Post più popolari

mercoledì 6 novembre 2013

Regione, i megafoni della moralità e la graduatoria dei magnaccioni

Parafrasando un antico detto salutista popolare, si potrebbe dire che “una indiscrezione al giorno toglie il politico di torno”. L’inchiesta della magistratura sulle spese facili nella Regione Emilia-Romagna non è ancora conclusa, i vari filoni di indagine sono ancora tutti aperti, non ci sono ancora stati processi o condanne, ma il clamore sollevato dalle anticipazioni dei media ha già fatto saltare le prime teste. E altre rischiano di saltare nei prossimi giorni.

Prima furono i convegni mai svolti ma messi a rimborso e le cene consumate alla stessa ora, nello stesso giorno, dallo stesso consigliere a costare il posto all’allora capogruppo dell’Idv, Paolo Nanni, che per la sua attività in Regione come collaboratrice aveva assunto la figlia. Poi fu la volta delle interviste tivù a pagamento, che assieme al “fuori onda” a “Piazza Pulita” contro i metodi dittatoriali di Grillo e Casaleggio portarono all’espulsione del dissidente grillino Giovanni Favia. Ora sono state le indiscrezioni sui pranzi a 150-200 euro a botta nei ristoranti “in” di mezza Italia, le due notti a 1.100 euro all’Hotel dei Dogi di Venezia (pagate in contanti) e il week-end da 800 euro ad Amalfi per il convegno di Areadem in compagnia dell’ex segretario regionale Roberto Montanari, a mettere nei guai il capogruppo Pd, Marco Monari, che dopo una settimana di passione si è dimesso dall’incarico ed è stato subito sostituito dalla sua vice, Anna Pariani. Ma l’impressione è che non sia finita qui. Anzi.

Le notizie che continuano a uscire sui media sembrano ora mettere a rischio, in particolare, le poltrone di alcuni consiglieri di opposizione, a cominciare dai moralizzatori virtuali della vecchia politica: i “pentastellati”. Dalle carte emerge che tra le spese dei grillini messe in conto alla Regione ci sono anche un tavolo, 120 sedie e 30 megafoni usati per l’attività politica del movimento e ora custoditi in un magazzino, oltre a un divano letto e a un phon per la sede del gruppo. Emerge inoltre che gli allora due consiglieri del M5s (ora Favia è nel gruppo misto) in un anno e mezzo, dal giugno 2010 a dicembre 2011, hanno speso 18mila euro in pranzi e cene, risultando secondi soltanto al Pdl nella poca onorevole graduatoria pro-capite dei “magnaccioni” con i soldi pubblici. Graduatoria guidata però da due esponenti del Pdl: il forlivese Luca Bartolini con ben 44mila euro in 18 mesi e l’ex capogruppo Luigi Villani, decaduto dopo l’arresto per corruzione al Comune di Parma, con 43mila.

Singolari sono poi le difese dei consiglieri dalle accuse di spese improprie. Il capogruppo De Franceschi, a proposito dei pranzi, ha sostenuto che se si fa la media giornaliera loro mangiavano con appena 20 euro a testa. Senza contare che spesso pagavamo anche per i collaboratori. Come se il budget messo a disposizione dei gruppi consiliari esclusivamente per la loro attività istituzionale comprendesse anche i buoni pasto per eletti e portaborse. O dovesse finanziare anche l’attività di partito, come si desume dalle spiegazioni date dai pidiellini, che spesso mettevano a rimborso grandi tavolate in trattoria per pranzi di lavoro con amministratori locali e militanti, e dall’ex segretario regionale Pd, Montanari, che a proposito del rimborso per il convegno di Areadem ad Amalfi ha commentato: “Io ero là per lavorare, mica a divertirmi”.

A rischio posto e processo sarebbero, soprattutto, i consiglieri del Pdl che hanno abusato dei rimborsi chilometrici, usandoli come una sorta di super-integrativo al loro già lauto stipendio (oltre 5mila euro lordi al mese come base). Una pratica truffaldina in cui era già scivolato il consigliere Alberto Vecchi, l’unico consigliere rinviato per ora a giudizio (per truffa) per aver intascato in 5 anni rimborsi per 85mila euro per gli spostamenti tra la Regione e la sua residenza in montagna. Residenza che sarebbe stata finta, abitando il consigliere, in realtà, a Bologna. Ora alla voce rimborsi chilometrici, taxi e autonoleggio il gruppo Pdl ha messo a rimborso, in un anno mezzo, la ragguardevole cifra di 227mila euro. I 12 consiglieri berlusconiani avrebbero viaggiato come ossessi su e giù per l’Emilia-Romagna, più dei corrieri-espresso e tre volte tanto rispetto a democratici e grillini, raggiungendo l’invidiabile media pro-capite di 23mila euro di rimborsi.

Per cercare di porre un argine a questo stillicidio di anticipazioni col contagocce che mina l’immagine della Regione Emilia-Romagna, dopo un lungo silenzio è intervenuto il governatore Vasco Errani. «Non si può mettere la nostra istituzione nel frullatore (della malapolitica) – ha detto Errani – l’Emilia-Romagna è altra cosa. Sono i suoi dati di qualità dei servizi, le scelte di governo, quelle in relazione a lavoro, industria, salute e terremoto. Questa è l'Emilia-Romagna”. Poi il governatore si è detto convinto che dall’inchiesta “emergerà la regolarità” dei comportamenti dei gruppi consiliari, “e se cosí non fosse ciascuno si assumerà le sue responsabilità, come sempre, come è giusto”. Errani non nasconde però la sua “amarezza” per quanto sta accadendo, che “corrisponde al disagio più che comprensibile dei cittadini”. Ma, conclude, “tutto ciò di cui si sta discutendo, ora non è più possibile”. Fino a qualche anno fa “c'erano della regole che noi per primi abbiamo deciso di cambiare ritenendole non più adeguate, e lo abbiamo fatto” Tanto che sui costi della politica “l’Emilia-Romagna è stata protagonista di un lavoro, confluito in un decreto governo chiesto dalle Regioni».

Come dire: è il sistema che era ammalato, e quando se n’è accorta l’Emilia-Romagna è corsa ai ripari. Forse con troppo ritardo e in misura ancora insufficiente, però.

Nessun commento:

Posta un commento