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venerdì 27 dicembre 2013

L'Ordine approva un nuovo testo sul "ricongiungimento" dei pubblicisti Riforma giusta con due vistosi limiti, guardando all'Albo unico dei giornalisti

Giornalista è chi lo fa. Chi esercita la professione e vive di questo nostro mestiere. Indipendentemente dal contratto che ha. Sulla base di questo principio, caro soprattutto a “Liberiamo l’informazione”, la componente di sinistra che pure è minoritaria nel Consiglio nazionale, la settimana prima di Natale, nell'ultima seduta del 2013, l’Ordine dei giornalisti ha approvato il nuovo testo del regolamento che dovrebbe consentire l'accesso al professionismo - previa formazione ad hoc e superamento dell'esame di Stato - di quei pubblicisti che esercitano sistematicamente l'attività giornalistica nei media o negli uffici stampa, sono regolarmente retribuiti e versano i contributi.

Il nuovo regolamento (lo trovate a questo link: http://www.odg.it/content/ricongiungimento-pubblicisti-il-nuovo-testo) modifica il testo approvato lo scorso marzo 2013, che fece molto discutere ma fu – a mio parere - una delle poche cose buone fatte dall’Ordine nella passata consiliatura: probabilmente quella destinata a incidere di più sul futuro di molti colleghi, sulle dinamiche della professione nel mondo dei media, e - si spera - anche sulle casse dell'Inpgi, l'istituto di previdenza dei giornalisti che potrebbe così allargare la platea dei contribuenti.

Il cosidetto “ricongiungimento” è un'opportunità che si apre per migliaia di colleghi precari (si stima che siano circa 20mila quelli potenzialmente interessati, anche se io credo che alla fine le domande saranno molte meno) ed è anche la riparazione di una ingiustizia alimentata in questi anni dagli editori e perpetrata dalle politiche editoriali. E' noto, infatti, che gli editori vogliono sempre più fare i giornali senza i giornalisti. Tanto che non assumono più, e i contratti precari e non giornalistici hanno superato il numero degli assunti con contratto giornalistico.

I non contrattualizzati, in molti casi, sono colleghi pubblicisti che sono inseriti pienamente nei processi produttivi dei media o negli uffici stampa. Senza il loro apporto non uscirebbero i giornali, non si farebbero radiogiornali e telegiornali, non ci sarebbero i giornali on line. Ma non essendo assunti come giornalisti, questi colleghi finora non potevano accedere al praticantato e diventare professionisti, come quelli più fortunati (ma sempre meno) che gli lavorano accanto. E’ a loro che guarda il “ricongiungimento”.

Al link http://visanik.blogspot.it/search?q=ricongiungimento un mio precedente articolo sulla vicenda.

Le modifiche al precedente testo recepiscono le indicazioni, e in parte le preoccupazioni, sollevate da diversi Ordini regionali e anche dal sindacato. In particolare, viene precisato che per essere ammessi al percorso che porta all'esame occorre avere una iscrizione all'elenco pubblicisti di almeno cinque anni, e che l’interessato deve avere esercitato in tale periodo, in maniera sistematica e prevalente, attività giornalistica per almeno 36 mesi, di cui 18 nell'ultimo triennio, con un reddito indicativamente equiparabile alla metà del minimo tabellare lordo previsto per il praticante con meno di 12 mesi di servizio.

La procedura per accedere al percorso formativo e all'esame di Stato deve essere attivata entro il 31 dicembre 2016, data ultima sia per la maturazione dei requisiti sia per la presentazione dell'istanza.

Sono state inoltre previste ulteriori specificazioni relative alla presentazione della relazione sull'attività svolta, compresa quella negli uffici stampa per la quale servirà dimostrare la continuità. Il potere di certificazione, in tali casi, qualora non sia possibile la conferma da parte del direttore della testata di riferimento dell'ente, è dato anche ai Consigli regionali dell’Ordine.

Per quanto riguarda la formazione, è stato confermato che la partecipazione al corso telematico di 40 ore elaborato dal Consiglio nazionale dell’Ordine, con il superamento della prova finale, sarà sufficiente per ottenere i crediti formativi necessari all'iscrizione retroattiva di 18 mesi nel registro dei praticanti. Per accedere all'esame professionale di Stato sarà comunque necessario partecipare anche al corso frontale di otto ore organizzato dagli Ordini regionali.

“La notizia è importante in quanto il ricongiungimento, come lo aveva pensato la componente progressista dell'Ordine, è sempre stato inteso come un atto di solidarietà e di giustizia nei confronti di colleghi costretti nella zona grigia del lavoro professionale – commenta Giampaolo Boetti, consigliere nazionale di Liberiamo l’informazione - . Tutto ciò non senza polemiche, preoccupazioni e derive semplicistiche che hanno fatto capolino nella discussione in Consiglio. Si è comunque tenuto conto di alcune preoccupazioni (ma non di tutte) espresse dai Consigli regionali, che dovranno applicare le nuove regole. Una di queste prevedeva che il tetto reddituale mensile necessario per tentare l'accesso al professionismo fosse grosso modo eguale a quello del praticantato. La grande maggioranza del Consiglio ha deciso invece di dimezzare questa cifra riducendola in sostanza a circa 350 euro (lordi) mensili”.

Proprio la mancanza di un reddito minimo credibile e il percorso formativo minimale rappresentano, a mio parere, i limiti più evidenti del provvedimento, perché rischiano di aprire la strada al professionismo anche a chi giornalista, nella sostanza oltre che nella forma, non lo è; ovvero ai tanti pubblicisti che svolgono la loro attività pubblicistica ma non vivono di questo mestiere. Limiti evidenziati anche dal consigliere Boetti che si è astenuto nel voto finale assieme ad una decina di consiglieri. 
“In particolare, 350 euro lordi secondo me sono un po' pochi per dimostrare che si vive di giornalismo”, commenta il consigliere. E aggiunge: “All'albo unico dei giornalisti, che è uno degli obiettivi di fondo della riforma dell’Ordine, si arriva, naturalmente, dando la possibilità di esame ai colleghi pubblicisti che vivono di questo mestiere, com’è giusto. Ma ora mi chiedo: ne avranno diritto tutti gli 80 mila pubblicisti esistenti? Vogliamo fare dell'Italia il Paese occidentale con il maggior numero di giornalisti? Ora sono già 103 mila”.

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