Nei giorni scorsi ho portato il libro alla Nunziatina, che oggi ha 93 anni ma è ancora bella arzilla e lucida. Avevo raccolto a più riprese la sua testimonianza, i suoi racconti che sono l'ossatura del libro, ma non le avevo fatto leggere le bozze. Avevo avvertito la nipote, Federica, ma all'Annunziata ho voluto fare una sorpresa. L'ho chiamata e le ho detto: "Domani ti vengo a trovare". Ci sono andato con mia figlia Ilaria (nella foto),
Gabriele Albonetti (autore della bellissima e generosa prefazione), Franco Conti e Sauro Bacchi dell'ANPI (che assieme alle Associazioni Aurora e Cà di Malanca, all'Istituto Storico della Resistenza e dell'età contemporanea in Ravenna e provincia, allo Spi-Cgil e all'Auser di Faenza sostengono la pubblicazione e la diffusione del volume), con un mazzo di fiori e il libro. Quando ha visto la copertina Nunziatina si è emozionata, ma era contenta. La nipote aveva portato i pasticcini, abbiamo fatto un brindisi. Subito dopo, però, mi ha detto: "Voglio poi vedere se hai scritto bene, e tutto quello che ti ho raccontato". Stamane l'ho richiamata: "L'hai letto?". "Sì, hai scritto bene". Sono felice che le sia piaciuto. Piace anche a me: di quelli che ho scritto è quello che mi piace di più. Le ho annunciato la prima presentazione, che faremo martedì 26 marzo, alle ore 18, nella sala del Consiglio comunale di Faenza, con la partecipazione di Gabriele Albonetti, di Carla Nespolo, presidente nazionale ANPI e, naturalmente, di Annunziata Verità. Le ho detto: "Mi raccomando, ti voglio in forma e in ghingheri". E lei: "Ci sarò, se sono ancora viva".
Quella della Nunziatina è una storia pazzesca. "Se la vita fosse un romanzo o un film, quella di questa ragazza si potrebbe intitolare la donna che visse due volte, riecheggiando il classico della letteratura
gialla di Boileau e Narcejac e il relativo famosissimo film di Hitchcok - ha scritto Gabriele nella sua prefazione - ma la vicenda di Nunziatina è stata straordinariamente reale". Già. Il romanzo "naturale", rocambolesco, appassionante ma - per l'appunto - incredibilmente
reale di una piccola grande donna che evidenzia anche - sottolinea ancora Albonetti - il ruolo di primo piano, troppo a lungo sottovalutato, svolto dalle donne nella Resistenza. La
vita quasi mitologica di una ragazza ribelle, staffetta partigiana, scampata a
18 anni alla fucilazione, ma anche, nell'età adulta, la vita di una donna che ha continuato la sua personale e
tenace battaglia per la giustizia, la libertà, l'emancipazione femminile.
Condannata a
morte per "complicità con i ribelli". Fucilata dalla Brigata Nera. Sopravvissuta
fingendosi morta sotto i cadaveri di altri quattro sventurati giustiziati
assieme a lei. La fuga avventurosa dai fascisti che vogliono "finire il
lavoro", ferita ed esausta, fino a raggiungere prima il rifugio in montagna di Silvio Corbari (che pochi giorni verrà catturato e ucciso assieme ai suoi compagni a Cà Cornio), poi la formazione partigiana del GAP faentino, e quindi la salvezza. Poi, dopo la fine della guerra, la ricerca tenace dei suoi
aguzzini, con lei piccola e minuta che li affronta senza paura, li spaventa, li
mette in fuga.
Ma anche le scelte amorose al di fuori degli schemi degli anni
Quaranta e Cinquanta, "libera" e indipendente alla guida di una Vespa
e in minigonna negli anni Sessanta, testimone dal suo posto di bidella al liceo
del femminismo, della lotta per l'eguaglianza e la parità di diritti che farà poi grandi passi avanti nel decennio
riformatore degli anni Settanta. Infine, in età più avanzata, icona
dell'antifascismo e della conservazione della memoria. Fino alla scelta di
raccontare per intero, per la prima volta, a 93 anni, la sua incredibile
vicenda umana e politica narrata e romanzata in questo libro.
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