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venerdì 20 febbraio 2015

La riforma pasticciata delle Province e la fregatura delle Città Metropolitane: tagliati i servizi invece dei costi della politica

La soppressione delle Province e la costituzione delle Città Metropolitane si sta rivelando una grande fregatura per i cittadini. La riforma che doveva tagliare i costi della politica e semplificare la pubblica amministrazione sta determinando, in realtà, in tutta Italia, una situazione di paralisi in servizi essenziali per i cittadini come la viabilità, le scuole e la difesa dell’ambiente. I risparmi sul fronte politico (indennità di presidenti e assessori, gettoni di presenza dei consiglieri) appaiono del tutto marginali rispetto al drastico ridimensionamento delle risorse prima destinate all’attività amministrativa: ben un miliardo su tre nel 2015, il 33% in meno rispetto all’anno precedente. Il caso più clamoroso è quello di Bologna: tolte le risorse per i compiti di istituto, il budget per il 2015, al momento, è di appena 25mila euro.



A due mesi dal debutto i nuovi enti che dovrebbero governare le aree vaste sono alla paralisi. i sindaci metropolitani, da Milano a Napoli, sono inferociti. I nuovi amministratori, nominati dalla politica dei Comuni in sostituzione dei vecchi assessori provinciali eletti dai cittadini, non sanno a che santo votarsi. E ciò che più li stupisce, è che il padre della prima riforma renziana sia un amministratore locale di grande esperienza come Graziano Delrio, già sindaco di Reggio Emilia e presidente nazionale dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci), ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che dovrebbe conoscere bene pregi, difetti e cose da correggere per migliorare l’efficienza delle Autonomie locali.

Azzerati i fondi per la manutenzione delle strade

Bastano due esempi per capire le fregature determinate dal combinato disposto tra “Legge Delrio” e Legge di Stabilità. A Bologna, per la manutenzione delle strade la Provincia nel 2013 aveva a disposizione 5,6 milioni di euro. Nel 2014, con i tagli della Finanziaria e della Spending Review, il fondo si era esattamente dimezzato. Quest’anno, dopo il passaggio delle competenze alla Città Metropolitana, è stato completamente azzerato. Tutti hanno potuto osservare negli ultimi mesi, in particolare dopo le nevicate di inizio febbraio, come le strade provinciali fino a qualche anno fa fiore all’occhiello della nostra viabilità, portate ad esempio di qualità e buona manutenzione, siano ormai tenute peggio di quelle comunali.

Il delegato al bilancio: “Abbiamo un budget di 25mila euro”

Spiega il neo-delegato metropolitano al bilancio e personale, l’ex sindaco di Castel Maggiore, Marco Monesi: “Per far fronte all’emergenza abbiamo stanziato 350mila euro di soldi che ancora non abbiamo, perché i trasferimenti dallo Stato alle Città Metropolitane non sono avvenuti. Con la nevicata del 5 febbraio quei soldi li abbiamo già spesi tutti. Le scorte di sale sono già in gran parte esaurite. Non ci sono fondi per riparare le buche e nemmeno per il carburante dei mezzi. Al momento, tolti gli stanziamenti per il personale e i compiti istituzionali, per tutte le altre attività amministrative abbiamo a disposizione un budget di 25mila euro”.

Sì, avete capito bene: 25.000 euro, meno di 80 euro al giorno per far fronte alle attività ordinarie, alle manutenzioni e alle emergenze della Città Metropolitana di Bologna. I cittadini sono avvertiti: se nei prossimi giorni tornerà a nevicare, la transitabilità e la sicurezza delle strade non potrà più essere assicurata. E di strade ex provinciali ce ne sono per 135mila chilometri in Italia, pari al 70% dell’intera rete viaria. Se ci saranno frane in montagna e alluvioni in pianura, nessuno oggi sa come potrà farvi fronte.

Scuole superiori: i presidi non sanno più a chi rivolgersi

L’altra grande competenza delle ex Province, passate anch’esse alle Città Metropolitane, è quella sulle scuole superiori: 5.100 edifici scolastici frequentati da 2,5 milioni di ragazzi nelle regioni a statuto ordinario su cui ha validità la “riforma Delrio”. Qui cifre complessive sulle risorse che sono venute a mancare non ce ne sono. Ma basta ascoltare il lamento dei presidi per capire qual è la situazione. “Nel 2014 i fondi per la manutenzione ordinaria hanno subìto mediamente un taglio del 50%. Tutte le scuole era già in grande difficoltà. Ora siamo a zero”, denunciano in coro i dirigenti scolastici di tutta Italia.

“Dopo l’ultima nevicata, nessuno è arrivato a spalare la neve nel parcheggio e davanti al nostro istituto”, dice la preside del liceo scientifico Sabin di Bologna, che all’inizio dell’anno scolastico per comprare i banchi che mancavano e altro materiale didattico ha dovuto fare una colletta tra le famiglie degli studenti. “Prima se c’era il riscaldamento che non funzionava, un’uscita di sicurezza rotta, o un guasto ai bagni, chiamavi la Provincia e qualcuno arrivava. Ora non sai più nemmeno chi chiamare. E non è solo una questione di fondi”. 



Il blitz di Renzi e 20mila dipendenti allo sbando

Anche se la questione dei finanziamenti è fondamentale. Il premier Matteo Renzi, quando ha capito che i tempi della “legge Delrio” erano disallineati rispetto al riordino delle competenze e delle funzioni tra i vari livelli delle Autonomie locali (Regioni, Comuni, Città Metropolitane, nuove Province), quindi che le Province nel frattempo sarebbero risorte come Enti di secondo grado, senza più le vecchie giunte e i vecchi consigli eletti dai cittadini ma con nuovi governi nominati dalla politica nei Comuni, ha deciso il blitz. Con la Legge di Stabilità ha imposto alle Province di girare allo Stato sei miliardi (uno nel 2015, due nel 2016, tre nel 2017) che le Province incassano dai cittadini per l’imposta sulle immatricolazioni (Ipt) e per quella sulla Rc Auto. Poi ha stabilito d’ufficio che dei 54.000 dipendenti delle Province 20.000 sono in esubero e dovranno essere ricollocati nelle altre Autonomie locali, o negli uffici periferici dello Stato. Questo a prescindere dal riordino delle competenze, senza un accordo con le Regioni, i Comuni e le Città Metropolitane, e senza nemmeno compensarli con maggiori trasferimenti statali. Anzi, la mannaia della Legge di Stabilità e della Spending Review si è abbattuta anche su queste Autonomie (4 miliardi in meno alle Regioni e 1,2 miliardi ai Comuni sul 2015).

Riforma pasticcio: tagliati i servizi invece dei costi della politica

Una manovra politica “sporca”. Un vero, grande pasticcio amministrativo. E a farne le spese non sono i politici delle vecchie Province, nel frattempo in gran parte riciclati in altri enti, ma i cittadini. Che vedono quasi azzerati i servizi che si pagavano con le tasse su Ipt e Rc Auto e che le Province assicuravano. Ora si spera nell’intervento delle Regioni, che stanno cercando i finanziamenti per far fronte alle funzioni che prima venivano svolte dalle Province e per fare decollare le Città Metropolitane. Ma al momento un accordo col Governo ancora non c’è. Stanziamenti e personale dovrebbero seguire il riordino delle competenze tra le diverse autonomie locali. Ma lo schema presentato dall’esecutivo Renzi è stato finora respinto da Regioni e Comuni. La riforma doveva che doveva essere pronta già a luglio 2014, è stata rinviata prima a settembre, poi a dicembre e ora a marzo-aprile 2015.

“Così le Città Metropolitane rischiano di essere soffocate alla nascita”

“La situazione al momento è pesantissima - conferma il delegato al bilancio dell’Area vasta di Bologna, Marco Monesi –. Noi pensavamo di costruire le Città Metropolitane, invece ci ritroviamo a fare i becchini delle Province”. Poi definisce così il nuovo ente: “Un neonato molto denutrito che rischia di collassare prima ancora di prendere il latte, ma che nessuno si è finora curato di mettere almeno nell’incubatrice”. Durissimo anche il giudizio politico sul Governo: “Con riforme così, cominciando dalla coda e facendo le cose solo per risparmiare, non si va da nessuna parte – dice -. E’ evidente che i costi della politica non c’entrano, che incidevano niente. E che la vera partita che il Governo ha giocato è quella del taglio del personale e dei servizi ai cittadini”.

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