, il 30% in meno rispetto alle regionali del 2010, sei punti sotto perfino all’affluenza ai seggi della Calabria (44%) e 32 meno delle europee del maggio scorso (70%). Un dato umiliante per la storia, la passione politica e l’alto senso civico della regione.
L'astensione come voto di sfiducia al Pd regionale e alla politica del premier.
Una debacle che penalizza soprattutto il Partito di Renzi, tanto da far pensare che la luna di miele col “rottamatore” sia già finita, e che l’ex “Emilia rossa” non abbia affatto gradito, in particolare, le scelte del governo sul lavoro (Jobs act, articolo 18) e probabilmente nemmeno le pasticciate riforme su legge elettorale, Province e Senato. Tanto che il tour finale del premier tra Parma e Bologna a sostegno del “suo” candidato, con l’abbraccio ai big di Confindustria e il duro attacco alla Cgil (“io creo lavoro mentre voi perdete tempo a scioperare: non ci fate paura”), si è rivelato a posteriori un vero e proprio boomerang. Il tradizionale elettorato di sinistra dell’Emilia-Romagna, che evidentemente vuole rimanere tale, ha così scelto l’astensione per dimostrare la propria contrarietà e il proprio disincanto, e probabilmente anche il non gradimento per il candidato uscito vincitore dalle primarie meno partecipate di sempre (appena 58mila votanti).
Ma Renzi fa buon viso a cattivo gioco.
Qualcuno ha commentato che gli elettori hanno voluto “mandare un segnale al Pd”. Ma in realtà si è trattato di veri e propri ceffoni ai vertici nazionali e regionali del partito. Destinati, probabilmente, a riaccendere lo scontro tra le anime “democristian-rutelliana”ed “ex comunista” dei democratici. Il premier e segretario del Pd, Matteo Renzi, fa buon viso a cattivo gioco. Nell’immancabile tweet si mostra contento e sintetizza: “Male affluenza, bene risultati: 2-0 netto. 4 regioni su 4 strappate alla dx in 9 mesi. Lega asfalta forza Italia e Grillo. Pd sopra il 40%”. Ma la realtà non sembra proprio così rosea.
I risultati elettorali in Calabria ed Emilia-Romagna
In Calabria vince col 61,1% il candidato anti-renziano del Pd, Mario Oliveiro, contro il 23,7% della candidata del centrodestra, Wanda Ferro, con quello del Movimento 5 stelle fermo a un misero 5%. La Regione, devastata dagli scandali, passa dal centrodestra al centrosinistra, com’era da tempo annunciato.
Anche in Emilia-Romagna è finita com'era largamente previsto: il candidato renziano, Stefano Bonaccini - appoggiato anche da Sel, dal Centro democratico di Tabacci e dalla lista dell’ex Idv Grillini - vince col 49% (3% in meno del peggior Vasco Errani, nel 2010, al terzo mandato) contro il 29,9% dello sconosciuto candidato della Lega, Alan Fabbri, sindaco del piccolo comune ferrarese di Bondeno, sostenuto anche da Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre la candidata “grillina”, Giulia Gibertoni, si ferma al 13,3%.
Il Pd perde 300mila voti sulle regionali del 2010 e ben 700mila sulle europee.
Ma se si vanno a vedere più nel dettaglio i risultati, questo voto rappresenta un vero e proprio terremoto politico sia a sinistra sia a destra. Il nuovo governatore, Bonaccini, ha preso la metà dei voti del suo predecessore, Errani: appena 615mila contro un milione e 197mila del 2010. Il Pd, che pure rispetto a 4 anni va avanza percentualmente dal 40,6% al 44,5%, perde più di 300mila voti, passando da 857mila a 535mila. Se poi si guarda al dato delle ultime europee, il calo è ancora più marcato, dal momento che a maggio i voti furono oltre 1,2 milioni per una percentuale del 52,5%. Insomma, un disastro. Che fa partire la presidenza Bonaccini molto più debole politicamente di quanto dica la ripartizione dei seggi (32 su 50 tra Pd e Sel, contro i 12 della destra e i 5 dei “grillini”) e fa anche prevedere rese dei conti ravvicinate tra le inquiete anime del Pd bolognese (soprattutto) ed emiliano-romagnolo. Anche perché a sinistra del Pd si va consolidando un’area che comincia a dare fastidio: la candidata dell’Altra Emilia-Romagna, Maria Quintavalla, ha infatti confermato il 4% preso alle europee dalla sinistra radicale che si richiama all’Altra Europa con Tsipras, e avrà un seggio nella nuova Assemblea legislativa regionale.
La Lega doppia Forza Italia, ma la destra non sfonda in Emilia.
Anche a destra lo sconquasso è forte. La Lega di Salvini, che parla alla pancia degli elettori soprattutto nell’offensiva mediatica contro gli immigrati e i rom (con la crisi che morde la guerra ai “diversi” è un classico, ma in Emilia-Romagna sarà comunque difficile che sia davvero vincente), arriva a sfiorare il 20% (19,4%) doppiando Forza Italia, che precipita all’8,4% e a 100mila voti dei 518mila che aveva 4 anni fa. Il partito di Berlusconi ormai è ovunque in rotta, ma in questa regione di più. In termini assoluti, tuttavia, il successo della Lega non è così marcato. Anzi. Percentualmente aumenta sì di oltre 5,5 punti sul 2010 (dal 13,7% al 19,4%), ma perde 50mila voti, passando da 288mila a 233mila. Avanza invece impetuosamente rispetto alle ultime europee, dove era ancora in piena crisi e si era fermata appena al 5%.
Grillo, spinta propulsiva esaurita ma l'anti-politica è ancora forte.
Inversamente proporzionale è il voto di protesta verso i Cinquestelle. La candidata di Grillo prende sì 159mila voti, 30mila in più delle precedenti regionali, quando il dissidente Favia arrivò al 7%, ma precipita dal 19,2% delle recenti europee all’attuale 13,3%, a dimostrazione che le stelle “grilline” non brillano più come un tempo, anche se rappresentano ancora una voce potente dell’anti-politica, o almeno di questa politica.
Resta da registrare il modestissimo 2,7% portato a casa dal candidato den Nuovo centrodestra, Alessandro Rondoni, e l’ancor più modesto 1,1% della lista civica degli ex “grillini” emiliani Favia e Salsi.
I risultati elettorali in Calabria ed Emilia-Romagna
In Calabria vince col 61,1% il candidato anti-renziano del Pd, Mario Oliveiro, contro il 23,7% della candidata del centrodestra, Wanda Ferro, con quello del Movimento 5 stelle fermo a un misero 5%. La Regione, devastata dagli scandali, passa dal centrodestra al centrosinistra, com’era da tempo annunciato.
Anche in Emilia-Romagna è finita com'era largamente previsto: il candidato renziano, Stefano Bonaccini - appoggiato anche da Sel, dal Centro democratico di Tabacci e dalla lista dell’ex Idv Grillini - vince col 49% (3% in meno del peggior Vasco Errani, nel 2010, al terzo mandato) contro il 29,9% dello sconosciuto candidato della Lega, Alan Fabbri, sindaco del piccolo comune ferrarese di Bondeno, sostenuto anche da Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre la candidata “grillina”, Giulia Gibertoni, si ferma al 13,3%.
Il Pd perde 300mila voti sulle regionali del 2010 e ben 700mila sulle europee.
Ma se si vanno a vedere più nel dettaglio i risultati, questo voto rappresenta un vero e proprio terremoto politico sia a sinistra sia a destra. Il nuovo governatore, Bonaccini, ha preso la metà dei voti del suo predecessore, Errani: appena 615mila contro un milione e 197mila del 2010. Il Pd, che pure rispetto a 4 anni va avanza percentualmente dal 40,6% al 44,5%, perde più di 300mila voti, passando da 857mila a 535mila. Se poi si guarda al dato delle ultime europee, il calo è ancora più marcato, dal momento che a maggio i voti furono oltre 1,2 milioni per una percentuale del 52,5%. Insomma, un disastro. Che fa partire la presidenza Bonaccini molto più debole politicamente di quanto dica la ripartizione dei seggi (32 su 50 tra Pd e Sel, contro i 12 della destra e i 5 dei “grillini”) e fa anche prevedere rese dei conti ravvicinate tra le inquiete anime del Pd bolognese (soprattutto) ed emiliano-romagnolo. Anche perché a sinistra del Pd si va consolidando un’area che comincia a dare fastidio: la candidata dell’Altra Emilia-Romagna, Maria Quintavalla, ha infatti confermato il 4% preso alle europee dalla sinistra radicale che si richiama all’Altra Europa con Tsipras, e avrà un seggio nella nuova Assemblea legislativa regionale.
La Lega doppia Forza Italia, ma la destra non sfonda in Emilia.
Anche a destra lo sconquasso è forte. La Lega di Salvini, che parla alla pancia degli elettori soprattutto nell’offensiva mediatica contro gli immigrati e i rom (con la crisi che morde la guerra ai “diversi” è un classico, ma in Emilia-Romagna sarà comunque difficile che sia davvero vincente), arriva a sfiorare il 20% (19,4%) doppiando Forza Italia, che precipita all’8,4% e a 100mila voti dei 518mila che aveva 4 anni fa. Il partito di Berlusconi ormai è ovunque in rotta, ma in questa regione di più. In termini assoluti, tuttavia, il successo della Lega non è così marcato. Anzi. Percentualmente aumenta sì di oltre 5,5 punti sul 2010 (dal 13,7% al 19,4%), ma perde 50mila voti, passando da 288mila a 233mila. Avanza invece impetuosamente rispetto alle ultime europee, dove era ancora in piena crisi e si era fermata appena al 5%.
Grillo, spinta propulsiva esaurita ma l'anti-politica è ancora forte.
Inversamente proporzionale è il voto di protesta verso i Cinquestelle. La candidata di Grillo prende sì 159mila voti, 30mila in più delle precedenti regionali, quando il dissidente Favia arrivò al 7%, ma precipita dal 19,2% delle recenti europee all’attuale 13,3%, a dimostrazione che le stelle “grilline” non brillano più come un tempo, anche se rappresentano ancora una voce potente dell’anti-politica, o almeno di questa politica.
Resta da registrare il modestissimo 2,7% portato a casa dal candidato den Nuovo centrodestra, Alessandro Rondoni, e l’ancor più modesto 1,1% della lista civica degli ex “grillini” emiliani Favia e Salsi.
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