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giovedì 20 febbraio 2014

Renzi, Grillo e lo streaming che umilia le istituzioni

Meno di un anno fa, quando Pierluigi Bersani fece l’errore di accettare la diretta streaming per il turno di consultazioni  con i grillini, Matteo Renzi, in una intervista al Corriere della Sera lo accusò con queste parole: “Mi veniva da dire, Pierluigi, sei il leader del Pd, non farti umiliare così! Ho pensato a cosa doveva provare una volontaria che va a fare i tortellini alla festa dell’Unità: credo ci sia rimasta male nel vedere il suo leader trattato così”.

Poi ci fu la critica al segretario che “mi pare spompo” e a seguire l’affondo contro la proposta di Marini candidato alla Presidenza della Repubblica e il sospetto del sabottaggio (sempre però negato da Renzi) sulla proposta Prodi, con la vergogna dei 101 franchi tiratori che affossarono il padre fondatore del Pd e le conseguenti dimissioni del segretario Pd.

Com’è andata dopo lo abbiamo visto tutti. L’ex Rottamatore ha preso il posto di Bersani e ora s’appresta a prendere quello di Enrico Letta. E ora che è lui il Presidente del Consiglio incaricato, che fa? Rifà l’errore di accettare di nuovo lo streaming, nella stessa sala del Cavaliere e allo stesso tavolo dove si sedette Bersani, per di più con Grillo, e non Crimi, dall’altra parte del tavolo.

Lui, il nuovo fenomeno della politica italiana, cade come un pivello qualsiasi nella trappola dell’esaltato di Genova – sulla cui arroganza e maleducazione ormai non ci sono più parole – che, com’era largamente prevedibile, è andato lì non per ascoltare e confrontarsi con Renzi sul governo del Paese prossimo venturo, ma solo ed esclusivamente per alimentare il suo orrido show.

Così l’ormai premier che prima ancora di sciogliere la riserva e ottenere la fiducia ha già annunciato una riforma al mese per i prossimi sei mesi (se ci riesce, in questo Paese e con Alfano e Giovanardi come partners; se saranno riforme vere e non annunci ad uso e consumo dei social network, giuro che divento renziano), si fa a sua volta umiliare. E, cosa ancor più grave, espone pure l’istituzione che rappresenta all’umiliazione di uno che straparla e non ha nemmeno la buona creanza di lasciare parlare il Presidente del Consiglio incaricato. Per di più, subito dopo che quella stessa istituzione è già stata costretta (costretta?) a consultare pure un altro leader condannato in via definitiva: Silvio Berlusconi.

E poco conta che, avendo Renzi la battuta pronta, risponda a Grillo per le rime. Da grande esperto di comunicazione qual è, dovrebbe sapere bene, l’ex sindaco, che il confronto davanti a una telecamera non è mai un confronto vero, genuino, sincero. Può andare bene in un talk show, ma non in una sede istituzionale, tanto più se così importante come quella. Lì, se il senso dello Stato ha ancora un senso, i confronti si dovrebbero fare tra persone che si guardano negli occhi pensando agli interessi del Paese. Lì, quanto meno, dovrebbero essere richieste ai partecipanti serietà, responsabilità, riservatezza. L’esatto opposto di una diretta streaming.



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