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venerdì 8 maggio 2015

Il carcere per i giornalisti e quella voglia mai sopita della politica di mettere il bavaglio all'informazione

Una vicenda che sta “tra il tragico e il grottesco”, che “non può accadere in nessun paese civile”. Per questo bisogna “trovare una via d’uscita oggi e una soluzione perché fatti così non accadano più in futuro”. Questo dice Sandra Zampa, giornalista e parlamentare, storica portavoce di Romano Prodi e capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio ai tempi del suo primo governo, nonché cofondatrice del Pd di cui è vice presidente all’assemblea nazionale, annunciando che chiederà “al sottosegretario Luca Lotti un incontro per valutare insieme la situazione".

Il "caso" di Antonio Cipriani, condannato al carcere per omesso controllo 
La condanna esecutiva a 5 mesi di carcere e qualche giorno decisa dal tribunale di Oristano nei confronti di Antonio Cipriani per omesso controllo sull’articolo di un collega ritenuto diffamatorio quando era direttore responsabile della rete di quotidiani free-press E-Polis, ovvero di 15 giornali che il povero Cipriani avrebbe dovuto controllare ogni giorno riga per riga, sta scuotendo il mondo dell’informazione e quello politico.

Mentre il Parlamento discute, ormai da una vita, di come riformare la legge sulla diffamazione eliminando finalmente dal novero delle pene la carcerazione, ci sono giornalisti che continuano a essere condannati alla galera per quel reato, anche solo per omesso controllo. Era accaduto al direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, poi graziato da Napolitano. Accade ora ad Antonio Cipriani, che se non interverranno fatti nuovi entro un mese verrà privato della libertà per andare in carcere o in subordine, se il giudice sarà generoso, ai domiciliari o ai servizi sociali.

Sandra Zampa: "Vicenda grottesca, indegna di un paese civile"

“La vicenda di Antonio Cipriani, al quale esprimo la mia solidarietà e la mia amicizia – scrive Sandra Zampa in una dichiarazione inviata anche alle agenzie di stampa - sta tra il tragico e il grottesco. Uno stimato professionista dell'informazione che si ritrova con una condanna al carcere e con una trentina di cause cui far fronte in solitudine visto che l'editore si è defilato. Dopo la vicenda dell'Unità, che vede chiamati a rifondere direttore e giornalisti, non pensavamo di dover apprendere dei destini toccati a Cipriani. Una vicenda così non può accadere in nessun paese civile ed è preoccupante che accada in Italia”.

E-Polis e l'Unità, le due facce della stessa medaglia

Una vicenda quella dell’ex direttore responsabile di E-Polis che fa il paio, per l’appunto, con quella dei pignoramenti nei confronti degli ex direttori e degli ex redattori de l’Unità. Sono le due facce della stessa medaglia. Due editori - uno ammesso al concordato preventivo e l’altro fallito – che non hanno saputo fare gli editori, hanno portato alla liquidazione delle rispettive società e alla chiusura delle testate, poi si sono fatti di nebbia di fronte alle querele che immancabilmente arrivano ai giornali lasciando i direttori e i giornalisti da soli a fronteggiare le cause. Nel caso di Concita De Gregorio, di Natalia Lombardo e di altri direttori e giornalisti de l’Unità sono scattati o stanno per scattare i pignoramenti di case e stipendi (la legge prevede che le condanne sono in solido tra editore, direttore e autore dell’articolo in quota, rispettivamente, dell’80, 10 e 10%, ma se l’editore è fallito ci si può rivalere sugli altri anche per le sue quote). Nel caso di Cipriani scatta la restrizione della libertà, dopo che lo stesso, dopo essersi dissanguato economicamente per fronteggiare le prime della trentina di cause che lo coinvolgono come ex direttore responsabile, ha sostanzialmente rinunciato a difendersi, tanto che la pena della carcerazione è scattata per una condanna di primo grado.

Vincenzo Vita: "Norma fuori dal tempo quella sull'omesso controllo dei direttori"

“E’ assurdo che ci sia ancora il carcere per i giornalisti quando in Parlamento c’è in discussione un disegno di legge, ora in terza lettura alla Commissione giustizia della Camera, che cancella quella pena – dice Vincenzo Vita, giornalista (ora collabora col Manifesto) e politico del Pd (esponente dell’associazione “a sinistra”), ex parlamentare e Sottosegretario alle Comunicazioni con delega al sistema radiotelevisivo e alla multimedialità nei governi Prodi, D’Alema e Amato, nonché vice presidente della Commissione cultura del Senato, da sempre impegnato sui temi dell’informazione e della libertà di stampa. “Nel caso di E-Polis, poi, la legge che prevede il carcere anche per i direttori responsabili di omesso controllo, si dimostra in modo emblematico figlia di un’altra epoca, quando il direttore doveva controllare un solo giornale di massimo 30-40 pagine e pochi giornalisti. Qui c’erano 15 edizioni del giornale, una quantità industriale di copie, un numero grande di giornalisti e collaboratori. Come si può pensare che un direttore controlli tutto?”.

La legge che toglie il carcere avanti piano e sempre contro la libertà di stampa

Ma la legge di riforma che cancella il carcere va avanti piano, non sarà approvata, bene che vada, prima di qualche mese, mentre il tempo per evitare ad Antonio Cipriani la privazione della libertà è pochissimo. Inoltre, sullo sfondo, ma neanche tanto sullo sfondo, il disegno di legge, prevedendo pesanti sanzioni pecuniarie per la diffamazione e nessun contrasto alle querele temerarie, mantiene di fatto una malcelata volontà della politica di intimidire i giornalisti e mettere il bavaglio all’informazione. Che fare, allora? 

Le iniziative: incontro col sottosegretario Lotti e appello a Mattarella per la grazia

“È necessario riunire attorno a un tavolo tutte le persone di buona volontà interessate a trovare una strada d'uscita oggi e una soluzione perché fatti così non accadano più in futuro”, scrive ancora Sandra Zampa. E annuncia: “Chiederò al sottosegretario Luca Lotti un incontro per valutare insieme la situazione".

“Serve una mobilitazione della categoria e una forte campagna mediatica – suggerisce Vincenzo Vita – ma io credo che ci siano anche le condizioni per rivolgere un appello immediato, corredato da raccolta di firme, al Capo dello Stato affinché conceda la grazia ad Antonio Cipriani, giacché la volontà del Parlamento di abolire il carcere per la diffamazione è comunque già chiara, e il caso dell’omesso controllo da parte del direttore rende quella pena ancora più paradossale”.

Giancarlo Ghirra: "L'Ordine si impegni di più per migliorare la legge e tutelare la libertà di stampa"
“Il disegno di legge in discussione alla camera va comunque modificato decisamente in meglio – auspica Giancarlo Ghirra, consigliere ed ex segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti – perché non solo non si devono e non si possono mandare in galera le idee, ma bisogna anche tutelare di più la libertà di stampa. Le querele temerarie vanno contrastate, servono norme per non far ricadere sui giornalisti le responsabilità frutto degli editori falliti, e sanzioni meno pesanti per evitare che diventino un deterrente soprattutto per i colleghi precari e per i media meno strutturati”. Ma Ghirra è anche un conosciuto giornalista sardo, e dice di non capacitarsi di come il tribunale di Oristano abbia potuto decidere quella pena così severa. “Una brutta pagina”, afferma. Poi, rivolto al presidente nazionale dell’Ordine, aggiunge: “Sarebbe bene che Enzo Iacopino si interessasse più di questi casi e si impegnasse di più per la tutela della libertà di informazione invece di dividere i giornalisti”.

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