Post più popolari

lunedì 12 settembre 2016

Pensioni, quel che il governo (e il sindacato) non dice sulle "controriforme Fornero-Sacconi"

"Venghino signori, venghino". Alla fiera delle pensioni il governo annuncia ricchi premi e cotillon. L'uscita anticipata personalizzata, su misura: l'Ape per i ricchi, l'Ape social per i poveri, l'Ape "à la carte" per tutti. La quattordicesima e aumenti per le pensioni sotto i mille euro lordi. Il pre-pensionamento per i lavoratori precoci e per i lavori usuranti. L'azzeramento delle penalizzazioni per chi ha più di 40 anni di versamenti e la cancellazione delle ricongiunzioni onerose consentendo il cumulo gratuito dei contributi a chi li ha versati in gestioni diverse.

Ma sarà vero? O è solo una nuova puntata della "supercazzola" governativa di cui abbiamo scritto qui http://www.huffingtonpost.it/claudio-visani-/la-supercazzola-del-governo-sulle-pensioni_b_9757394.html e qui http://www.huffingtonpost.it/claudio-visani-/pensioni-governo-renzi-_b_11492544.html? E se non è una fregatura, dove le troverà il governo le risorse per fare tutto questo popò di roba, con la crescita zero certificata dall'Istat?"

Partiamo dall'anticipo pensionistico. Quando se ne cominciò a parlare, le stime di spesa per consentire ai lavoratori nati tra il 1951 e il 1953 - i più penalizzati dalle riforme Sacconi e Fornero - di andare in pensione dal prossimo anno con tre, due o un anno di anticipo rispetto all'età pensionabile che ora è fissata a 66 anni e 7, oscillavano tra i 7 e i 10 miliardi. Ora il governo pensa a uno stanziamento nella legge di stabilità "tra 1,5 e 2 miliardi" per tutto il pacchetto. La magia, degna di mago Zurlì, è il "prestito pensionistico", con cui il governo dice al lavoratore sessantenne che ha lavorato e versato regolarmente i contributi per 40 anni e più: se vuoi andare in pensione prima dei 66 anni e 7 mesi devi contrarre un mutuo per coprire l'anticipo, che poi dovrai rimborsare in vent'anni con rate trattenute mensilmente dalla pensione una volta raggiunta l'età pensionabile.

Alla vigilia del nuovo incontro con i sindacati, previsto per oggi, lunedì 12 settembre, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, ha anticipato che il prestito pensionistico sarà gratuito per i "disoccupati senza ammortizzatori sociali", gli occupati in lavori "rischiosi, pesanti, faticosi", i "lavoratori disagiati" che sono "in condizioni soggettive di bisogno perché magari hanno a casa un disabile da assistere". Questa, par di capire, sarebbe l'Ape "social".

Con l'Ape "normal", invece, per un lavoratore che avrebbe diritto a 1.000 euro di pensione la rata ventennale del prestito da rimborsare "oscillerà tra i 50 e i 60 euro al mese per un anno di anticipo, tra i 150 e i 200 euro per tre". L'Ape "à la carte", infine, consentirebbe al pensionando di modulare l'anticipo (pensione intera, metà pensione, un quarto di pensione) ... e a Palazzo Chigi di coprire la misura con una cifra al di sotto dei 500 milioni, inferiore ai 600-700 sin qui circolati per l'Ape "total", per una platea di interessati stimata in 350mila il primo anno, poi 150mila per i due successivi. E se i soldi non basteranno, si pensa anche di ridurre da tre a due l'anticipo massimo.

Quel che non si dice, alla fiera delle pensioni, è che è immorale chiedere a chi ha lavorato e versato 40 e più anni di contributi di fare un mutuo ventennale per poter andare in pensione. Quel che non si dice, è che alle rate del mutuo si dovrà anche sommerà il taglio della pensione per ogni anno di anticipo (fino al 15-18% sull'assegno netto, secondo le ultime stime). Quel che non si dice, in definitiva, è che quel lavoratore che ha una pensione virtuale da 1.000 euro netti al mese, se vorrà andarsene in pensione a 63,7 anni invece che a 66,7, dovrà accontentarsi di prenderne 700, forse meno. Una decurtazione inaccettabile, che impoverirebbe ulteriormente le esangui famiglie dei lavoratori italiani "più sfigati", come li definì Renzi, e che, se fosse chiarita nei suoi termini reali, rischierebbe di trasformare l'operazione governativa in un flop, come quello dell'anticipo del Tfr.

L'unico aspetto positivo della manovra sarebbe quello rivolto ai disoccupati anziani, a chi non ha più la copertura della cassa integrazione o della disoccupazione, è troppo vecchio per trovare un altro lavoro e troppo giovane per andare in pensione con le leggi attuali. Per loro il governo penserebbe a un sistema di detrazioni fiscali tale da azzerare il costo della rata del prestito pensionistico (ma ancora non è chiaro se in toto o solo in parte), ma non la decurtazione della pensione per gli anni d'anticipo e forse nemmeno il costo dell'assicurazione sul mutuo, che resterebbe a carico del pensionando.

Anche l'annunciata eliminazione della vergognosa norma sulle ricongiunzioni onerose ("regalo" del 2010 del governo Berlusconi-Sacconi), che costringe chi ha versato i contributi in gestioni diverse (ad esempio quelle principali e quelle separate) a doverseli ripagare, "supermaggiorati", per poter andare in pensione anticipata o di vecchiaia, nasconderebbe la fregatura. Il cumulo gratuito degli anni contributivi con le pensioni pagate pro-quota da ciascuna gestione previdenziale, varrebbe, infatti, soltanto per le pensioni riconducibili all'Inps, non per quelle degli istituti di previdenza privatizzati, cioè le casse dei professionisti. Il che vuol dire che la platea dei potenziali beneficiari sarebbe ristretta di molto, e che al posto di una norma fortemente ingiusta e penalizzante ne arriverebbe un'altra fortemente discriminatoria per i lavoratori non dipendenti: autonomi, partite Iva, geometri, ragionieri, commercialisti, giornalisti. Senza contare il fatto che nessun cenno alla retroattività viene fatto per chi, in questi 6 anni, quell'onerosissimo ricongiungimento ha dovuto pagare.

Nessun commento:

Posta un commento