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lunedì 12 novembre 2012

LA FRONDA EMILIANO ROMAGNOLA DEI GRILLINI CONTRO "GRILLEGGIO"


Di seguito gli articoli sulla fronda emiliano-romagnola nel Movimento 5 stelle contro il "Grilleggio", ovvero la gestione dispotica, senza democrazia interna e trasparenza, di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio,  pubblicati domenica 11 e lunedì 12 novembre su l'Unità, con relativi link.

L'ARTICOLO DI DOMENICA 11

http://www.unita.it/italia/grillo-sconfitto-dai-ribelli-br-e-rischia-il-bis-sul-caso-salsi-1.463963?page=1



GRILLO RISCHIA IL BIS SUL CASO SALSI

Sulle candidature e la legge elettorale, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio rischiano la frattura nel Movimento 5 stelle e il primo scivolone politico. La scelta iniziale del «Grilleggio» di promuovere per le prossime elezioni politiche solamente chi si era candidato nel M5S alle amministrative senza essere eletto - in pratica i «trombati» - è stata fortemente contestata dalla base. In primis perché nelle regioni e nei comuni dove i grillini non erano riusciti a presentare liste alle amministrative, il Movimento rischiava di non avere rappresentanza. Ma anche perchè quel criterio esclusivo sapeva, e sa molto, di liste bloccate e di candidature supercontrollate dal duo che governa in modo autoritario la rete. Per questo Grillo fa la guerra alla riforma della legge elettorale: per difendere il «Porcellum», che lo avvantaggerebbe elettoralmente e gli consentirebbe di rafforzare il controllo dall’alto sulle candidature. 

Della faccenda si è occupato, ieri, anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Si candida chi è stato candidato alle comunali ma non è stato eletto e ha già il timbro - dice riferendosi a Grillo - Lenin gli fa un baffo». Ma l’opposizione più dura al metodo di selezione delle candidature arriva da Bologna e dall’Emilia-Romagna, che sono state la culla del grillismo con il «Vaffa-day» del 2007 in Piazza Maggiore, il primo boom elettorale e i primi eletti in Comune e in Regione, ma ora sono diventate l’anima dei «dissidenti», di quell’ala del movimento guidata da Valentino Tavolazzi, Giovanni Favia, Federica Salsi e altri che contesta la mancanza di democrazia e chiede di poter discutere in rete le regole sulle candidature e di avere trasparenza sulle votazioni on line.

«Il criterio di candidare solo gli ex candidati alle amministrative è assurdo - dice il consigliere ferrarese Tavolazzi, che è stato il primo degli epurati con un “post scriptum” sul blog di Grillo - non solo per le regioni che sarebbero tagliate fuori ma anche perché ci sono tanti validi attivisti e teste pensanti che, per il solo fatto di non essersi candidate nei Comuni e nelle Regioni, non hanno possibilità di entrare in Parlamento. Ma vedo anche che un primo risultato la protesta della base l’ha ottenuto: è uscito il “Casaleggium 2” che modifica i criteri per le regioni escluse. La riserva sul metodo, invece, rimane inalterata. Si doveva discutere in rete di regole e criteri, ma non è accaduto. Il bacino da cui pescare i candidabili, alla fine, è stato deciso dalle solite due persone. E il funzionamento del portale rimane un mistero». 

L’altro mistero è sui votanti. Quanti saranno? E come si voterà? Si sa che potrà partecipare chi si è iscritto ed è stato certificato dal Grillo. La lista dei candidabili e i curricula verranno messi in rete da Casaleggio, ma ancora non si sa come funzioneranno le prime «primarie» del web. 

Intanto in Emilia-Romagna cresce il consenso attorno ai «dissidenti». Nel primo “meetup” a Piacenza - l’assemblea semestrale che serve a confermare o togliere la fiducia agli eletti - Favia ha incassato 78 voti a favore e solo 3 contrari. «Sono gli attivisti, la base del movimento, che hanno restituito a Favia la fiducia che Grillo gli ha tolto», commenta maliziosamente Tavolazzi. Mentre Favia dichiara: «Gli attivisti mi hanno riconosciuto per quello che sono. Io di giorno giro a testa alta». E aggiunge: «Il movimento deve assolutamente crescere e fare autocritica. Negli elettori c’è questa consapevolezza, almeno a livello locale». In campo nazionale, invece, spiega Favia, «c’è la volontà di andare verso una struttura del movimento più liquida e non organizzata dove il confronto è frammentato ed è in rete».

La sensazione è che, anche a Bologna, al meet up del 14 in cui gli attivisti si dovranno pronunciare sui consiglieri comunali, si avrà un replay dell’esito di Piacenza, con Federica Salsi che potrebbe prevalere sui fedelissimi di Grillo: Massimo Bugani e Marco Piazza. I tre consiglieri si vedranno stasera per tentare una riappacificazione. «Le divisioni di Bologna sono alla radice della serie di conflitti recenti del movimento, e anche delle espulsioni decise dal Grillo e Casaleggio» spiega Tavolazzi. Poi, il 5 dicembre, sempre sotto le Due Torri, ci sarà l’assemblea decisiva per Favia e il capogruppo regionale Andrea Defranceschi. 

Ma la cartina di tornasole sullo stato di salute del M5s in Emilia-Romagna la si avrà probabilmente già oggi, nell’assemblea regionale convocata, quai di nascosto nel quartiere Porto di Bologna, in via dello Scalo. Favia ha dichiarato ufficialmente che non ci andrà ma la sua presenza è stata confermata da più persone. Ci saranno, poi, Tavolazzi e gli altri “ribelli” e anche i fedelissimi del “Grilleggio”. Il tema al centro del confronto sarà proprio la burrasca seguita alle scomuniche per le ospitate e i fuorionda in tv di Favia e Salsi e il braccio di ferro tra Grillo e dissidenti sulla democrazia nel movimento.


E QUELLO DI LUNEDI' 12


http://www.unita.it/italia/grillo-epurator-caccia-br-la-veterinaria-ribelle-1.464187 


GRILLO EPURATOR CACCIA LA VETERINARIA RIBELLE 

Si rafforza in Emilia-Romagna l’anima «ribelle» del Movimento a 5 stelle che chiede più democrazia interna, mentre crescono i dubbi sulle regole per la scelta delle candidature alle politiche e sulla trasparenza delle primarie on line. È questo il risultato dell’assemblea regionale dei grillini che si è svolta ieri a Bologna. Un incontro convocato in rete dopo le burrasche dei giorni scorsi, in cui si sono confrontate le due anime del movimento. E come già era accaduto nella prima delle assemblee semestrali per confermare o togliere la fiducia agli eletti - quella di Piacenza, che ha premiato con 78 voti a favore contro 3 contrari il consigliere regionale Giovanni Favia - anche ieri si è registrato un gradimento alto per chi conduce la battaglia contro il «Grilleggio», la diarchia Beppe Grillo-Gianroberto Casaleggio che governa in modo autoritario i 5 stelle. La partecipazione di Valentino Tavolazzi, il consigliere ferrarese che è stato il primo degli epurati ma è rimasto nel movimento e ora in Emilia-Romagna guida la fronda «contro i soliti due», è stata preventivamente autorizzata dagli altri attivisti con una votazione ad hoc, on line, che gli dato un gradimento superiore all’80%.

Ma Beppe Grillo non accenna a cambiare registro, e men che meno tende la mano ai dissidenti. Anzi, dopo le «scomuniche» di Tavolazzi, Favia e l’ultima di Federica Salsi per la sua partecipazione a Ballarò («i talk show sono il vostro punto G», ha scritto sul suo blog), si appresta a mandare un altro «post scriptum» di espulsione, questa volta a Raffaella Pirini, medico veterinario e consigliere comunale a Forlì, eletta con una lista certificata M5s, che a Radio 24 aveva definito «veramente di cattivo gusto» le parole dell’ex comico genovese contro la collega bolognese Salsi, aggiungendo poi: «Del resto lui ascolta solo Casaleggio».

Alla Pirini e al suo gruppo sarebbe arrivata una lettera dallo staff, «ma finchè non c'è il “ps” non è ufficiale», ha confermato uno degli attivisti ieri a Bologna. Intanto, sempre nel suo blog, Grillo torna sulla pioggia di critiche che gli è piovuta addosso per la storia del «punto G». E per difendere la sua uscita si paragona a Giordano Bruno e scrive: «Il Sistema usa il politically correct per mozzare le lingue, etichettare, isolare chiunque ritenga altro a sè». Nessun nome, ma è facile capire a cosa si riferisce: «Giordano Bruno oggi non sarebbe più bruciato a Campo dè Fiori, ma analizzato nelle sue enunciazioni eretiche durante infiniti talk show e con fuori onda di novizi inconsapevoli di essere ripresi».

L’incontro di ieri era a porte chiuse, anche se in streaming è stato possibile seguire gran parte degli interventi. È cominciato poco dopo le 9 del mattino ed è andato avanti fino a sera. «La sala era piena», dice uno dei partecipanti. Ma nel pomeriggio non c’erano più di 50 persone. Favia non ha partecipato, e così pure la Salsi, che in compenso è tornata in Tv, questa volta a Domenica in L’Arena di Massimo Giletti, alimentando così la sfida al dicktat anti-talk show di Grillo. Al termine dell’assemblea bocche cucite e un comunicato di poche righe postato su Facebook che recita: «Alcuni attivisti ed eletti del M5s in Emilia-Romagna si sono riuniti oggi, a Bologna come in altre regioni, e si sono positivamente confrontati sui seguenti temi: contenuti del Programma, approfondimenti sulle regole per la partecipazione alle elezioni politiche, e individuazione di una piattaforma regionale per sviluppare proposte, discussioni e voto on-line. Dal confronto sono scaturite proposte che verranno sottoposte alla rete».

Una velina quasi di regime, si direbbe se fosse frutto dei partiti e della vecchia politica. Ma da quel che si è potuto vedere e capire, il dibattito, pur con toni pacati, ha alimentato ancor più i dubbi sulla conduzione verticistica del Movimento, soprattutto sul governo delle candidature. A cominciare dalla regola che si possono candidare solo gli ex candidati non eletti alle amministrative: in pratica i “trombati”. «Quando abbiamo iniziato non avevamo neanche le persone per riempire le liste - dice un attivista - ora i “riempilista” si possono candidare e tanti bravi attivisti che non sono mai stati in lista, no».

Nel dibattito le domande e osservazioni erano di questo tenore: «Si può non condividere la scelta di Grillo e Casaleggio?» «Come si fa a evitare che le candidature siano decise da due persone?» «Ancora non sappiamo quanti sono quelli che potranno votare e quale sarà il format». «A me piacerebbe votare i parlamentari, ma non sono registrata, Possibile che non si possa votare anche in un seggio reale?» «Perchè la partecipazione vale solo in rete? Non credo che l’informatica possa sostituire le assemblee fisiche, le persone in carne e ossa». E tra le proposte avanzate, c’è quella per la formazione degli eletti: progetto a suo tempo affidato da Grillo proprio a Tavolazzi, poi lasciato cadere. Com’è difficile la strada della maturazione democratica.





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