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venerdì 4 ottobre 2013

L'orrore dell'Isola dei Conigli e l'ipocrisia della politica italiana che dopo aver concepito la vergogna dei respingimenti chiede all'Europa leggi più umane

Adesso che 200, forse 300 e più migranti sono finiti in fondo al mare di Lampedusa nella più sconvolgente delle ricorrenti tragedie dei migranti, tutti, dal Papa a Napolitano, da Alfano alla Boldrini, gridano alla vergogna e all'orrore, dicono "mai più" e chiedono politiche più efficaci e leggi più umane sull'immigrazione. E tutti invocano l'intervento dell'Europa per assicurare - dicono - corridoi umanitari e per avere più soldi e mezzi per sottrarre ai trafficanti di uomini e agli scafisti la gestione dell'esodo dei disperati del mondo.

Fa eccezione la Lega Nord, che con Gianluca Pini, segretario della Lega Romagna e vice capogruppo alla Camera, non trova di meglio che addossare la responsabilià morale di quei morti al ministro Kyenge e alla Boldrini. Loro, i leghisti, che nei governi con Berlusconi hanno fatto il diavolo a quattro per ottenere una legge e comportamenti affinchè quei disperati in fuga venissero ributtati in mezzo al mare. 

In effetti, di fronte all'orrore dell'isola dei Conigli, sono in tanti a chiedersi quanti altri ne debbano morire prima che l'Europa delle banche e del fiscal-compact  si occupi seriamente dell'esodo bliblico dalla miseria e dalla disperazione. Sì, l'Europa, anche perchè per la gran parte dei migranti che sbarcano a Lampedusa o in Sicilia, l'Italia è solo il primo approdo, la terra di passaggio verso i paesi dell'Europa Centro-Nord. Non è più Lamerica degli albanesi dell'inizio degli anni Novanta. E per di più, quelli che arrivano via mare in Italia sono una netta minoranza (si calcola circa il 20%) dei migranti che si spingono dal Sud al Nord del mondo.

Ma prima di invocare il pur necessario intervento dell'Europa e di gridare alla vergogna e all'orrore, sarebbe bene che questa nostra Italia dalle mille contraddizioni e dalla memoria corta si ricordasse cosa ha combinato sull'immigrazione. Se lo facesse, dovrebbe arrossire pensando che un Paese come il nostro che ha vissuto sulla propria pelle, ripetutamente e massicciamente, il dramma della migrazione, 11 anni fa è arrivato a concepire e approvare una legge per i RESPINGIMENTI dei poveri e dei disperati che fuggono dalla fame e dalla guerra, esattamente come hanno fatto i nostri avi nei secoli scorsi.

Una legge http://www.ilpost.it/2013/10/04/legge-bossi-fini/  di cui vergognarsi di fronte al mondo, che arriva a prevedere l'ARRESTO per chi soccorre e aiuta i migranti a sbarcare. Tanto che negli anni in cui Bossi e Fini mandavano le corvette della nostra Marina a respingere i migranti in mare, i comandanti tunisini di due pescherecci che avevano raccolto e accompagnato a terra alcune decine di profughi alla deriva su una zattera vennero incriminati e processati, e le loro barche sequestrate. 

Il dolore per la tragedia immane dell'Isola dei Conigli non può fare dimenticare che tra chi oggi si appella all'Europa per la migliore accoglienza dei profughi, tra chi in Italia propone leggi più umane e il Nobel a Lampedusa, solo una decina di anni c'era chi sosteneva e votava una legge disumana come la Bossi-Fini, a cominciare da alcuni dei ministri che oggi stanno nel governo Letta, come Alfano, o che lo appoggiano, come Giovanardi.

E vorrei anche ricordare, sommessamente, che quella legge della vergogna è stata controfirmata da Napolitano, che oggi chiede, giustamente, di cambiarla.

Certo, il dramma dei migranti che a centinaia di migliaia scappano dalla miseria e dalla guerra, i dannati dei paesi poveri che cercano una vita migliore nei paesi ricchi, come del resto fecero i nostri nonni, ha una dimensione e ragioni più grandi. Così come l'ultimo orrore di Lampedusa non dipende dalla Bossi-Fini. Al fondo c'è l'economia, la politica, l'egemonia dell'Occidente, un sistema di sviluppo che fa vivere nel benessere i paesi del Nord a discapito di quelli del Sud del mondo. E c'è una metamorfosi culturale che ha trasformato la povertà da disgrazia in colpa. Una colpa da nascondere e respingere. Tanto da concepire, per l'appunto, leggi come la Bossi-Fini che quella povertà arriva a spingerla in fondo al mare.

Giovedì sera in Tv sono passati due film bellissimi e terribili sul dramma dei migranti: Lamerica di Gianni Amelio, sull'esodo biblico degli albanesi verso l'Italia, quando il nostro paese era ancora la terra promessa. E il più recente Terraferma di Emanuele Crialese, centrato proprio sulla brutalità della legge Bossi-Fini. Il film racconta, profeticamente, di pescatori che a Lampedusa avvistano una zattera strapiena di migranti africani, la soccorrono e chiamano la Guardia costiera, che però intima loro di restare nelle vicinanze della zattera senza prendere nessuno a bordo.

Ma i pescatori, in ossequio alla legge non scritta del mare, li aiutano a mettersi in salvo. Il giorno dopo la polizia confisca la loro barca. La volta dopo, quando l'adolescente Filippo, il più giovane dei pescatori, avvisterà di notte un altro gruppo di disperati che a nuoto stanno cercando di aggrapparsi alla sua barca per guadagnare terra, prenderà a remate chi tenta di salire a bordo e si allontanerà lasciandoli in mare. Salvo ritrovarli il giorno dopo morti sulla spiaggia.

Se avessero ripensato a quella legge che hanno votato, e se avessero visto quel film, forse i nostri politici, soprattutto di centro-destra, oggi sarebbero stati più equilibrati e meno ipocriti nei loro commenti.  




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