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mercoledì 9 novembre 2016

Il trionfo di Trump, la sconfitta della politica e la speranza dei giovani conquistati dal sogno di Pepe Musjica



Ci mancava solo il Berlusconi americano comandante in capo - il misogino, xenofobo, pistolero e anti-ambientalista Donald Trump - in questo mondo impazzito che invece di coltivare la vita, il progresso e la pace sembra avviato a precipitare di nuovo verso la guerra. Martedì sera, mentre negli Stati Uniti maturava il trionfo di Trump, Pepe Mujica faceva tappa a Bologna per promuovere il libro su di lui "Una pecora nera al potere" scritto da Andrés Danza e Ernesto Tulbovitz. A sorpresa, ma non troppo, l'Auditorium scelto dall'Unipol per la conferenza è risultato troppo piccolo per Pepe. Ad ascoltare e applaudire l'ex guerrigliero diventato presidente dell'Uruguay tra il 2010 e il 2015, famoso in tutto il mondo perché durante il suo mandato rinunciò al 90% dello stipendio presidenziale, preferì continuare a risiedere nella piccola fattoria dove coltiva fiori e a muoversi sul suo vecchio Maggiolone, c'erano diverse centinaia di persone, quasi tutti giovani e giovanissimi, la maggior parte seduti per terra o in piedi davanti ai monitor. Tutti stregati da quello splendido vecchio che dispensa perle di umanità e saggezza, lezioni di vita e politica con la P maiuscola, quella che sa parlare non solo di crescita, Pil e consumismo ma anche di libertà, uguaglianza, economia equa e solidale, giustizia sociale, affetti e felicità.

"Il limite della politica e dei politici di oggi è quello di aver dimenticato la filosofia", dice. Al moderatore che gli chiede cosa pensi delle elezioni americane, Musijca risponde così: "Trump contro la Clinton: comunque vada, una sciagura". E aggiunge: "Non mi preoccupa tanto Trump, ma quello che si muove nella pancia degli Stati Uniti (e del mondo)". Si riferisce al fatto che nel profondo della società, non solo negli States ma ormai in tutto l'Occidente, avanza il populismo, la diffidenza verso i diversi, l'egoismo e l'insofferenza dei più ricchi verso i più poveri, la voglia di legge e ordine, di mostrare i muscoli, dell'uomo solo al comando. Il trionfo dell'antipolitica, l'ennesimo strappo tra élite e popolo, un altro passo verso il baratro. "Ma come, è stato eletto dal popolo, democraticamente, dov'è l'anomalia, la sconfitta della politica?", dicono i benpensanti di destra, giusto sorvolando sul fatto che anche Hitler e Mussolini furono voluti a furor di popolo. Lo strappo c'è quando la politica - che dovrebbe essere l'arte della mediazione e del governo partecipato per il bene comune - invece di usare la testa e perseguire la ragione ascolta la pancia, insegue l'antipolitica, il populismo e i peggiori istinti dell'uomo. Lo strappo c'è perché la politica, anche a sinistra, non sa più dare risposte adeguate e ragionevoli ai problemi, alle diseguaglianze, alle paure e alla rabbia di tanti cittadini. E finché continuerà così, ci saranno sempre più Trump, Grillo, Salvini, Le Pen che vinceranno a furor di popolo.

E allora non resta che sperare in quei giovani e giovanissimi affascinati da Mujica, un ottantenne venuto, anch'egli, "dalla fine del mondo", che dice, tra l'altro ai ragazzi italiani: "Noi usciremo dalla preistoria dell'umanità soltanto quando non ci saranno più armi ed eserciti". "Voi non sprecate la vita nel consumismo: trovatevi più tempo per vivere e inseguire la felicità". "Viviamo in un mondo nel quale si crede che colui che trionfa debba possedere tanto denaro, avere privilegi, una casa grande, maggiordomi, tanti servitori, vacanze extralusso. Mentre io penso che questo modello vincente sia solo un modo idiota di complicarsi la vita.Chi passa la sua vita a accumulare ricchezza è malato, andrebbe curato. Nella vita è importante il tempo che possiamo dedicare a ciò che ci piace, ai nostri affetti e alla nostra libertà, non quello in cui lavoriamo solo per guadagnare sempre di più e per consumare sempre di più". "La globalizzazione che abbiamo conosciuto finora è soltanto dei mercati, e ha come conseguenza la concentrazione di ricchezze sempre maggiori in pochissime mani: un fenomeno molto pericoloso, che genera una crisi di rappresentatività nelle nostre democrazie perché aumenta il numero degli esclusi. Se vivessimo in maniera saggia, più sobria, per avere ciò che ci serve senza sprechi ed eccessi, i sette miliardi di persone nel mondo potrebbero avere tutto ciò di cui hanno bisogno. Il problema è che continuiamo a pensare come individui, o al massimo come Stati, e non come specie umana". "Così accade che nel mondo moderno ci siano più vittime dei suicidi che delle varie sciagure: siamo l'unica specie vivente che si suicida, le altre specie, semmai, si sacrificano per salvare la vita degli altri".



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