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martedì 23 ottobre 2012

Province, si torna ai Ducati e allo Stato Pontificio. La riforma cervellotica del governo dei cervelloni

L'Assemblea legislativa regionale ha approvato ieri, lunedì 22 ottobre, la delibera sul riordino delle Province. La "carta geografica" dell'Emilia-Romagna torna ai tempi dei Ducati e dello Stato Pontificio. Dal governo dei "cervelloni" ci si aspettava una riforma meno "cervellotica". Di seguito gli articoli pubblicati oggi su l'Unità, con l'intervista a Simetta Saliera.

ADDIO PROVINCE, NASCONO QUATTRO ENTI DI SECONDO GRADO
E LA CITTA' METROPOLITANA DI BOLOGNA

Le Province scendono da nove a quattro, più la Città Metropolitana di Bologna. E la nuova carta geografica della regione torna ad assomigliare molto all’Emilia-Romagna dei Ducati e dello Stato Pontificio. La Romagna diventa un’unica Provincia. Ferrara, che rientra nei parametri governativi della spending review
(più di 350mila abitanti e di 2.500 chilometri quadrati), se ne sta per conto suo. Modena e Reggio tornano assieme, così come Parma e Piacenza. Ma la maggioranza Pdl e Lega che amministra la Provincia più orientale della Regione piuttosto che tornare sotto Parma se ne vorrebbe andare in Lombardia. I piacentini, a dire il vero, non sembrano molto dell’idea. Ma forse dovranno decidere con il voto da che parte stare, dal momento che la Cassazione ha dato via libera alla proposta di referendum del Consiglio provinciale.

Ieri l’Assemblea legislativa regionale ha approvato la proposta di riordino imposta dal decreto sulla "spending review", così come era stata proposta l’1 ottobre dal Consiglio delle autonomie locali (Cal). La delibera è stata approvata con i voti a favore di Pd, Udc e Sel-Verdi, l’astensione del Pdl (ma un consigliere ha votato no) e della Federazione della sinistra, il voto contrario dell’Italia dei valori e della Lega Nord. Maggioranza e opposizione scomposte, dunque, con i “grillini” che non hanno partecipato al voto. Ora la proposta sarà inoltrata al governo (la nostra è una delle poche Regioni che rispetterà la scadenza fissata al 24 ottobre), che all’inizio di novembre dovrebbe approvare il decreto che istituisce, dall’1 gennaio 2014, le nuove Province e le Città Metropolitane. Ma che - secondo le anticipazioni - potrebbe commissariare le attuali Province già nel giugno prossimo, per agevolare la fase di transizione.

L’opinione diffusa in Regione è che dal governo dei “cervelloni” ci si sarebbe aspettata una riforma vera e meno “cervellotica” di questa, ma tant’è. Per non farsi mancare niente, tuttavia, ieri l’Assemblea s’è messa a litigare sui nomi e sui capoluoghi dei nuovi Enti, che saranno tutti di secondo grado, con Consigli nominati dai Comuni e non più eletti direttamente. Scatenati Pdl e Lega, che vogliono Modena prima di Reggio Emilia nella denominazione di quella Provincia, e vorrebbero chiamare Provincia Verdiana quella di Piacenza e Parma. La Romagna non ha riserve sul nome, ma la discussione rimane accesa su quale dovrà essere il capoluogo tra Ravenna e Rimini, sulla ubicazione della sede dell’Asl unificata romagnola, della Prefettura e della Questura.

Per non alimentare il tormentone, la giunta regionale ha presentato un emendamento che lascia ai singoli territori la facoltà di scegliere la denominazione delle nuove Province. Il governatore, Vasco Errani, ha assicurato che c’è la disponibilità del governo in tal senso. «Molti di noi - ha poi detto Errani, dando voce alle riserve dei più - ritengono che il riordino abbia limiti strutturali e sostanziali. E io continuo a pensare che occorra una riforma organica della seconda parte della Costituzione. Detto questo, la legge c’è e va applicata. In Emilia-Romagna cercheremo di realizzare una riforma che dia un equilibrio migliore al governo del territorio». I lavori dell’Assemblea sono stati interrotti, nel pomeriggio, dalla protesta di alcune decine di dipendenti delle Province, promossa dal sindacato di base. I lavoratori temono per il loro futuro e contestano alla Giunta di non essersi opposta alle scelte del Governo Monti.

PROVINCE COMMISSARIATE A GIUGNO 2013
A GENNAIO 2014 IL SINDACO METROPOLITANO

Intanto comincia il cammino che dovrà portare, il primo gennaio 2014, alla costituzione della Città Metropolitana di Bologna. Ieri mattina a Palazzo Malvezzi si è insediata la Conferenza per l’elaborazione dello statuto. Sarà presieduta dalla presidente della Provincia, Beatrice Draghetti, e dal sindaco del capoluogo, Virginio Merola, potrà avvalersi di un ufficio di presidenza e commissioni ad hoc, e avrà un anno di tempo per definire i contorni del nuovo ente. I contenuti, infatti, sono già stati in gran parte definiti dal governo con la "spending review". La Città Metropolitana avrà geograficamente gli stessi confini della Provincia, quindi comprenderà anche il comprensorio imolese e i comuni della montagna. Sarà, come le nuove Province, un ente di secondo grado nominato dai Comuni che lo compongono. Avrà un Consiglio metropolitano composto da 12 consiglieri. Non avrà una giunta e le cariche amministrative dovrebbero essere non retribuite, come accade oggi con la Conferenza metropolitana dei sindaci. Meno chiare le funzioni che dovrà assumere. Sicuramente si dovrà occupare di pianificazione, trasporti, politiche ambientali e scolastiche, sviluppo economico. Delegata alla Conferenza per lo statuto, invece, la scelta sull’elezione del sindaco metropolitano. Lo statuto dovrà stabilire se dovrà essere eletto direttamente dai cittadini o se sarà, più semplicemente, il sindaco del Comune capoluogo. Quest’ultima ipotesi, caldeggiata da Merola e osteggiata dalla Draghetti, è al momento la più gettonata. L’insediamento e il regolamento della Conferenza sono stati approvati dai 40 sindaci presenti su 60. La presidente Draghetti ha parlato di «passaggio epocale». Luciano Vandelli, teorico delle Città Metropolitane, di «momento di grande importanza». Più cauti, per non dire scettici, i sindaci, che la ritengono una riforma a metà.


SALIERA: "E' SOLO UN PEZZETTO DI RIFORMA"Simonetta Saliera, vice presidente della Regione con delega al sistema delle autonomie, come valuta la riforma del governo sulle Province?
«Non è una vera riforma. È l’ennesimo pezzetto di riforma. Si continua ad affrontare tutta la complessa questione dell’organizzazione dello Stato senza una idea precisa dello Stato che si vuole costruire. Manca un quadro generale e non si è ancora capito se andiamo verso il miglioramento del sistema delle autonomie o verso un nuovo centralismo. Si spera che il Parlamento possa correggere e varare una vera riforma».

Oggi (ieri per chi legge), comunque, la Regione ha varato le nuove Province...
«Ha recepito la proposta del Consiglio delle autonomie locali sulla delimitazione geografica delle nuove Province. Sul riordino dei livelli istituzionali e delle funzioni c’è ancora [INTERVISTA]molto da fare».

Le anticipazioni dicono che il governo si appresta a commissariare nel giugno 2013 le attuali Province per gestire direttamente la transizione verso i nuovi enti.
«Gli enti non sono birilli. E se si vuole raggiungere l’obiettivo di migliorare l’efficienza dell’amministrazione e del governo dei territori, forse conviene sedersi attorno a un tavolo con tutti gli attori. Occorre equilibrio e saggezza. Non credo lo si possa fare dall’alto».

Cosa manca per completare il lavoro?
«Bisogna definire bene le funzioni dei nuovi enti, l’assetto istituzionale, la legge elettorale, i tempi. C’è da gestire il problema dei dipendenti delle Province, che solo in Emilia-Romagna sono 4.500. Occorre capire con quali risorse si attua la riforma. Perchè se anche qui sono solo tagli, non si va tanto lontano».

Qual è l’idea della Regione?
«Noi immaginiano un territorio amministrato su tre livelli: Unioni comunali, nuove Province, Regione. E un riordino delle funzioni in sintonia con questo nuovo assetto. Un modello nuovo, che avvicini istituzioni, cittadini e imprese. Svilupperemo la discussione con gli Enti locali, le associazioni e i sindacati. Poi entro l’anno metteremo in campo una nostra proposta, di buon senso e mirata a realizzare un governo più efficace».

Intanto la destra vuole portare Piacenza in Lombardia...
«Mi sembra un’operazione strumentale. Di pancia. Mentre serve cervello».



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