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giovedì 6 novembre 2014

Con la sconfitta di Obama svanisce il sogno di un mondo migliore. E Renzi resta l'unica star di una sinistra senz'anima

Con le elezioni di midterm svanisce il sogno di Barack Obama e anche la nostra speranza in un'America meno guerrafondaia e liberista, che reagisce al proprio declino indicando strade inesplorate, non più padrona del vecchio mondo ma apripista verso il mondo nuovo.

Un mondo più giusto e solidale, senza più guerre per il petrolio e di religione, economicamente e ambientalmente sostenibile, attento a preservare il pianeta su cui sta seduto e il futuro dei propri figli e nipoti, che non si appropria delle risorse dei più deboli ma aiuta i popoli più poveri a emanciparsi, dove i diritti sono diritti per tutti, la ricchezza è più equamente distribuita e la qualità della vita non sta solo nella quantità di denaro che si possiede.

Un mondo che una sinistra degna della sua tradizione e la politica della gente perbene dovrebbe aver già cominciato a immaginare e disegnare da tempo, almeno dalla caduta dei muri tra Est e Ovest, 25 anni fa.

Il declino planetario della sinistra.
Invece una sinistra che abbia davvero un’altra idea del mondo e proposte alternative credibili all’economia liberista non si vede. C’è, al contrario, a livello planetario, una sinistra in declino, incapace di rinnovarsi e di innovare, priva di pensieri lunghi, con leader che stanno offrendo ovunque prove deludenti perseguendo una politica asservita al gioco dell’avversario, dove a comandare sono il dio denaro, la finanza, il consumismo, lo sfruttamento delle risorse da parte dei più ricchi a scapito dei più poveri. 

Una sinistra che, in buona sostanza, che ha perso la propria anima, fa la politica delle destre con pochissime differenziazioni e risultati modestissimi sul piano etico, della giustizia sociale e anche dello sviluppo eco-sostenibile. E non può certo bastare l’esempio sia pure seducente dell’uruguaiano José Mujica a segnare il controcanto e indicare l'alternativa.

Molte camicie bianche, poche idee nuove.
E’ così nelle Americhe ed è così anche in Europa. Alla festa de l’Unità di Bologna, a settembre, abbiamo visto sul palco la sfilata di leader della sinistra (il francese Manuel Valls, lo spagnolo Pedro Sanchez , l’olandese Diederik Samson) in una nuova divisa: pantaloni scuri e camicia bianca in omaggio all’unico condottiero vincente: Matteo Renzi. 

Ma dietro quella nuova divisa d’ordinanza, così poco in sintonia con la storia della sinistra, ci sono leader di partiti ovunque in crisi. In Francia, in Spagna, in Olanda, ma anche in Germania, Inghilterra e Scandinavia i partiti socialisti e socialdemocratici, vecchi o nuovi che siano, sono tutti a rimorchio delle destre, oppure surclassati dai nuovi movimenti nazionalistici e anti casta.

Renzi, il conottiero vincente della sinistra senz'anima.
E se oggi in Italia il Pd sembra vincente e tutti sembrano renziani, bisogna pur chiedersi qual è l’esempio che Renzi indica alla sinistra europea. 

Sulle riforme fa caminetto con Berlusconi, condannato per frode fiscale e appropriazione indebita, e con Verdini, rinviato a giudizio per corruzione e associazione a delinquere. Sullo sviluppo per l'italia va a scuola da Marchionne, che ha la residenza in Svizzera, ha portato la Fiat in America e la sede fiscale della FCA a Londra. Le sue ricette sull’economia combinano neo-liberismo (centralità e libertà di manovra alle imprese), con vecchi modelli di crescita (lo SbloccaItalia) e col populismo (gli 80 euro). Sul lavoro manda in visibilio Confindustria togliendo l'Irap e l'articolo 18. Però non tratta con i sindacati e il giorno della manifestazione della Cgil lui fa la Leopolda e fa parlare lo speculatore finanziario Serra (che lo finanzia) che predica l'abolizione del diritto di sciopero.

Se la sola punta di diamante della sinistra oggi vincente in Occidente è Matteo Renzi, stiamo freschi. Mi sa che ha proprio ragione Crozza quando imita Renzi che dice: "Io di sinistra? Non offenda".

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