Il Resto del Carlino è il giornale simbolo di Bologna. E' uno dei più antichi fra i quotidiani italiani tuttora in vita (c'è dal 1885) ed è anche il primo per diffusione. Per questo i colleghi che lo dirigono e che lì lavorano sono sempre molto puntuali a sottolineare, in ogni occasione, che il Carlino è “il” giornale della città.
Dal giornale della città ci si aspetterebbe che le notizie di interesse cittadino venissero sempre date, e con il giusto rilievo. E venerdì 6 maggio, in città, una notizia di un certo rilievo c'era, sicuramente si imponeva sulle altre: lo sciopero generale della Cgil che ha portato in piazza trentamila persone, bloccato gran parte delle fabbriche, molte attività economiche e commerciali, fermato gli autobus e perfino gli aerei. Ma di quella notizia sulla prima pagina del Carlino Bologna del giorno dopo, sabato 7, non c'è traccia. Neanche un richiamino piccolo piccolo. Solo un titolo taglio basso, e un articolo non firmato, a pagina 4 della cronaca, sotto al titolone dei “cortei selvaggi” di collettivi e centri sociali: 6-700 persone in tutto che hanno fatto un po' di casino.
Si legge nell'enciclopedia che “dare il resto del carlino significa dare ad ognuno il suo avere” e, per estensione, “pungolare i potenti e fustigare i prepotenti". A me pare che la Cgil e Bologna non abbiano avuto il loro “avere” dal giornale della città. Che il Carlino questa volta abbia voluto solo “pungolare i potenti e fustigare i prepotenti”?
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