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giovedì 6 marzo 2014

Gli spaesati del Pd tra i brogli alle primarie e la moratoria sui sottosegretari indagati

Il Partito democratico di Matteo Renzi vola nei sondaggi ma rischia di morire nel cuore dei suoi tradizionali elettori e militanti. Dopo essere nato male - dal notaio e dalla “fusione a freddo” tra ex comunisti ed ex democristiani anziché dall’incontro virtuoso delle idee della sinistra e del cattolicesimo democratico – sta crescendo peggio tra l’overdose di primarie e lo scandalo dilagante dei brogli.

Era già accaduto in alcune realtà alle primarie per la segreteria nazionale del partito che hanno visto stravincere Matteo Renzi. E’ successo di nuovo qualche settimana fa in Liguria, Campania e Calabria nei gazebo allestiti per l’elezione dei segretari regionali (il caso più clamoroso a Diamante, piccolo centro calabrese, dove su 1.567 votanti il candidato renziano ne ha presi 1.512, al ritmo da guinness di un voto ogni 27 secondi).

E adesso la pratica del voto truccato si allarga anche alle primarie per le candidature a sindaco nell’ (ex?) “Emila rossa”, dove fa molto più male. Al circolo “Catomes tot”, che sta per “troviamoci tutti”, di Reggio Emilia, la commissione di garanzia del Pd ha dovuto sospendere il risultato delle primarie dopo aver constatato gravi irregolarità. I garanti hanno messo a verbale che al seggio sono state viste persone “distribuire soldi ai cittadini immigrati”, che molti di loro “non avevano il permesso di soggiorno” e quindi non potevano votare, e che sono stati accertati diversi “accompagnamenti al seggio” con tentativi evidenti di indirizzare il voto. Sono stati chiamati i carabinieri. La Procura ha aperto un fascicolo conoscitivo sulla vicenda. Il principale beneficiario del voto degli immigrati, un assessore comunale, si è visto ritirare le deleghe dal vice sindaco reggente che sostituisce il sindaco-ministro Graziano Delrio.

A Modena, al seggio dei migranti, altri cittadini stranieri hanno raccontato di essere stati trasportati al seggio, di avere avuto indicazioni di voto per il candidato risultato poi vincitore delle primarie, di essere stati rimborsati dei due euro necessari per partecipare all’elezione e di essere stati infine ricompensati con l’offerta di un pranzo gratis. Ragazzi minorenni, inoltre, sarebbero stati foraggiati con panini e pizzette in cambio del voto. Nel mirino c’è un consigliere comunale. I garanti nazionali stanno vagliando il caso. La candidata sindaco sconfitta ha presentato un esposto e medita di rivolgersi alla magistratura.

Il segretario regionale del Pd, l’ex bersaniano Stefano Bonaccini diventato il braccio destro di Renzi a Largo del Nazzareno, di fronte alle contestazioni e alla bufera che si è scatenata nel partito ha annunciato l’intenzione di rivedere le norme che oggi consentono il voto alle primarie anche agli stranieri che non hanno diritto di votare alle elezioni amministrative. Una toppa che rischia di essere peggiore del buco.

A minare ancor più la fiducia degli spaesati elettori e militanti del Pd – e in particolare di quelli che si apprestano a celebrare il trentesimo anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer e i suoi moniti sulla “questione morale” – ci ha pensato la ministra Maria Elena Boschi, respingendo in Parlamento le richieste di dimissioni dei quattro neo sottosegretari del Pd indagati. “Un avviso di garanzia non è una condanna – ha detto la fedelissima di Renzi - il governo è garantista ed è contrario alle dimissioni”. Poi ha sottolineato le differenze con “l’opportunità politica” delle dimissioni richieste a suo tempo per le ex ministre Cancellieri e De Girolamo, e con quelle ottenute dal sottosegretario Gentile. Non risponde però alla domanda di fondo: perché sono stati nominati cinque sottosegretari indagati nel governo del “cambiare verso” all’Italia?



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