Non so bene perché, ma la bocciatura degli emendamenti che tendevano ad affermare il principio (che dovrebbe essere scontato, soprattutto a sinistra) della parità tra uomo e donna nella legge elettorale, con il riemergere delle solite divisioni e di una folta schiera di franchi tiratori nel Pd, mi ricorda, più che la disgraziata e vergognosa vicenda dei 101 che fecero cadere la candidatura di Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica provocando le dimissioni dell’allora segretario del Pd e candidato premier, Pierluigi Bersani, l’ormai famoso tweet di Matteo Renzi a Enrico Letta: “@enricostaisereno. Nel senso che non riesco a rimuovere dalla mente la sensazione, sgradevole, di una doppiezza di fondo del nuovo segretario Pd. E penso anche che questa etichetta di un Renzi doppiogiochista e non leale con i suoi, lui se l’è guadagnata con i fatti, farà molta fatica a togliersela di dosso e alla lunga lo danneggerà parecchio.
Mi spiego meglio. Siccome Renzi ha fatto l’accordo con Berlusconi sulle riforme (per me politicamente sbagliato e nemmeno necessario sul piano numerico), siccome quell’accordo è presentato come sostanzialmente immodificabile dai contraenti pena la rottura del patto tra i due, siccome all’attuazione di quelle riforme l’ex sindaco di Firenze ha legato gran parte della sua fortuna politica e del suo futuro da premier, tutto ciò che va a rimettere in discussione o anche soltanto a toccare quell’intesa viene visto come un’azione di disturbo al manovratore. Anche se si tratta di proposte che dovrebbero essere impugnate come bandiere dal Partito democratico e unire tutta la sinistra, come nel caso della parità di genere. Così pubblicamente il premier si dice favorevole alla parità ma il “suo” governo annuncia che in questa materia è neutrale e lascia ogni decisione al Parlamento. Salvo poi, dopo aver contribuito con quella neutralità all’affossamento degli emendamenti, garantire, come segretario Pd, che il “suo” partito rispetterà comunque l’alternanza (@donnestateserene). Così come aveva fatto sulla questione delle liste bloccate, assicurando che i candidati nel Pd saranno comunque scelti dalle primarie (@elettoripdstatesereni).
L’altro parallelo che, non so perché, mi viene istintivo alla mente, è quello tra la bocciatura delle quote rosa e la storia di Valentina, la giovane donna romana al quinto mese di gravidanza che ha scoperto di avere in grembo una bimba affetta da una malattia genetica rara e terribile, ha deciso di interrompere la gravidanza ma è stata costretta ad abortire da sola nel bagno della clinica dove era stata ricoverata, dopo 15 ore di sofferenza e senza altra assistenza che quella del compagno, perché tutti i medici di turno erano obiettori. Ecco, non c’entrerà nulla (forse) con quel che è accaduto alla Camera, ma io ho la sensazione (o la speranza) che con un numero maggiore (paritario) di donne in Parlamento, al Governo, nella classe dirigente - insomma al comando del Paese – di questi episodi incivili e delle leggi maschiliste che li consentono ne avremmo meno. Anche se a Roma, vicino al Parlamento, c’è il Vaticano. Almeno a me così piace pensare.
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