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venerdì 17 agosto 2012

Le ultime su tele-marchetta e i politici senza etica, oggi su l'Unità

Sperando che a quest'ora almeno qualcuno di voi l'abbia comprata in edicola, ecco di seguito gli articoli scritti per l'Unità di oggi, 17 agosto, sulla vicenda delle interviste e delle "ospitate" a pagamento dei consiglieri regionali di Pdl, Lega, Udc, M5S sulle emittenti 7 Gold ed E' Tv.
Per la cronaca, al sesto giorno dopo lo scoop di Repubblica e le riprese de l'Unità, anche il Corriere di Bologna, oggi, s'è degnato di dare la notizia con un pezzo rigorosamente non firmato: mah!
In coda il link a un bello e interessante articolo di Paolo Soglia su Repubblica che spiega come anche le Tv private godono di finanziamenti pubblici e come funziona il meccanismo marchettaro.


LE INTERVISTE TV A PAGAMENTO MANDANO IN TILT I GRILLINI: IL CAPO COMICO GENOVESE SCOMUNICA IL CONSIGLIERE REGIONALE GIOVANNI FAVIA

Il caso delle interviste a pagamento dei consiglieri regionali sulle emittenti private "7 Gold" ed "È Tv" fa saltare le frequenze dei “grillini”. Il leader del M5S, Beppe Grillo, scomunica Giovanni Favia sulle comparsate tv. "Pagare per andare in televisione è come pagare per andare al proprio funerale", scrive nel suo blog. Ma Favia al telefono con l’Ansa smentisce: "Beppe non mi ha scomunicato - sostiene - problemi tra me e lui non ce ne sono. Se qualcuno spera di vedermi indebolito o incrinato se lo può scordare". Poi rivela: "Ci siamo sentiti due volte per telefono: il giorno in cui è scoppiato il caso e dopo il post sul suo blog. La prima volta si è messo a ridere della campagna mediatica, non ha dato un giudizio sulla vicenda, non mi ha detto fate bene o smettete. Nella seconda, mi ha spiegato che il suo post voleva ribadire la linea del movimento a livello di principio. E io gli ho detto che capivo l'esigenza di prendere le distanze".

Ma la tensione è alle stelle, come traspare anche da quest’altra frase di Favia: "Beppe non si è rivolto solo a me, ma a tutti i consiglieri regionali. Sono stato messo in mezzo io, e ci sto. Ho le spalle larghe e sono abituato a questi colpi. Tra pochi giorni il polverone passerà". E in mattinata, intervistato da Radio Monte Carlo, Favia non aveva nascosto il suo disappunto. "Avrei preferito che Grillo nel suo comunicato spiegasse meglio la questione. Capisco che Grillo si senta attaccato, ma non ho fatto un utilizzo illegale dei finanziamenti della Regione". Quel che sembra certo è che le apparizioni in tv del volto più noto dei “grillini” emiliano-romagnoli abbiano le ore contate. Grillo, dice ancora Favia all’Ansa, "ha aggiunto che dal prossimo anno dovremmo interrompere con queste interviste. Gli ho risposto che ne avremmo parlato con la base e deciso con i cittadini che ci seguono".

Quella di ieri è stata una giornata decisamente sfortunata per Favia. Oltre al diktat di Grillo, il consigliere regionale s’è beccato pure il "vaffa" del segretario della Lega, Roberto Maroni: "I grillini si adeguano in fretta a quei comportamenti che in pubblico tanto criticano - ha scritto su Facebook l’ex ministro dell’Interno - e allora un bel VAFFA alla nuova ipocrisia grillesca". Poi è arrivata la stoccata di Davide Zoggia, della segreteria Pd: "Le parole di Grillo e le reazioni di Favia per interviste a pagamento hanno dell'incredibile. Da un lato non riescono a giustificare l'utilizzo di soldi pubblici; dall'altro cominciano a criticarsi reciprocamente sull'uso di questi finanziamenti che avevano giurato di non voler utilizzare. La demagogia evidentemente ha le gambe corte e da loro arrivano solo chiacchiere e telecamere". A concludere la giornatina, prima una smentita di Repubblica: "Le informazioni da cui hanno tirato fuori il finto scoop gliele ho date io", ha sostenuto Favia, ma il quotidiano ha ribattuto che l’inchiesta era già fatta e il “grillino” avrebbe solo chiesto che fosse ospitata una sua dichiarazione. Poi le bacchettate e un po’ di ironia sul web in risposta a Favia che dice: "Non mi interessa apparire, non partecipo ai talk show". E qualcuno replica: "Paga con i soldi pubblici per non essere censurato dalle tv locali e non va gratis in quelle nazionali, Bah".



INTERVISTA AL PRESIDENTE NAZIONALE ORDINE DEI GIORNALISTI, ENZO IACOPINO: "PALESE VIOLAZIONE DELL'ETICA DI GIORNALISTI E POLITICI, SERVE UN SEGNALE"

Quando alla vigilia di Ferragosto il “caso” è approdato sui media nazionali, nel suo profilo Facebook il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha postato parole durissime: «Mi vergogno per quel che leggo. In Emilia-Romagna ci sono consiglieri regionali che pagano per essere intervistati dalle tv. E giornalisti che ammettono di prendere il danaro. È informazione, questa? Non credo. Duecento euro per un passaggio in tv aiutano a far cassa. Ma il rispetto per i diritti dei cittadini dov'è? Mi auguro che l'Ordine regionale si attivi, anche con una riunione straordinaria».

Presidente, a freddo si è fatto un’idea più precisa della vicenda?
«Ho capito che è una vergogna vera. A poco vale dire così fan tutti. Qui siamo davanti a palesi violazioni dell’etica politica e della deontologia giornalistica. Siamo di fronte a Tv che chiedono soldi a politici che pagano per avere maggiore visibilità; a un collega che ammette la pratica illegale delle interviste e delle “ospitate” a pagamento negli spazi informativi. Una vicenda, direi, davvero squallida».

Il presidente dell'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, Gerardo Bombonato, ha annunciato l'apertura di una indagine subito dopo Ferragosto.

«Bene, non avevo dubbi che l'avrebbe fatto. L'indagine più che opportuna è doverosa. Non bisogna fare sconti a nessuno su vicende come questa. E io confido che dall'Emilia-Romagna possa venire anche un contributo di chiarezza, un segnale anche per il Paese».

Lei ha notizie di altri casi analoghi in altre regioni italiane?

«Abbiamo l’impressione che si tratti di una pratica diffusa, anche se finora è rimasta in gran parte ai “si dice”. Invece in questi casi bisogna fare segnalazioni, esposti. Qualcosa anche sotto questo aspetto comincia a muoversi. So di una segnalazione all'Ordine del Veneto per un caso analogo a quello emiliano. E so di un’altra segnalazione di una collega che in Sicilia ha denunciato l'esistenza di un meccanismo per il quale il giornalista viene pagato dall'editore con una quota della pubblicità che riesce a portare alla sua testata».

La stessa pratica ammessa dal conduttore di “7 Gold”, Dario Pataccini.

«Esatto. Si sapeva che ci sono colleghi che si pagano con le inserzioni che procurano al proprio editore, ma non era mai successo che ci fosse una ammissione così diretta ed esplicita».

Bombonato, in una intervista al Carlino, il suo giornale, ha detto che ci sono colleghi che si sono prestati a pratiche contrarie alle regole deontologiche, ma ha sottolineato anche le responsabilità degli editori e dei politici.

"Sono d'accordo con lui. I soldi delle interviste e delle ospitate a pagamento se li mettono in tasca gli editori che si guardano bene dal dichiararlo, dal mettere sull'avviso i telespettatori».

Il consigliere regionale dei “grillini”, Giovanni Favia, sostiene che è tutto regolare, che quella è comunicazione istituzionale prevista dal la legge 150.

"Non prendiamoci in giro. La comunicazione istituzionale ha regole precise. Sui giornali, ad esempio, deve apparire con caratteri tipografici diversi da quelli dei normali articoli. Nelle radio e nelle Tv deve essere dichiarata, riconoscibile. Gli spazi a pagamento sono autogestiti, non prevedono la presenza di un giornalista. Qui invece parliamo di presenze e interviste negli spazi informativi propri delle Tv nelle rassegne stampa e nei Tg».

Quindi di una pratica ingannevole?

«Esattamente. Qui abbiamo addirittura “anchorman” che intervistano il politico che ha pagato per andare in tv. Sarei curioso di sapere come vengono organizzate le presenze in studio, se il conduttore concorda anche le domande con il suo ospite. Comunque sia, il telespettatore che accende la Tv e vede il conduttore solito che intervista l’ospite in studio, è indotto a pensare a un approfondimento giornalistico o alla continuazione del Tg».

Quindi niente comunicazione istituzionale nei format informativi classici?

La prima garanzia per il cittadino è la faccia, la firma del giornalista.Il primo inganno, la prima violazione deontologica nasce lì. Se quel collega ha procurato il contratto pubblicitario, come può essere imparziale? Se l’ospite è in studio perchè ha pagato, come può essere vera l’intervista? E come fa il cittadino a non essere tratto in inganno? I giornalisti facciano solo il loro mestiere. E il loro dovere, che è quello di assicurare una informazione libera, il più possibile completa e onesta».



ORDINE, SUBITO L'INDAGINE. L'AUTOACCUSA DI 7 GOLD E LA DIFESA DI E' TV.

L’Ordine regionale dei giornalisti aprirà nei prossimi giorni un’inchiesta per fare chiarezza sul caso delle interviste e delle “ospitate” a pagamento dei politici regionali nelle emittenti radiotelevisive locali. Lo ha annunciato il presidente, Gerardo Bombonato, in una intervista al Carlino. L’Ordine dovrà accertare le eventuali violazioni deontologiche dei giornalisti iscritti all’Albo, non solo dei conduttori delle trasmissioni “incriminate” ma anche dei direttori responsabili e degli editori. Per quanto riguarda 7 Gold, il conduttore della trasmissione con rassegna stampa 7 in punto, Dario Pataccini, ammette che le presenze dei consiglieri regionali sono a pagamento. Ma sostiene di averne sempre informato i telespettatori e rivendica la sua imparzialità nelle interviste. Pataccini, del resto, è uno di quei libero professionisti a metà tra giornalismo e pubblicità; uno che si fa lo stipendio con le provvigioni che prende dall’editore sui contratti che riesce a procurargli. E l’editore, naturalmente, si guarda bene dal dichiararlo. Ieri è comparso anche un tariffario, con cifre più alte di quelle finora circolate: 500 euro per partecipare a una puntata di un’ora, 3.500 per un pacchetto da dieci, Iva esclusa. Più incerta la situazione a È Tv. Due consiglieri regionali, Silvia Noè dell’Udc e Manes Bernardini della Lega, hanno dichiarato di avere contratti anche con l’emittente del Gruppo Spallanzani, vicina alla Curia. Il direttore responsabile, Giovanni Mazzoni, è in ferie e dice di non saperne nulla: «Lunedì, quando rientro, cercherò di capire come stanno le cose. Ma non capisco dov’è il problema: mi sembra che non ci sia proprio niente di illecito». Più cauto il coordinatore della redazione giornalistica, Francesco Spada, che ribadisce: «C’è una legge, c’è la deontologia e c’è il buon senso a dirci che le interviste a pagamento negli spazi informativi non si possono e non si devono fare. I politici dovrebbero occupare quegli spazi perchè hanno argomenti forti da portare, di interesse giornalistico, non perché pagano». E sui contratti di Noè e Bernardini dice: «So che ci sono questi due accordi, ma non si parla di ospitate e interviste a pagamento». Poi però aggiunge: «Si sa che in tutti i media i rapporti tra redazione giornalistica e pubblicità sono conflittuali, che ci sono sempre pressioni della concessionaria e dell’editore. Io comunque ho sempre difeso la mia professione: sono iscritto a un Ordine che ha delle regole che rispetto. Quello che va in onda con me è roba vera, non pubblicità». L’impressione è che in quei contratti ci sia anche del non scritto: la garanzia implicita della visibilità nei Tg e nelle rassegne stampa. «Mi auguro proprio di no», dice Spada. Ma se si ritroverà Noè e Bernardini nel Tg, ora che farà? «Non lo so», dice.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/08/17/news/le_tariffe_delle_interviste_e_il_doping_del_giornalismo-41051937/

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