Post più popolari

venerdì 1 giugno 2018

Il governo degli "avvocati del popolo" e l'Italia che si spera non verrà

"Habemus governo" finalmente. Fumata bianca dopo gli 88 giorni della trattativa più demenziale della storia della Repubblica, tra proclami sguaiati, comiche giravolte e dirette social degli improbabili statisti protagonisti di questa vicenda: Dima-IOS (cit. Crozza), il primo capo politico che cambia posizione ad ogni aggiornamento del software, e Salvini la ruspa che vuole blindare i nostri confini, rimpatriare 600mila immigrati, spianare i campi nomadi e chiudere le moschee. Vengono i brividi a immaginare quei due alla guida del Paese, ma hanno vinto le elezioni ed è giusto che governino.

C'è voluta l'infinita pazienza e l'alto senso dello Stato di Mattarella per fare in modo che dessero vita a un esecutivo passabile, che non dichiari guerra alla Germania, non ci faccia uscire dall'Euro e dalla Nato per allearsi con Putin, non ci renda ridicoli al mondo con la richiesta alla BCE la cancellazione di 250 miliardi di debito. Questi "lorsignori" (Fortebraccio ci perdoni il paragone) che hanno gridato all'impeachment quando Mattarella ha posto il veto su Savona - l'economista che ha pronto un "piano B" simile a Gladio per uscire dall'Euro e che ha paragonato la Germania di Merkel e Schäuble a quella di Hitler - dovrebbero avere almeno la buona creanza di chiedere scusa e ringraziare il Capo dello Stato. Di Maio forse lo farà. Salvini, con l'arroganza che ha, non credo. In compenso, mentre a Roma si chiudeva l'accordo, a Milano, dal muro di Via Bellerio, è scomparsa la scritta "Lega Nord Padania - Basta Euro".

Il "governo del cambiamento" rispecchia l'esito del voto anti-sistema del 4 marzo che ha premiato le due forze più populiste e sovraniste d'Italia, le quali hanno molte cose in comune ma rappresentano mondi molto diversi, spesso in conflitto tra loro (pensiamo alle imprese del Nord che vogliono più deregulation e meno tasse e ai disoccupati del Sud, che sperano nei sussidi e nel maggiore aiuto dello Stato). L'esecutivo ha 18 ministeri e 17 ministri (perché Di Maio ne occupa due): 9 sono dei Cinquestelle e 7 della Lega, che ha la "goldenshare" politica e con il vice Giorgetti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio farà da balia al professor Conte, il "signor nessuno" scelto come premier-esecutore del "contratto di governo": un premier che ogni volta, prima di prendere una decisione, dovrà fare due telefonatine ai suoi mandanti. 

Tra gli altri ministri, fa una certa impressione pensare che la Lega si sia presa la pubblica istruzione (con un professore di ginnastica), che ci sia una delega per un Cinquestelle alla "democrazia diretta" (la nostra è ancora una democrazia rappresentativa), e che il prode Toninelli, quello della "tassa piatta progressiva", sia finito alle infrastrutture: aspettiamoci che le grandi opere diventino i cantieri per gli "umarell".

Le anomalie politiche e le contraddizioni costituzionali di questa inedita e per tanti versi drammatica vicenda, del resto, sono diverse. Basta pensare al "contratto di governo". Oppure al "Comitato di Conciliazione" (anche questo, per fortuna, ridimensionato dall'intervento del Quirinale) che dovrebbe attivarsi quando nell'applicazione del contratto si determinano divergenze tra Lega e Cinquestelle. Visto così, più che un governo politico della Repubblica sembra una "joint-venture" tra privati, ma tant'è. Vedremo strada facendo cosa sarà in grado di fare, come e se riuscirà a combinare insieme l'applicazione della flat-tax con il reddito di cittadinanza e la cancellazione della legge Fornero.

Questo in un contesto internazionale in progressivo sconvolgimento, con la crisi economica tutt'altro che passata, un Paese che continua pericolosamente a camminare sull'orlo del baratro, con un tasso di sfiducia enorme nella politica e nelle classi dirigenti, una sinistra divisa e dispersa. Le analogie con l'inizio degli anni Venti del secolo scorso che portarono all'avvento del fascismo, e anche quelle con la Repubblica di Weimar, sono abbastanza impressionanti. Ma bisogna avere fiducia nella nostra democrazia, incrociare le dita e sperare che ci vada bene. 

Di Maio - che come primo lavoro si trova a fare il ministro del Lavoro - ha detto che "si sta scrivendo la storia". Salvini - che nelle ore decisive della trattativa è riuscito a postare il video di un migrante che spenna un piccione per strada (e per disperazione da fame, i suppose) con il titolo "a casa!!!" - si è limitato a dichiarare che non vede l'ora di insediarsi al Viminale "per cominciare a riempire gli aerei e riportare a casa i clandestini". Conte ha aggiunto che sarà "l'avvocato del popolo" e che lavorerà "per migliorare le condizioni di vita di tutti gli italiani". Che ne sarà di queste promesse e che Italia sarà quella giallo-verde lo vedremo presto. Per ora, comunque, l'orizzonte più probabile rimane quello di nuove elezioni a breve.

Nessun commento:

Posta un commento