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giovedì 12 marzo 2015

L'Unità torna il 25 aprile, ma in salsa nazional-popolare-renziana. Da Gramsci e dal Pci di Berlinguer all'editore del gossip

Il fondatore Antonio Gramsci probabilmente si rivolterà nella tomba, ma c’è il via libera alla rinascita de l’Unità in salsa nazional-popolare-renziana. Con 44 sì, 6 no e 7 astenuti i giornalisti dello storico quotidiano del Pci, e negli ultimi anni della sinistra-sinistra italiana, hanno approvato l’intesa già siglata dal Comitato di redazione, dalla nuova società editoriale (Gruppo Veneziani, il costruttore lombardo Pessina e la fondazione Eyu del Pd) e dal vecchio editore, la Nie di Matteo Fago & co. in liquidazione. Incassato il parere positivo della redazione, per poter partire alla cordata editoriale manca ancora il via libera del Tribunale fallimentare di Roma, il cui giudice per uno strano caso del destino di cognome fa De Renzis. 


Salvi 25 giornalisti su 56. Ritorno in edicola il 25 aprile

L’accordo consentirà la riassunzione di 25 dei 56 redattori del giornale (ma 5 saranno pagati dal Pd e non dell’editore), il via al progetto editoriale e, probabilmente, il ritorno in edicola del quotidiano il 25 aprile, giorno altamente simbolico di una storia che però non c’è più. Nove mesi dopo la sospensione delle pubblicazioni (l’ultimo numero fu stampato il 30 luglio del 2014) dovrebbe dunque nascere la nuova l’Unità. Secondo le prime indiscrezioni, sarà un giornale di 48 pagine, con il primo sfoglio dedicato all’attualità politica, all’economia, alla cronaca e allo sport, e con una seconda parte – si dice – centrata sul “life style”: sorta di contenitore unico sulle “tendenze della società”. Ci sarà cioè una netta suddivisione tra “hard e soft news”, fortemente voluta dal socio forte della nuova società, Guido Veneziani, che ha costruito i propri successi editoriali proprio sulla forza del nazional-popolare. La GVE, che fa capo all’imprenditore calabrese, ha infatti nel suo portafoglio una quindicina di testate che spaziano dal gossip (Stop, Top, Vero) al self-made per casalinghe (Uncinetto, Rakam), dai temi religiosi (la rivista Miracoli) alla tivù commerciale (Vero-Tv). Un purpurì che nel 2013 gli ha comunque assicurato una vendita media giornaliera di 830mila copie, seconda soltanto a Mondadori (2,4 milioni) e alla Cairo Comunication (1,7 milioni).

Da quotidiano di Gramsci e del Pci a giornale dell’editore del gossip



L’anima “gossippara” del Veneziani editore, tuttavia, fa storcere il naso ai giornalisti della vecchia l’Unità e ai lettori affezionati all’idea di un giornale politico e di partito fedele alle idee del fondatore Antonio Gramsci. C’è stata una fase dove sembrava, addirittura, che la stragrande maggioranza dei giornalisti del quotidiano rinnovato dovesse provenire dalle altre testate del gruppo, tranne 5. Poi, dopo che i curatori e la magistratura fallimentare di Roma avevano definito “inadeguata” la proposta di acquisto della sola testata da parte della cordata editoriale invitandola a riformulare l’offerta anche per il “ramo d’azienda” (quindi vecchia redazione compresa), Veneziani, Pessina e il Pd hanno corretto il tiro e i 25 ex giornalisti de l’Unità – sia pure nella forma pasticciata di 20 assunti dall’editore e di 5 pagati dal partito - dovrebbero garantire un minimo di continuità all’anima politica al quotidiano. Ma non alla linea editoriale, che è destinata a cambiare da sostanziale voce critica del renzismo ad altra grancassa di Renzi e del suo Pd. Importante sarà, a questo proposito, la figura del direttore. Il nome ancora non si conosce, ma Guido Veneziani, il socio forte della cordata, ha già annunciato che sarà “uno molto giovane”, quindi probabilmente slegato dalla storia de l’Unità.

Contratti al ribasso, due sole redazioni e corrispondenze da Emilia e Toscana

In sintonia con il “Jobs Act” – così almeno sembrerebbe - i 25 giornalisti della nuova l’Unità verranno assunti con contratti in deroga al contratto nazionale dei giornalisti: 2.000 euro di minimo e 2.300 di massimo, a prescindere dalla qualifica. Per di più, gli assunti con contratto classico a tempo indeterminato (articolo 1) saranno appena 16: in 10 soltanto staranno nella redazione romana, 6 andranno in quella milanese, gli altri 9 saranno assunti con la forma meno tutelata del “collaboratore fisso” o “corrispondente” (articolo 2) e sparsi tra Roma, Milano, Firenze e Bologna: in queste due ultime città le storiche redazioni lasceranno il posto a semplici corrispondenze. Il piano prevede poi l’assunzione di 4 poligrafici.

I commenti del sindacato e i dubbi dei lettori

Il Cdr si dice comunque soddisfatto. Critici invece il sindacato dei giornalisti (Fnsi) e le Associazioni stampa regionali che ricordano, tra l'altro, come il progetto editoriale "rimanga non chiaro", mentre "le scelte imposte sulla riduzione dell’organico, sulle mansioni, sul taglio delle retribuzioni e sui criteri di selezione dei 25 giornalisti della nuova Unità" appaiono "in aperto contrasto con le norme del contratto nazionale di lavoro giornalistico". Infine "Gli audaci, in tasca l’Unità”, il nucleo di giornalisti e lettori storici del quotidiano fondato da Gramsci, su Facebook definiscono "legittimi i dubbi sul progetto e su un orizzonte di riferimento politico e culturale che è altro". Quindi, "prima di gioire, vedere cammello”.

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