So che non è "politically correct", ma io i democristiani del Pd non li sopporto. I democristiani del Pd che fanno anche i rottamatori, poi, proprio non li reggo più. Sono, generalmente, dei mediocri miracolati dalla politica. Persone che hanno fatto carriera (precocissma e velocissima) non per il loro curriculum, le loro capacità e i loro meriti, ma perchè si sono ritrovati nel posto giusto al momento giusto: segretari del Ppi o della Margherita, o anche solo portaborse dei dirigenti ex Dc, nel momento in cui bastava essere cattolici "di sinistra" per emergere tra le miserie della (si spera vecchia) politica, in casa del costituendo Partito democratico.
Dopo di che, una volta diventati "importanti", questi non si fermano più. Non si accontentano mai. Non conoscono il sentimento della gratitudine, nè nei confronti delle persone che hanno dato "l'aiutino" giusto per arrivare lì, nè della vita che è stata così generosa con loro. Non hanno il senso del loro limite, e nemmeno il minimo rispetto per le regole. Guardano sempre più su. Volano in politica come l'onorevole Botero nel "Portaborse" di Nanni Moretti.
Due esempi emblematici. Un ragazzotto che aveva vinto alla "Ruota della fortuna" e gestiva gli strilloni supersfruttati della "Nazione" diventa segretario prima del Ppi poi della Margherita. E in un batter d'occhio eccolo presidente della Provincia (prima) e sindaco di Firenze (adesso). Ma mica gli basta. Dopo appena due anni da sindaco eccolo in corsa per "cambiare l'Italia" e diventare addirittura premier. Gridando paradossalmente alle discriminazioni e ai brogli perpetrati nei suoi confronti dall'"apparato" e dagli "scagnozzi" del segretario, di quel tiranno cioè che ha fatto modificare lo statuto affinchè il rottamatore potesse correre.
Un altro giovanotto molto ambizioso ma senza arte nè parte, che si definisce giornalista pur essendo stato solo pubblicista di giornali locali e parrocchiali, che nel curriculum può annotare solo la "vice presidenza regionale dell'Unione della stampa cattolica" e un incarico da "collaboratore nello staff della Cisl di Modena", diventa coordinatore della Margherita e, "voilà", subito consigliere regionale (prima) e presidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna (adesso). Ora lo chiamano "il JFK di Fiorano", dal curriculum pubblicato nel sito della Regione ha rimosso la mancanza della laurea ed è già lì che scalpita per spiccare un altro volo, a "sacrificarsi" per andare a Roma da parlamentare.
Nei giorni precedenti le primarie per il candidato premier del centrosinistra, una vignetta di Elle Kappa dipingeva così il rottamatore Matteo Renzi: (primo personaggio) "Sta sempre in Tv, disprezza il Pd, detesta le regole"; (secondo personaggio) "Si sta allenando, un giorno potrebbe diventare premier".
Oggi leggo che il braccio destro (o sinistro, non s'è ancora capito) del rottamatore, Matteo Richetti, si è già congedato dall'incarico di presidente dell'Assemblea legislativa per candidarsi al Parlamento, prima ancora che il Pd gli abbia concesso la necessaria deroga, dal momento che la regola dice che i consiglieri regionali - così come gli assessori regionali, i sindaci e i presidenti di Provincia - non possono essere tra i candidati alle politiche.
Ma che sarà mai. Vorrete mica che non gliela concedano? Mica può dipendere da una regolina il JfK. Ha cose ben più importanti da fare. "Non voglio che vadano disperse le idee e il lavoro di Renzi", dichiara. Inoltre, c'è "da ricompattare le due anime del Pd". E quando sarà eletto, le sue priorità saranno "la ricostruzione della aree terremotate" (che l'ha già impostata tutta Vasco Errani con il Governo e i sindaci) e "le riforme istituzionali" (semmai con il presidenzialismo che vuole Berlusconi). Mica si può aspettare i tempi dell'apparato o del segretario, e dipendere da quella regolina.
Statene certi, faranno ancora molta strada il rottamatore fiorentino e il suo discepolo emiliano.
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