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domenica 3 marzo 2019

Primarie, al gazebo per Zingaretti aspettando Godot



Ero molto indeciso, più per il no che per il sì. Sono all'antica, di quelli che pensano che il segretario di un partito lo devono eleggere gli iscritti e i militanti di quel partito. E io non lo sono, non sono mai stato iscritto al Pd e negli ultimi anni non l'ho votato. Poi c'era quella formula ambigua: possono votare anche i non iscritti purché si riconoscano nella politica del Pd. E io non mi ci sono mica riconosciuto in questi anni. 

Poi alla fine sono andato. La signora al banco del seggio mi ha tolto dall'imbarazzo: "Ti conosco, ti seguo su Facebook". Non mi ha chiesto il documento, non ho dovuto sottoscrivere alcun manifesto politico, mi ha fatto firmare solo il registro degli elettori del Comune e versare i due eurini. 

Ho votato la persona non il partito. Ho votato Zingaretti. Se vincerà, perché io voti anche il Pd dovrà cambiarlo molto, convincermi, dire e fare cose di sinistra, elaborare un pensiero lungo per un'Italia diversa: sinceramente europeista e internazionalista, pacifica, con meno disuguaglianze e maggiore giustizia sociale e fiscale, più umana e solidale, antifascista e antirazzista, che sa investire sui giovani, le donne, l'ambiente, le differenze. 

Un auspicio. Probabilmente un'utopia. Una speranza non so quanto fondata. Ma un segnale contro chi sta portando questo Paese al disastro, contro i seminatori di odio, i populisti della domenica e gli sprovveduti discepoli del "vaffa", ho pensato che bisognava darlo. Zinga, vinci e non farmi pentire.

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