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venerdì 5 giugno 2015

Giornalisti, il mondo alla rovescia di Ordine e sindacato: quote maggiorate per i precari, ridotte per i più tutelati

Volevo votare alle elezioni per il rinnovo delle cariche (presidente, direttivo, probiviri, revisori) dell'Associazione stampa dell'Emilia-Romagna. Sono iscritto da una vita al sindacato dei giornalisti, credo nel sindacato e nell'importanza di aderirvi nell'interesse di tutti, anche se avrei molte critiche da rivolgere a chi l'ha guidato in questi ultimi anni. Una in particolare: di essere stato troppo il tutore dei più tutelati e troppo poco il difensore dei precari e degli sfruttati, di fronte alla rivoluzione che ha trasformato, purtroppo in peggio, la nostra professione (oggi i media sono fatti più da contratti a termine e di collaboratori, da freelance e pubblicisti che da professionisti regolarmente assunti).

Così ho seguito la procedura per il voto per la prima volta on line in Emilia-Romagna. Ma il sistema non mi dava la password che è necessaria per votare. Allora ho chiamato l'Associazione e una gentile signorina mi ha spiegato che la password mi veniva negata perché non avevo ancora pagato la quota di iscrizione. Confesso, me ne ero dimenticato. Negli ultimi mesi non ho avuto occasione di passare dall'Aser ed ero convinto di averla pagata.

Se sei senza lavoro e anche senza disoccupazione paghi di più
"Bene, la pago adesso, con bonifico on line", ho detto alla signorina chiedendo l'Iban e conferma della quota da disoccupato che avevo versato lo scorso anno. "E' sempre quella ridotta della metà, di 50 euro?", ho domandato. "No, tu non sei più disoccupato, ora sei un freelance, la quota è di 70 euro", mi ha risposto.

E aveva ragione lei. E' assurdo ma è così. E' il regolamento. Se uno è disoccupato e prende l'indennità di disoccupazione dall'Inpgi, paga 50 euro, la metà della quota che pagano gli assunti. Se uno è sempre disoccupato ma non ha più nemmeno l'indennità dell'Inpgi, viene considerato freelance e ne deve pagare 70. Come se fossero in molti quelli che vivono di collaborazioni e da quelle collaborazioni incassano più dell'indennità di disoccupazione. Voi ne conoscete? Io nessuno.

E con l'Ordine è pure peggio
Così mi è tornata in mente la storia analoga dell'Ordine dei giornalisti. Lì le cose funzionano addirittura peggio. Per rimanere iscritto all'Albo un disoccupato, con o senza indennità di disoccupazione, ma anche un precario, un collaboratore o un freelance, deve pagare la quota intera di 110 euro. Se invece è pensionato, paga la metà. Ed è noto che se è pensionato Inpgi uno non prende proprio la minima.

Un po' di coerenza, please
Ma come? L'Ordine, e il suo presidente nazionale in primis, si riempiono la bocca delle battaglie contro lo sfruttamento, per l'equo compenso, a fianco dei precari e dei colleghi costretti a lavorare per pochi euro a pezzo senza tutele e ammortizzatori sociali, poi a loro fa pagare la quota intera e ai pensionati, per fortuna ancora discretamente tutelati, fa pagare la metà? E il sindacato, che dopo aver lasciato per strada la gran parte di chi fa questo mestiere senza essere assunto ed essere stato ricambiato dalla de-sindacalizzazione di massa ora sta cercando faticosamente di recuperare terreno nei confronti dei colleghi che lavorano con contratti precari o come freelance, fa pagare a costoro 20 euro in più della quota di chi, almeno, prende la disoccupazione?

E' proprio vero che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Io comunque, questa volta, non mi adeguo. Non ho votato e per la prima volta non ho rinnovato l'iscrizione al sindacato dei giornalisti. Non per i 20 euro in più o in meno, ma per una questione di principio che ritengo sacrosanta. Cari Ordine e Sindacato, cambiate i regolamenti. Fatemi vedere che dalla parte dei più deboli ci state anche con questi fatti. Poi ne riparliamo.

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