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martedì 23 gennaio 2018

Rapporto Oxfam, 42 persone possiedono la stessa ricchezza di metà dell'umanità. Se non riparte dalla lotta alle diseguaglianze la sinistra in Italia e nel mondo è morta

E' davvero sconvolgente l'ultimo rapporto di Oxfam International, una delle più grandi organizzazioni non governative del mondo impegnata da decenni nella lotta contro la povertà. Ci dice che l'1% della popolazione più ricca del pianeta - vale a dire 60-70 milioni di persone, poco più della popolazione dell'Italia - possiede più patrimonio, beni e reddito di tutto il resto dell'umanità. Ci dice che nel 2017 il numero dei miliardari è cresciuto di uno ogni due giorni, che 2.043 ricconi nell'ultimo anno hanno visto aumentare i loro patrimoni di 762 miliardi di dollari, cifra che equivale a 7 volte l'ammontare delle risorse che sarebbero necessarie per far uscire dallo stato di povertà estrema 789 milioni di persone; e che 42 "paperoni" detengono attualmente la stessa ricchezza dei 3,7 miliardi di persone meno abbienti del pianeta.

Ci dice che negli ultimi 10 anni la ricchezza dei miliardari è cresciuta mediamente del 13% l'anno, mentre il reddito dei lavoratori comuni è aumentato solo del 2%, compreso quello delle donne del Bangladesh che cuciono per 12 ore al giorno gli abiti per le multinazionali e il mercato globalizzato ricevendo un salario annuo di 900 dollari, vale a dire 75 dollari al mese, l'equivalente di un paio di euro al giorno.

Le persone che confezionano i nostri abiti, assemblano i nostri cellulari, coltivano il cibo che mangiamo vengono sfruttate per assicurare la produzione costante di un gran volume di merci a poco prezzo e aumentare i profitti delle corporation e degli investitori. Lo sfruttamento del lavoro che coinvolge la maggioranza della popolazione mondiale alimenta così l’estrema ricchezza di pochi. Di tutta la ricchezza globale creata nel 2017, l'82% è andato all'1% più ricco mentre il 50% dei meno abbienti ha avuto beneficio zero.

In Italia le cose vanno meno peggio, ma anche qui assistiamo alla forsennata corsa alla riduzione del costo del lavoro che porta all’erosione delle retribuzioni e al pericoloso arretramento dei diritti dei lavoratori, com'è testimoniato anche dalla nuova legge e dai risultati del job's act. A metà del 2017 il 20% più ricco della popolazione deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, mentre nel periodo 2006-2016 il reddito disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuito del 23,1%. Secondo gli ultimi dati Istat, il 20% più povero dei cittadini italiani dispone oggi solo del 6,3% del reddito nazionale contro il 40% posseduto dal 20% più ricco.

I dirigenti di Oxfam Italia hanno scritto una lettera ai leader dei partiti in lizza per le elezioni del 4 marzo chiedendo cosa intendono fare, nel concreto, per mettere in campo politiche finalizzate a ridurre i livelli di diseguaglianza, a premiare il lavoro e non la ricchezza, ad assicurare che i ricchi e le grandi corporation paghino la giusta quota di tasse, attraverso una maggiore progressività fiscale e misure solide di contrasto all’evasione ed elusione fiscale.

In una campagna elettorale dove si fa a gara a promettere tutto a tutti, le possibilità che l'invito di Oxfam venga accolto sono prossime allo zero. Il centrodestra delle diseguaglianze se ne fotte, come dimostra la proposta della flat-tax che avvantaggerebbe una volta di più i ricchi a scapito dei poveri. Il Pd renziano nei cinque anni di governo appena conclusi non ha inciso su questo terreno, anzi, ha incentivato la precarietà e contribuito ad abbassare la soglia dei diritti. E anche il bel "libro dei sogni" del programma di governo a Cinquestelle appare più rivolto a tutelare la classe media che i diritti dei lavoratori e degli ultimi. La sinistra-sinistra la lotta alla diseguaglianza l'ha messa nel proprio simbolo (Liberi e Uguali) ma difficilmente avrà i numeri e la forza sufficienti per poter cambiare il corso della politica italiana. Eppure, se non riparte da qui, dalle storture provocate da un capitalismo ormai al capolinea e dalla globalizzazione, dallo strapotere della finanza e delle multinazionali sull'economia reale e sulla politica; se non sa immaginare un altro modello di sviluppo, di crescita e di vita, la sinistra in Italia e nel mondo è morta.

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