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venerdì 29 agosto 2014

Regionali: i fratelli coltelli, la posta in gioco e la rivelazione di Zani: "Le primarie un inganno per i gonzi, ecco come a Bologna le usarono contro di me"


Dunque saranno i due modenesi Stefano Bonaccini e Matteo Richetti a contendersi l’eredità di Vasco Errani alla guida dell’Emilia-Romagna. 
Il primo – classe 1967, provenienza Pds-Ds, politico di professione, segretario regionale del Pd, ex dalemian-bersaniano, diventato dopo la caduta di Pierluigi Bersani uno dei più stretti collaboratori di Matteo Renzi – è il candidato “ufficiale” dei democratici alle primarie del 28 settembre prossimo.
Il secondo – 40 anni, provenienza cislina-margheritina, miracolato dalla politica, rapidissima carriera da consigliere regionale a presidente dell’Assemblea legislativa regionale a deputato, chiamato per il suo aspetto e la sua ambizione il “JFK di Fiorano”, renziano della prima ora e braccio destro di Renzi alle primarie per la premiership del 2012 vinte da Bersani, ma ultimamente surclassato da Bonaccini e dai vari Lotti, Guerini e Boschi nel cerchio magico del capo – è lo sfidante guastafeste che prova a fare nella (ex) Emilia Rossa ciò che fece Renzi con Bersani a livello nazionale. 

Sfida avvelenata tra Richetti e Bonaccini, esito tutt'altro che scontato.
I due non si amano. Richetti ha il dente avvelenato per essere stato scavalcato. Bonaccini teme la vendetta e la popolarità dell’avversario. In pubblico sorrisi e reciproca stima, dietro fratelli coltelli. Bonaccini ha dalla sua l’appoggio della ”ditta” (Bersani, Errani, Migliavacca, Fiammenghi), del nuovo-partito-partito (Donini, Area Cuperlo, Circoli) che non vuole cedere il bastone del comando al partito-dei-sindaci (Merola, Manca), e anche dei “territori” (le ex Province) che non accettano la supremazia di Bologna sul resto della regione. Il secondo può contare sull’entusiasmo dei renziani “nativi”, di tutti coloro che non gradiscono gli accordi di vertice perchè vogliono primarie “vere”, e di un elettorato che nella regione simbolo della sinistra si è scoperto abbastanza democristiano. L’esito della sfida, che vede favorito Bonaccini su Richetti, è perciò tutt’altro che scontato.

La strategia di Renzi: così comunque vada vincerà lui.
Nella partita delle primarie emiliano-romagnole, che invece di essere primarie-primarie finora sono sembrate primarie-farsa, intrise di vecchia politica, Renzi non si è esposto ma ha avuto un ruolo determinante. Prima si è detto che avrebbe fatto un accordo con Bersani ed Errani per individuare nel sindaco di Imola, Daniele Manca, altro ex bersaniano passato col rottamatore, il candidato che poteva tenere assieme le anime ex comunista ed ex democristiana del Pd. Ma per come sono andate le cose - con Bonaccini a lungo “candidato al 50%” in attesa del via libera del “capo” che non arrivava mai, e con Manca tenuto sulla graticola fino a rosolarlo ben bene e a costringerlo al ritiro – è legittimo pensare che Renzi “il salvatore” abbia giocato più di fino.

Si può cioè presupporre che abbia fatto il seguente ragionamento: se Bonaccini il “voltagabbana” con i voti degli ex Ds, dell’apparato e dei “territori” ce la fa, bene: il Pd avrà trovato una candidatura che non divide e l’Emilia-Romagna avrà comunque un governatore renziano, anche se della seconda ora. Se Bonaccini invece non ce la fa, vorrà dire che il “nuovo corso” avrà definitivamente spazzato via il “vecchio”, e che l’Emilia Rossa è pronta per aver un governatore ex democristiano e renziano doc.

L'inedito di Zani. "Primarie beffa, nel 1999 a Bologna le usarono contro di me".
“Le primarie sono un inganno per i gonzi che affollano i gazebo”, sentenzia su Facebook Mauro Zani che fu uno dei dirigenti più stimati e autorevoli del Pci-Pds-Ds (segretario bolognese e regionale, ex deputato alla Camera e all’Europarlamento), che non ha mai aderito al Pd, si è ritirato dalla vita politica ma continua a far sentire la sua voce su un seguitissimo blog. E rivela un particolare che è un inedito e significativo pezzo della storia politica recente di Bologna.

“La prima volta in assoluto delle primarie fu a Bologna nel 1999 – scrive -. Furono ideate e le fecero apposta contro di me. Potevo vincerle, e di sicuro Guazzaloca si sarebbe tolto di mezzo senza neppure combattere. Rifiutai di mettere il piede nella tagliola che sarebbe solo servita a condizionarmi in seguito”. Zani si ritirò. Le primarie le vinse Silvia Bartolini. Le elezioni vere, invece, le vinse Giorgio Guazzaloca, il “macellaio” appoggiato dal centro-destra che per la prima volta spodestò la sinistra da Palazzo D’Accursio.

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