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giovedì 14 marzo 2013

Il Consiglio nazionale dell'Ordine approva il "ricongiungimento": i pubblicisti che fanno i giornalisti di mestiere potranno diventare professionisti

E' una delle poche cose buone fatte dal Consiglio nazionale dell'Ordine in questa consiliatura che sta per finire. Probabilmente quella destinata a incidere di più sul futuro di molti colleghi, sulle dinamiche della professione nel mondo dei media, e - si spera - anche sulle casse dell'Inpgi, l'istituto di previdenza dei giornbalisti.

Il Consiglio nazionale ha approvato giovedì 14 marzo il provvedimento che consentirà ai pubblicisti che fanno come mestiere, in modo esclusivo, la professione giornalistica nei media o negli uffici stampa, che sono regolarmente retribuiti e versano i contributi, di poter accedere all'esame di Stato e diventare professionisti come i loro colleghi assunti con contratto giornalistico. 

E' un'opportunità che si apre per migliaia di colleghi precari (si stima che siano circa 20mila quelli potenzialmente interessati, anche se io credo che alla fine le domande saranno molte meno) ed è anche la riparazione di una ingiustizia alimentata in questi anni dagli editori e perpetrata dalle politiche editoriali. 

E' noto, infatti, che gli editori vogliono sempre più fare i giornali senza i giornalisti. Tanto che non assumono più. Tanto che i contratti precari e non giornalistici hanno superato il numero degli assunti con contratto giornalistico. I non contrattualizzati, in molti casi, sono colleghi pubblicisti che sono inseriti pienamente nei processi produttivi dei media o negli uffici stampa. Senza il loro apporto non uscirebbero i giornali, non si farebbero radiogiornali e telegiornali, non ci sarebbero i giornali on line. Ma non essendo assunti come giornalisti, questi colleghi non possono accedere al praticantato e diventare professionisti, come quelli più fortunati (ma sempre meno) che gli siedono accanto.  

Il provvedimento è stato approvato dopo molti rinvii e tante resistenze. Ed è passato per il rotto della cuffia perchè, all'ultimo, c'è stato un vergognoso tentativo di fare venire meno il numero legale da parte di alcuni gruppi organizzati di pubblicisti che, in prospettiva, temono di perdere il loro potere clientelare e di condizionamento all'interno del Consiglio nazionale. Quando si è cominciato a votare, i "capibastone" di questi gruppi (milanesi e napoletani, soprattutto) hanno ordinato il "fuori tutti" e la verifica del numero legale per affondare la delibera. Ma questa volta hanno fatto male i conti e il numero legale è stato raggiunto, sia pure per una sola presenza in più. 

I "falsi giornalisti" organizzati temono che il provvedimento apra la strada, finalmente, all'Albo unico dei giornalisti, dove giornalista è chi lo fa di mestiere, superando la divisione tra professionisti e pubblicisti. Il nostro è un Ordine professionale anomalo, l'unico dove ormai comandano i non professionisti. Su 112mila iscritti, si stima che i giornalisti in attività siano circa 45mila. Gli altri sono pensionati e pubblicisti che non esercitano la professione. I "veri pubblicisti" sono una categoria rispettabilissima, ma non fanno di mestiere i giornalisti. Eppure nel Consiglio nazionale hanno lo stesso peso dei professionisti. Con la complicità della "non riforma" del Governo e di una legge elettorale assurda, hanno di fatto la maggioranza nel governo dell'Ordine: quella che ha eletto e sostiene il presidente Enzo Iacopino. 

Non è un caso se in questi anni l'ipotesi di riforma dell'Ordine che prevedeva un Consiglio con 60 professionisti e 30 pubblicisti (oggi siamo 150), non è andata avanti. E se invece di occuparsi dei problemi veri della categoria cercando di incidere nelle moderne dinamiche del mondo dei media (il giornalismo senza regole del web, ad esempio), il Consiglio, di fatto, ha parlato d'altro. Questa volta le cose sono andate diversamente. Ma senza una radicale riforma e un reale cambiamento di rotta, per l'Ordine non c'è futuro. 

Di seguito il documento approvato. Non è quello ufficiale, ma il testo definitivo dovrebbe essere così: 



RICONGIUNGIMENTO

Sulla base della libertà di accesso alle professioni, ribadita dal Governo come principio guida, e dell’obbligo di rimuovere gli ostacoli in tal senso; con riferimento al documento di riforma, elaborato nel gennaio 2012, dallo specifico gruppo di lavoro coordinato dal presidente dell’Ordine;

in ottemperanza ai documenti di indirizzo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti del 3 luglio 2002 e del 17 ottobre 2008, approvati all’unanimità;

il Consiglio nazionale avverte l’urgenza di garantire l’accesso al professionismo di quei pubblicisti che esercitano l’attività giornalistica in maniera esclusiva e sono titolari di rapporti di sistematica collaborazione retribuita con periodici e quotidiani stampati, audiovisivi e telematici e negli uffici stampa.

A costoro, vista la difficoltà a ottenere il praticantato aziendale, si garantisce l’accesso all’esame di Stato attraverso un iter di ricongiungimento lineare e trasparente.

***

Il “ricongiungimento” costituisce un percorso transitorio di accesso all'esame di Stato, per un arco temporale di tre anni, regolato da precise norme. Non è una generica sanatoria, non sostituisce i canali di accesso tradizionali (praticantato aziendale, riconoscimento d’ufficio, scuole di giornalismo, tutoraggio per i freelance), né tantomeno interferisce con le norme che regolano il riconoscimento dei pubblicisti nei singoli ordini regionali.Dal punto di vista giuridico il ricongiungimento si inserisce nel solco dei criteri
interpretativi dell’art. 34 legge 69/1963 sull’iscrizione al registro dei praticanti.

REQUISITI

Può richiedere il ricongiungimento entro il 31 dicembre 2016 chi alla data del 31 dicembre 2013 possiede i seguenti requisiti:

- essere iscritti all’elenco dei pubblicisti;
- svolgere all’atto della domanda attività giornalistica;
- aver esercitato in maniera sistematica ed esclusiva attività giornalistica retribuita
per almeno 36 mesi anche non continuativi nel quinquennio precedente la data della
domanda;
- presentare documentazione attestante il/i rapporto/i contrattuali esistenti nel
periodo di riferimento, compresa la documentazione fiscale (Cud o dichiarazione dei
redditi) e contributiva;
- consegnare una relazione attestante l’attività svolta riferita a scritti e fotografie per
giornali cartacei o/e on line; video o audio per radio e tv; lavoro di desk e di ufficio stampa.

ACCESSO ALL’ESAME DI STATO

La verifica dei requisiti, effettuata dagli ordini regionali secondo linee guida
approvate dal Cnog, consente l’iscrizione al corso telematico di formazione.
Il tirocinio pratico previsto dalle norme sul praticantato viene considerato
assorbito dallo svolgimento dell’attività giornalistica secondo quanto indicato
dal titolo Requisiti.

Il tirocinio teorico finalizzato all’acquisizione dei fondamenti culturali,
giuridici e deontologici della professione giornalistica è garantito dal corso
telematico di formazione di 40 ore, attraverso la piattaforma elaborata dal
Cnog, più 8 di aula con un programma definito dagli ordini regionali.

Il superamento della prova finale del corso telematico di formazione costituisce
titolo, con decorrenza retroattiva di 18 mesi, all’iscrizione al registro dei
praticanti e consente l’accesso all’esame di Stato.
La partecipazione al corso telematico di formazione può consentire
l’acquisizione di crediti formativi.

Roma, 14 marzo 2013

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