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venerdì 28 febbraio 2014

L'adesione del Pd al Pse fa litigare i due Mattei

L'adesione del Partito democratico al Partito socialista europeo è passata, in direzione, con un solo voto contrario (l’irriducibile Beppe Fioroni) e due astenuti, tra cui il già braccio destro (o ex?) di Renzi, Matteo Richetti, giovane dirigente emiliano, soprannominato anche il “JFK di Fiorano”, che condivide con l’altro Matteo la carriera fulminante nel Pd e “la sfrenata ambizione” di cambiare il Paese. Di Richetti, visto il suo passato da “cislino duro e puro”, non stupisce tanto la contrarietà all'ingresso nel Pse, quanto la sua polemica col segretario del partito e premier.

Richetti - narrano le cronache - ha sostenuto che la scelta dell'adesione "rappresenta la fine di un'ambizione" e sarebbe "un passo indietro" rispetto a quanto Pietro Scoppola sosteneva nel 2007, ritenendo che “l'adesione del Pd al Pse avrebbe snaturato il partito”. Inoltre, ha sostenuto Richetti, la decisione di aderire ai socialisti europei sarebbe stata assunta "senza un sufficiente dibattito".

Renzi, nella sua replica – narrano sempre le cronache - ha respinto con freddezza le critiche del suo (ex?) luogotenente in Emilia, sostenendo che "tutto si può dire tranne che il dibattito non sia stato ampio".

Sbaglierò, ma questa polemica mi fa pensare alla rottura del feeling tra i due Mattei. Del resto, è da un po' di tempo che l'irresistibile ascesa di “JFK” al vertice del renzismo non produce incarichi di rilievo. Prima si è fatto scalzare dal segretario regionale ex bersaniano, Stefano Bonaccini, come coordinatore delle primarie e come attuale braccio destro dell’ex rottamatore. Poi sembrava destinato ad essere l’uomo forte di Renzi alle riforme, ma è stato sopravanzato dalla bella e giovane Elena Boschi. Era dato dai media, prima nel toto ministri poi nel toto vice e sottosegretari, ma è rimasto a bocca asciutta.

Infine il suo nome è circolato anche come possibile nuovo capogruppo alla Camera e, addirittura, come possibile proconsole del neo primo ministro nel partito. Sbaglierò sicuramente, ma alla vigilia delle Europee mi pare difficile immaginare in questi ruoli di primissimo piano politico uno schierato contro l’ingresso del Pd nel Pse. In ogni caso, male che vada, rimangono sempre per Matteo Richetti i talk-show: lì, per lui, la porta è sempre aperta.

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