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giovedì 28 marzo 2013

Bersani, Grillo, i rottamatori del Pd e le sirene dell'inciucio sulle macerie del Paese

La vedo male. In tutti i sensi. In qualsiasi prospettiva.

Il tentativo di Bersani di dar vita a un governo che, sia pure con spaventoso ritardo, dia voce e corpo alla fortissima richiesta di cambiamento che ha portato il 25% degli elettori a votare Grillo, sembra destinato a fallire.

L'ex comico genovese, che più passano i giorni più si incarognisce e parla da esaltato, ha chiuso tutti gli spazi mandando così all'aria una straordinaria opportunità, temo più unica che rara, di rinnovare per davvero la politica sclerotizzata di questo nostro paese. Anche se i parlamentari grillini sono divisi e fanno buon viso a cattivo gioco. Anche se almeno la metà di chi l'ha votato sarebbe favorevole a un accordo col centrosinistra.

Dall'altra parte, Berlusconi continua il suo pressing per un "patto del diavolo" col Pd per assicurarsi l'elezione di un Presidente della Repubblica "d'area" che gli garantisca la sopravvivenza politica e l'impunità giudiziaria. In altre parole, per quell'inciucio che tanto piacerebbe a Grillo, non dispiacerebbe ai rottamatori del Pd, farebbe contenti l'Europa delle banche e dei mercati, e permetterebbe quelle "larghe intese" tanto care al nostro Capo dello Stato.

In questo quadro mi pare difficile che Napolitano possa decidere di mandare comunque Bersani alla prova del Parlamento. Ma se lo facesse, e se Bersani si presentasse con un programma che contemplasse anche la sospensione dei rimborsi elettorali e una lista dei ministri "formato Boldrini-Grasso", resto convinto che non tutti i grillini gli voterebbero contro e che i numeri per partire li troverebbe.

Se Bersani, com'è probabile, sarà costretto a mollare, si aprirà molto probabilmente la strada al governo istituzionale, o di scopo, che rischia di replicare l'esperienza del governo Monti e di affondare definitivamente la sinistra e il Pd.  

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L'incontro tra Bersani e i capigruppo dei 5 stelle è stato imbarazzante. Con l'antipaticissima Lombardi che si ergeva a rappresentante dell'intera società civile italiana (ma chi ti credi di essere? scendi dal pero!) e il soldatone  telecomandato Crimi che rivendicava un monocolore 5 stelle con la fiducia degli altri partiti (non ti hanno ancora spiegato che siete il secondo partito? E che per comandare in Parlamento ci vuole il 51% e spesso nemmeno basta?) Il tutto in streaming, dove la diretta sembrava allestita apposta per la recita di una penosa particina imparata a memoria dai due sodali di Grillo (ma si può dire o no che questa della diretta streaming è una stronzata, che così è un reality e non democrazia?).

Tanto che perfino Bersani, in quel reality, ci ha fatto un figurone. Tanto che l'esaltato di Genova, evidentemente insoddisfatto, poche ore dopo, nel suo blog è tornato a insultare pesantemente Bersani, definendolo "uno dei padri puttanieri che chiagnono, fottono ci prendono per il culo da 20 anni e non hanno ancora il pudore di togliersi in modo spontaneo dai coglioni". Insulti sempre più insopportabili, anche ai suoi, ma che servono, come si dice in grillese, a tenere per le palle la squinternata banda dei parlamentari 5 stelle.

Dopo di che il miliardario genovese ha definito i politici (tutti, naturalmente) "gente canuta che non ha mai avuto il problema della disoccupazione e del pane quotidiano", che detto da lui è tutto un programma. Poi ha ripetuto il suo mantra: "Vi manderemo a casa tutti". Fingendo di dimenticare che adesso ci sono anche loro in Parlamento, e avrebbero l'occasione storica di mandare a casa, da lì, la vecchia politica. Dimenticando per davvero che l'Italia sta ballando sul Titanic, e che se si torna a votare con questa legge le ipotesi più probabili sono, nell'ordine: che ci si ritrovi nella stessa situazione o che rivinca Berlusconi.  

Cerco di capire. Mi dico che il segreto del successo del Movimento 5 stelle sta tutto nelle degenerazioni, nello schifo della politica degli ultimi vent'anni, e che per questo i grillini temono che sarebbe un suicidio trattare con quella politica. Penso che  il berlusconismo ha corrotto nel profondo il nostro sistema politico-istituzionale, che anche la sinistra non ha dato buona prova di sè, che è vergognoso il modo in cui le classi dirigenti hanno ignorato i problemi, il disagio sociale e la deriva del Paese. E che, quindi, è più che legittima l'incazzatura e la diffidenza. 

Ma non riesco a togliermi dalla testa la sensazione, leggendolo e ascoltandolo, che Grillo sia uno di quei pazzi furiosi di cui questo nostro paese periodicamente si innamora, che poi ci portano regolarmente in un mare di guai, più grossi dei tanti che già abbiamo (you remember Mussolini, Craxi, Berlusconi?). Vale per lui. Vale doppio per il suo guru del web, Casaleggio. E vale per i leader e i parlamentari del movimento, più volte beccati a fare azioni e tenere discorsi che denotano una ignoranza politica e istituzionale disarmanti. Ad esempio con la capogruppo alla Camera che spara come un incredibile scoop grillino la notizia che i soldi per pagare i crediti dello Stato alle imprese vanno alle banche (ma va!). O come il candidato sindaco di Roma (con appena 500 preferenze) che annuncia come un'incredibile innovazione la volontà di fare pubbliche le sedute del consiglio comunale.

Sì, saranno pure bravi ragazzi. Molti laureati. Puliti e incensurati. Avranno voglia di cambiare il mondo. Saranno il frutto del fallimento della classe politica che li ha preceduti. Ma l'impreparazione e l'ignoranza al potere sono pericolosi; molto pericolosi. E l'arroganza che spesso li contraddistingue è, da sempre, una caratteristica propria dei mediocri.

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Infine la sinistra e il Pd. Anche se i margini sono ristrettissimi, c'è da sperare che Bersani tenga botta. E che - se il suo tentativo non riuscirà, com'è molto probabile - il Pd non apra nessun'altra strada che non sia quella di tornare al voto con una nuova legge elettorale. Una riforma che potrebbe essere varata in fretta dal nuovo Parlamento, con il governo Monti e Napolitano ancora in carica. Lasciando anche a questo  "Parlamento della speranza" il compito di trovare una convergenza la più larga possibile sul nuovo Capo dello Stato, che dovrà essere davvero un nome sopra le parti e inattaccabile.

Se Bersani non riuscirà e questo percorso parlamentare alternativo non si aprirà, se prevarranno le sirene del governo istituzionale e delle larghe intese, credo che il Pd imploderà. L'unità di facciata che finora Bersani ha ottenuto si scioglierà come neve al sole. E si andrà alla sfida finale con i rottamatori, che da settimane lavorano a segare il ramo dell'albero su cui sta in precario equilibrio il segretario del partito. Il loro obiettivo ormai è chiaro: prendersi il Pd. Se non ci riescono, l'alternativa l'ha svelata, naturalmente su Facebook, il braccio destro di Renzi, Matteo Richetti, il "JFK di Fiorano": una "lista Renzi" che "prenderebbe più voti del Pd".

Quando ero un ragazzo, lo slogan che girava nel Pci e nella sinistra era: "Non moriremo democristiani". Se ora la prospettiva dovesse essere quella dei democristiani che si prendono il partito che dovrebbe essere della sinistra, mi sa che quel partito, a cui peraltro non sono mai stato iscritto, non mi rappresenterebbe proprio più. 

1 commento:

  1. L'unica forza parlamentare di sinistra è Sel.
    Forse è ora di puntare a far crescere una vera grande forza di sinistra (con tutti quelli che ci stanno), che dica e faccia programmi di sinistra e che i democristiani vadano per la loro strada. Ma temo che alla fine i colonnelli del Pd, quelli che ora stanno con Bersani, se il potere andrà a Renzi si schiereranno tutti con Renzi pur di salvare la poltrona. Guarda Merola, che ha già fatto l'outing per Renzi un secondo dopo la chiusura dei seggi! Da voltastomaco...

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