L'happening "Bentornati in mare aperto" è stato un grande successo. Un concertone in stile Primo Maggio con le band e gli artisti che per sei ore si sono alternati sul palco con i brevi discorsi di intellettuali, giornalisti, attori, migranti e altri. "Quello che sono riusciti a fare questi quattro ragazzi signor nessuno è incredibile e meraviglioso", ha commentato Pif rivolto agli inventori bolognesi delle sardine: Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa. Quarantamila persone, dicono le stime. Tanti sono lì già da primo pomeriggio. Molti sono arrivati da fuori Bologna e anche da fuori regione. Almeno uno per gruppo con la sua sardina. Tascabile, media, extra large. Di cartone, di stoffa, di legno, le più grandi con intelaiatura. Semplici, con scritta (antirazzista va per la maggiore), colorate. La grande Piazza VIII Agosto, quella dello storico mercato degli ambulanti, è piena come un uovo ma non basta per contenerli tutti. Folla lungo via Indipendenza, su via Irnerio, fin sulle rampe e sul prato del parco della Montagnola. E, ci mancherebbe, tutti stretti stretti come sardine.
Non si vedeva tanta gente in piazza a Bologna dalle grandi manifestazioni organizzate dal Pci o dalla Cgil negli anni Settanta e Ottanta. Difficile dire se questa partecipazione servirà a fermare il vento che da almeno cinque anni spira forte anche nella ex regione rossa. Soprattutto nei centri minori e nelle periferie, nelle valli e nel contado, dove il buongoverno regionale non è bastato a frenare le paure e il malcontento di chi si sente maggiormente minacciato dalla crisi. Ma l'impressione è che il clima sia cambiato. Che quella marea umana che da due mesi riempie le piazze e scuote le coscienze possa trasmettersi almeno in parte alle urne, cambiando il verso dei sondaggi. E se Salvini e la destra perderanno in Emilia-Romagna, l'impressione è che anche il corso della politica italiana potrebbe cambiare.
Quel che è certo, è che se Bonaccini e il centrosinistra ce la faranno, gran parte del merito sarà delle sardine. Da quel 14 novembre in cui riempì Piazza Maggiore oscurando il comizio di Salvini al PalaDozza, il movimento è letteralmente esploso. Si è diffuso e moltiplicato nelle piazze di tutta l'Emilia-Romagna, in Italia, perfino in diverse città europee ed extraeuropee. E' diventato un fenomeno non solo virtuale ma fisico. Non solo mediatico ma politico. A dimostrazione che il messaggio è forte. Che ciò a cui danno voce la sardine sono le aspettative che salgono dal basso, trasversalmente, da quella larga parte di cittadini che non ne può della politica spazzatura, dei partiti virtuali, dei presunti leader che sanno fare solo demagogia, annunci e spot. Di chi un giorno sì e l'altro pure ci indica un nemico (gli immigrati, i musulmani, il "partito di Bibbiano", la sinistra) poi non sa trovare una soluzione che sia una ai problemi. E invoca pure i pieni poteri.
Per questo le sardine siamo tutti noi. Noi che chiediamo alla politica di tornare a essere una cosa seria. Di fare con competenza, passione, onestà morale e intellettuale ciò che dovrebbe fare: occuparsi delle persone in carne e ossa, dei problemi veri della società e delle grandi questioni che oggi incombono su tutto il mondo: la pace, il clima, la globalizzazione, la qualità del lavoro e dello sviluppo, lo stato sociale. Non di parlar d'altro, come invece spesso fa.
Nessun commento:
Posta un commento